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Analisi
05.11.2016 - 12:150

Le infinite e assurde battaglie politiche sul "fetido balzello", che settimana prossima approda in Parlamento, tra schermaglie, posizioni ideologiche e minacce di referendum. Con Lugano che spreca denaro pubblico per non toccare il tabù. Ma di cosa stiamo

La soluzione ideale: i comuni prelevano la tassa di raccolta, e finanziano il servizio offerto ai cittadini, mentre il Cantone finanzia direttamente i costi di smaltimento stabilendo il prezzo del sacco. E basta con l'arcobaleno dei sacchi. Ma ci diranno che è troppo semplice per essere applicata

di Marco Bazzi

Il tema del “rüt” è da decenni uno dei grandi tormentoni della politica ticinese. Dopo gli epici scontri sulla scelta della tecnologia di smaltimento, che hanno avvelenato il clima a cavallo tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del Duemila, nel 2009 è entrato in funzione l’inceneritore di Giubiasco. Ma sullo sfondo è sempre rimasto quel grande nodo irrisolto che Giuliano Bignasca e Flavio Maspoli definirono “il fetido balzello”.

Uno dei cavalli di battaglia storici della Lega è stato infatti per anni l’opposizione sistematica alla tassa sul sacco. In diversi comuni sono stati lanciati dei referendum contro la sua introduzione, mentre a Lugano, roccaforte leghista, non solo la tassa sul sacco, ma anche quella sulla raccolta dei rifiuti, sono diventate dei veri e propri tabù.

E quando il Municipio a maggioranza leghista ha deciso giustamente di chiamare i contribuenti alla cassa è stato accusato di alto tradimento. Così Lugano produce ogni anno 311 chili di rifiuti solidi urbani pro capite, contro i 150 in media dei comuni che hanno introdotto la tassa sul sacco, e sul fronte del riciclaggio si trova ovviamente nella parte bassa della classifica.

Ma intanto, mentre il Municipio osserva che la mancata riscossione della tassa condiziona negativamente anche il preventivo 2017, le schermaglie partitiche continuano e ognuno propone la sua formula magica per risolvere il problema.

Settimana prossima il “fetido balzello” arriverà in Gran Consiglio. Il Parlamento dovrà infatti discutere i due rapporti, di maggioranza e di minoranza, sull’iniziativa parlamentare per l’introduzione generalizzata della tassa sul sacco in Ticino presentata nel 2009 dall’allora deputato Manuele Bertoli.
Quando Claudio Zali è diventato ministro e direttore del Dipartimento del territorio ha infatti dato seguito all’atto parlamentare, presentando un messaggio per l’introduzione della tassa. Ma nelle retrovie alcuni esponenti leghisti minacciano già referendum contro il balzello. E il tormentone continua…

La tassa sul sacco nel frattempo è stata introdotta da diversi comuni, ma si è così generata una disparità di trattamento tra i cittadini a livello cantonale.

E si è innescato anche il fenomeno del “turismo del sacco”: un abitante di un qualsiasi comune che ha la tassa può tranquillamente riempirsi un sacco nero da 120 litri di ogni tipo di rifiuti e depositarlo in un cassonetto del comune più vicino che non prevede la tassa. Si tratta di una situazione paradossale, assurda. Eppure sono anni che si va avanti così, con l'arcobaleno dei sacchi, un comune viola, l'altro rosso, un terzo giallo, un quarto bianco...

Oggi la tassa generalizzata sul sacco è l’unica soluzione ragionevole da adottare. Ma per adottarla bisogna smettere di far politica a suon di tabù e di raccontare balle alla gente. O di fare ostruzionismo per puri scopi elettorali o interessi di bottega.

È difficile dire quanto siano costate a livello burocratico in questi anni le discussioni, i rapporti, gli studi, le statistiche, le verifiche giuridiche, le sedute delle commissioni parlamentari, sul finanziamento della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Ma sono costate tanto!

Non vogliamo nemmeno entrare nel merito dei due rapporti parlamentari che verranno discussi in Gran Consiglio, fitti di statistiche e riferimenti giuridici. Vogliamo solo tentare di semplificare un tema che di per sé sarebbe molto semplice.

L'obbligatorietà di un finanziamento causale dello smaltimento dei rifiuti è in vigore da anni, anche se solo 54 comuni ticinesi vi hanno dato seguito e 81 no. La legge federale sulla protezione dell’ambiente del ’97 ha fissato il principio di “causalità”. Per raggiungere l’obiettivo, la legge stabilisce che i costi per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti devono essere pagati, proporzionalmente, da chi li causa.
Ora, a nostro parere, la soluzione più equa e più semplice da adottare sarebbe la seguente: i comuni devono obbligatoriamente prelevare una tassa per finanziare la raccolta dei rifiuti. E non si discute.

Questa tassa va stabilita sulla base dei costi reali che il singolo comune sostiene per il servizio.
Basterebbe fissare a livello cantonale una forchetta di un minimo e di un massimo che ogni comune può imporre. Stiamo parlando di somme ridicole: tra 120 e 200 franchi all’anno per nucleo famigliare!
Finanziare la raccolta, come continua a fare Lugano, con le imposte, è ridicolo e viola in modo crasso il principio della causalità. Inoltre, i contribuenti luganesi pagano anche i costi di raccolta causati dagli abitanti di altri comuni che, per evadere la tassa sul sacco, gettano il “rüt” nei cassonetti di Lugano. In base alla statistica dei rifiuti procapite prodotti a Lugano, si può affermare che ogni contribuente luganese paga mediamente, tramite le imposte, 27 franchi all'anno in più rispetto a un contribuente che abita in un comune dove esiste la tassa sul sacco. Soldi buttati inutilmente al vento.

A voi sembra normale una situazione del genere? Eppure la politica non è ancora riuscita a risolvere il problema. Allora, il vero problema è che la politica, in Ticino, non riesce a risolvere i problemi, ma li crea, li complica e li perpetua. Senza dire delle perdite di tempo, dello spreco di risorse e di energie, per fare battaglie di stampo ideologico.

Diciamo che la tassa di raccolta obbligatoria costerebbe in media ai nuclei famigliari 50 centesimi al giorno. E i cittadini indigenti possono tranquillamente essere esentati dal pagarla. Quindi dove sta il problema?

Questa tassa deve comunque restare di competenza comunale, perché al comune spetta organizzare e finanziare il servizio. La tassa sul sacco, invece, deve servire a pagare i costi di smaltimento, quindi i costi generati dall’inceneritore. Oggi l’Azienda cantonale dei rifiuti fattura ai comuni 180 franchi a tonnellata. I comuni che hanno introdotto la tassa sul sacco finanziano così questo costo.

Ora, con la soluzione che il Gran Consiglio dibatterà settimana prossima, si vuole sì introdurre la tassa sul sacco generalizzata, ma lasciando ai comuni il compito di imporla.

La cosa più semplice da fare sarebbe invece quella di attribuire al Cantone il compito di finanziare lo smaltimento dei rifiuti, fissando una tassa sul sacco dimensionata ai costi. Ci diranno che una soluzione del genere è inapplicabile per qualche motivo. Ma a noi pare assolutamente logica: il Cantone fissa il prezzo del sacco sulla base dei costi di smaltimento. Perché tanto, in un modo o nell’altro, quei costi li copriamo noi tutti cittadini attraverso le imposte. Così: tutti i cittadini pagano lo stesso prezzo e i comuni non devono usare le imposte ordinarie per coprire i costi di smaltimento.

Concludiamo facendo due “conti della serva”: diciamo che un nucleo famigliare produce in media un sacco e mezzo da 35 litri di rifiuti a settimana. Anche se il sacco costasse 1 franco e 50 (la proposta del Dipartimento era di fissare un prezzo inferiore al franco), il costo annuale a carico di una famiglia sarebbe di circa 110/120 franchi, vale a dire di 30 centesimi al giorno.

Insomma, sommando la tassa sul sacco e la tassa di raccolta, ogni famiglia ticinese pagherebbe in media 80 centesimi al giorno, che è il costo di un caffè preso in un qualsiasi distributore automatico di bevande, o di due sigarette... E le famiglie con bambini piccoli (che devono smaltire i pannolini) potrebbero essere avvantaggiate ottenendo un certo numero di sacchi gratuiti.

Quindi, ancora una volta, ma di costa stiamo parlando? A cosa dobbiamo tutte queste interminabili discussioni, queste infinite polemiche? La politica dovrebbe occuparsi dei temi seri. Eliminare per esempio gli sprechi di denaro pubblico che costano ogni anno ai cittadini molto di più del “fetido balzello”.








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