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Quarto Potere
18.10.2017 - 17:020
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Argo1, Comano vs Muzzano... Falò contro il Corriere: "Lusingati e stupiti per l'attenzione. Ma non siamo la cassa di risonanza di UNIA". E il sindacato: "Nessun 'insider'. Incoraggiamo i lavoratori a denunciare gli abusi". Syndicom: "Violati i principi de

La redazione di Falò della RSI: "Visto che il tema degli articoli riguarda il nostro modo di lavorare ci saremmo almeno aspettati una telefonata, come avviene solitamente in questi casi almeno per verifica..."

COMANO – La RSI non sta a guardare e replica agli ultimi articoli del Corriere del Ticino sul caso Argo1. Meglio: agli articoli legati al ruolo dell’ex dipendente dell’agenzia di sicurezza, Mario Morini, considerato un ‘super teste’ da quando ha parlato di fronte alle telecamere della trasmissione Falò. Ed è proprio la redazione di Falò, con una nota firmata dal responsabile, Roberto Bottini, a replicare al quotidiano di Muzzano.
E dopo quella della RSI sono arrivate le reazioni dei sindacati UNIA e Syndicom.

“Sono due giorni che la principale preoccupazione del Corriere del Ticino sembra essere il lavoro di Falò – si legge sul sito della RSI -. Il giornale sembra interrogarsi su come abbiamo condotto l’inchiesta ARGO1, in relazione all’attendibilità delle nostre fonti. Il fatto ci lusinga e ci stupisce.
Ci lusinga perché pensavamo che negli ultimi due giorni ci fossero delle notizie più importanti che meritassero il titolo d’apertura del principale quotidiano ticinese. Limitandoci al caso Argo1: la decisione della commissione della gestione di chiedere l’istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta. Ci stupisce perché visto che il tema degli articoli riguarda il nostro modo di lavorare ci saremmo almeno aspettati una telefonata, come avviene solitamente in questi casi almeno per verifica. Se la chiamata fosse arrivata avremmo potuto evitare agli amici del Corriere di pubblicare alcune inesattezze relative in particolare all’identità delle nostre fonti e alla loro attendibilità. Ciò non è accaduto e così ieri è toccato alla Magistratura smentire il CdT (fatto neppure citato dal quotidiano di Muzzano) confermandoci l’attendibilità del teste Mario Morini, tanto più che dichiarazioni analoghe alle sue sono state rilasciate da altre 7 persone”.

L’ARTICOLO ODIERNO DEL CORRIERE

Oggi il Corriere è tornato sul caso, mettendo in luce il ruolo di un altro ex dipendente di Argo1: “Ora vi raccontiamo chi c’è dietro a Morini – ha scritto il quotidiano -. Si tratta di un altro ex dipendente di Argo1, attivo e conosciuto nell’ambiente delle agenzie di sicurezza ticinesi. Si tratta di Alessandro Cappelli, persona nota nell’ambiente e considerato colui che ha condotto l’informazione verso l’esterno di quanto accadeva in Argo1, anche se ad apparire, ammettendo pure di avere ricevuto soldi in nero, era stato unicamente il 55.enne comasco (ndr: Morini). E i due, oltre al fatto di conoscersi e di aver lavorato per la ditta di sicurezza diretta da Marco Sansonetti e al centro del mandato diretto da 3,4 milioni assegnato per direttissima dal Dipartimento della sanità e della socialità, sono entrambi molto vicini al sindacato UNIA. Sindacato interessato a piazzare dei propri insider in questo mondo per sviscerarne alcuni aspetti utili all’azione sindacale. Documenti che, poi, sono finiti nelle mani di Falò. Stando a nostre informazioni Cappelli è in possesso di un permesso B rilasciato dal Cantone, ma non vive su territorio svizzero, bensì in Italia”.

Il Corriere aggiunge, infine, che, mentre “tutti dipendenti che, a seguito di quanto accaduto, hanno faticato a trovare un nuovo impiego nel settore”, Cappelli oggi lavora a Camorino per Securitas, che ha ripreso l’attività prima svolta da Argo1.

… E LA REPLICA DI FALÒ

E anche a questo articolo Bottini replica: “In merito alle speculazioni pubblicate sull’edizione di oggi, mercoledì – Falò cassa di risonanza degli infiltrati di Unia che ci avrebbero fornito documenti fondamentali – avremmo potuto spiegare al Corriere almeno altri due fatti: il signor A.C.  - di cui il Corriere fa inspiegabilmente il nome, manco fosse un delinquente, tanto più che ci risulta essere un serio professionista - non ha svolto nessun ruolo rilevante nell’inchiesta condotta da Falò su Argo1; UNIA invece si esprime per voce del sindacalista Oswaldo Formato che fa parte delle persone intervistate nell’inchiesta, come normale vista la natura delle irregolarità emerse e mai smentite, durante la gestione di Argo1: dumping, pagamenti in nero, orari di lavoro contraffatti. A questo punto, non siamo più soltanto lusingati o stupiti, ma da giornalisti diventiamo anche curiosi: chissà se nell’edizione di domani il Corriere indovinerà almeno una delle 20 fonti - non tutte, diamo un aiutino, di carattere sindacale – cui abbiamo attinto prima di pubblicare la nostra inchiesta?

Mi permetto di suggerire ai colleghi di non telefonarci per chiederci la loro identità, perché le fonti sono sacre e non si rivelano neanche sotto tortura. Ma almeno questo forse il CdT lo sa?”.

LA REAZIONE Di UNIA

E una reazione arriva anche dal sindacato UNIA:

“In relazione all'articolo apparso oggi sul Corriere del Ticino, dal titolo “Argo 1 - La sicurezza e gli infiltrati targati Unia”, il Sindacato Unia regione Ticino contesta e smentisce fermamente l'insinuazione contenuta nel testo e nel titolo dell'articolo, secondo cui Unia avrebbe “piazzato” dei propri “insider” all'interno della società Argo 1 “per sviscerare alcuni aspetti utili all'azione sindacale”.

In particolare:

- I lavoratori di Argo 1 che vengono citati e che sono all'origine dell'inchiesta penale avviata dal Ministero pubblico non sono degli “infiltrati”, ma delle persone che si sono rivolte al sindacato per denunciare i soprusi di cui erano vittime e che in seguito sono state sostenute dallo stesso sindacato nella coraggiosa azione di denuncia dei fatti presso la magistratura.

- Il sindacato Unia, da anni impegnato nell'opera di contrasto delle derive e degli abusi del nostro mercato del lavoro, quando viene a conoscenza di comportamenti che potrebbero avere una rilevanza penale, incoraggia i testimoni a presentare denuncia. Ciò nel quadro di una sempre più stretta collaborazione con il Ministero pubblico, che è tra l'altro sfociata nell'istituzione di una cellula di coordinamento nell'ambito del contrasto ai reati che vanno in scena sui luoghi di lavoro.

- La denuncia di tutti i comportamenti criminali all'interno del mercato del lavoro di cui si viene a conoscenza, che il Corriere del Ticino definisce un modo “per sviscerare alcuni aspetti utili all'azione sindacale”, è una prassi di Unia che resterà tale”.

LA REAZIONE DI SYNDICOM

E sempre oggi si registra la reazione del sindacato dei giornalisti Syndicom, che scrive:

"L’articolo odierno crea confusione, è tendenzioso e distoglie l’attenzione dai fatti concreti, fornendo informazioni poco rilevanti dal punto di vista giornalistico.
 
Viene messa in discussione la credibilità dei collaboratori, peraltro già confermata dalla magistratura, e denigrato l’operato di chi si impegna con coraggio, attraverso il giornalismo d’inchiesta, nella ricerca della verità.
È particolarmente grave e preoccupante che con questo articolo il CdT abbia esposto mediaticamente un collaboratore finora mai citato, definendolo infiltrato, solamente per aver denunciato gli abusi al suo sindacato.
 
Syndicom ritiene che siano stati violati i principi fondamentali del giornalismo e confida nel fatto che la Direzione del CdT intervenga immediatamente prendendo le distanze da questo modo indegno di fare informazione.
 
Syndicom ribadisce il pieno sostegno a tutti i giornalisti che, in difesa del nostro sistema democratico, si impegnano quotidianamente nella ricerca della verità".

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