BELLINZONA - L'autocivetta della politia stavolta a toppato. E non è che accada tutti i giorni che un giudice lo stabilisca con una sentenza. Tanto che si parla già di una decisione destinata a far giurisprudenza.
La vicenda è stata raccontata stamane dal Corriere del Ticino e ha per protagonista un'automobilista ticinese scagionato dall'accusa di grave infrazione al codice stradale.
Il conducente, nel marzo del 2015, era stato fermato sull'autostrada dalla polizia per non aver rispettato le distanze di sicurezza dal veicolo che lo precedeva. Ma l'uomo, difeso dall'avvocato Rossano Guggiari, ha portato il suo caso fino appello e ha vinto, almeno per quanto riguarda l'accusa più grave.
In particolare, spiega il CdT, è risultato decisivo il rapporto di polizia che, tra le prove, portava anche i fotogrammi video dell'autocivetta che aveva seguito l'imputato. Ma i giudici, dando ragione alla difesa, hanno evidenziato come "l'effetto teleobiettivo genera uno "schiacciamento dei piani", comprimendo la prospettiva. In tal modo, la scena fotografata riduce sensibilmente le distanze tra due punti lontani facendoli apparire più vicini se non addirittura sullo stesso piano".
Insomma, quei fotogrammi non sono una prova attendibile. Come di per sé non è attendibile, per quanto attiene la misurazione delle distanze, il radar e la telecamera dell'autocivetta. Questo ha stabilito la sentenza.