Lo scorso mese di febbraio il Parlamento europeo ha accettato di creare una legislazione ad hoc sulla robotizzazione, approvando il rapporto della deputata socialista M. Delvaux. L’introduzione di una tassa sui robot è stata però respinta dal parlamento, come noto a maggioranza borghese. Tassa che è stata proposta recentemente anche da R. J. Shiller (Cfr. https://www.project-syndicate.org/commentary/temporary-robot-tax-finances-adjustment-by-robert-j--shiller-2017-03), premio Nobel per l’economia nel 2013, e perfino da B. Gates, per il quale mancherebbe una risposta pubblica adeguata all’immenso e rapido cambiamento che causerà la digitalizzazione. Se a sostenere una tale tassa è il fondatore della Microsoft, nonché uomo più ricco della terra, forse anche i più scettici potrebbero prendere in considerazione l’auspicabilità e l’urgenza di una politica di redistribuzione della ricchezza prodotta dai robot, così come la creazione di un paracadute occupazionale (per esempio una riqualifica professionale) per i settori stravolti dalla digitalizzazione. Un’altra via, che eviterebbe l’arduo problema di dare una definizione a “robot” sarebbe semplicemente quella di prelevare e redistribuire delle quote dalla rendita dei capitali come sostenuto dall’ex ministro greco Y. Varoufakis in risposta a Gates (Cfr. https://www.project-syndicate.org/commentary/bill-gates-tax-on-robots-by-yanis-varoufakis-2017-02).