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13.02.2017 - 15:440
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"La nuova migrazione dei popoli susciterà una confusione etnica. Davanti a queste facce così disparate, l'idea di una comunità è inconcepibile. Ma una nazione in cui nessuno si degna di fare il domestico è perduta"

Nel 1979 il filosofo Emil Cioran scrisse "Squartamento" e fece a brandelli la società occidentale. E i temi trattati in quel saggio tengono banco ora come allora nel dibattito globale e locale: dalla migrazione all'Occidente in crisi di identità e di valori

"Il ruolo dei periodi di declino è di mettere a nudo una civiltà, di smascherarla, di spogliarla delle sue seduzioni e dell'arroganza legata alle sue realizzazioni. Essa potrà così discernere quanto valeva e quanto vale, e quanto vi era di illusorio nei suoi sforzi e nelle sue convulsioni".
 
Emil Cioran ha scritto queste parole nel 1979. Sono tratte dal saggio "Squartamento", in cui il filosofo rumeno, trapiantato a Parigi, affonda la lama del suo nichilismo nella società occidentale: squartandola. 
 
In questo articolo ne riportiamo alcuni brandelli. Lo facciamo perché ci paiono di un'attualità, per certi versi inquietante, considerato che sono passati quasi quarant'anni da quando sono stati affettati dalla penna del pensatore. 
 
Le tematiche sono infatti le stesse che dominano l'attuale dibattito politico, sia livello globale che locale.  In particolare l'immigrazione e l'integrazione, la crisi dei valori occidentali e il modello economico e sociale sui cui si regge la nostra società. 
 
Va premesso che Emil Cioran - nel solco dei grandi esistenzialisti - detesta l'essere umano in quanto tale ("il cancro della Terra"). E negli anni giovanili prese una sbandata per il fascismo e perfino per Hitler (rinnegata in tempi non sospetti, prima della fine della seconda guerra mondiale, e pentendose per tutta la vita). 
 
Lo scriviamo per mettere tutte le carte in tavolo e perché quanto riporteremo del testo scritto nel 1979, ad alcuni suonerà come xenofobo, se non propriamente razzista. Ma attraverso questa premessa intendiamo sottolineare come nulla di quanto leggeremo è influenzato dalle ideologie oscure e criminali del '900
 
Di certo Emil Cioran è "politicamente scorretto", come si usa dire di questi tempi.  E le sue parole certo non suoneranno estranee all'orecchio, poiché di simili ne abbiamo sentite parecchie, pronunciate da politici ed intellettuali che oggi vengono raccolti sotto il grande cappello del "populismo".  
 
Eccone un esempio, a proposito del tema dell'immigrazione: "Nella metropolitana, una sera, mi guardavo attentamente intorno: eravamo tutti venuti da qualche altro posto…Fra noi, tuttavia, due o tre facce di qui, sagome imbarazzate che avevano l'aria di chieder scusa d'esser lì. A Londra, lo stesso spettacolo. Le migrazioni oggi non avvengono più per spostamenti compatti ma per infiltrazioni successive: ci si insinua a poco a poco fra gli "indigeni", troppo esangui e troppo superiori per abbassarsi ancora all'idea di un "territorio". Dopo mille anni di vigilanza, si aprono le porte…".
 
E il filosofo - ricordiamolo: un rumeno trapiantato a Parigi - mostra tutto il suo scetticismo verso l'idea di integrazione: "Allo stesso modo della vecchia, la nuova migrazione dei popoli susciterà una confusione etnica di cui non si possono prevedere nettamente le fasi. Davanti a queste facce così disparate, l'idea di una comunità anche solo appena un po' omogenea  è inconcepibile".
 
Altrettanto feroce è la critica alla società occidentale: "Dopo aver dettato legge ai due emisferi, gli occidentali sono sul punto di diventare lo zimbello: spettri inconsistenti, sopravvissuti nel vero senso della parola, votati a una condizione di paria, di schiavi deboli e fiacchi, alla quale sfuggiranno forse i russi, questi ultimi bianchi. Essi hanno ancora un qualche orgoglio, che è il motore, no, la causa della storia. Quando una nazione non ha più orgoglio, e cessa di considerarsi la ragione o il pretesto dell'universo, si autoesclude dal divenire".         
 
E con ancora più perfidia: "Una nazione in cui nessuno si degna di fare il domestico è perduta". A proposito dei lavori che i "nostri" non vogliono più fare... 
 
E a questo proposito, Cioran vede nella ricerca affannosa del progresso il tumore che si divorerà l'Occidente: "Le società arcaiche hanno avuto così lunga durata perché ignoravano la voglia di innovare (…). La Grecia antica e l'Europa moderna sono tipi di civiltà colpite da morte precoce in seguito ad avidità di metamorfosi ed eccessivo consumo di dèi e di succedanei di dèi. La Cina e l'Egitto di un tempo si sono crogiolati per millenni in una magnifica sclerosi. E così anche le società africane, prima del contatto con l'Occidente. (…). Come non rimpiangere i faraoni e i loro colleghi cinesi". 
 
Tutto questo, ben inteso, non per portare acqua intellettuale, o peggio ancora giustificazioni culturali, a forme politiche, civili e individuali di cui tanto è affollata la nostra attualità. Ma solo per aggiungere elementi di riflessione su pensieri, sentimenti e sensibilità, di cui molto oggi si dibatte con pressapochismo, soltanto perché c'è Donald Trump. 

 
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