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30.11.2017 - 08:180
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Ticino "quartiere di Milano"? Sergio Morisoli bombastico sul welfare: 7'944 persone in assistenza, 8'675 in cerca di impiego, 11'557 interinali, 12'790 famiglie monoparentali, 49'856 cittadini esenti da imposte, 178'987 precetti esecutivi, 96'368 pignoram

Il deputato di AreaLiberale ci scrive: "E non diciamo che chi paga sono sempre gli stessi, né che sono sempre più strizzati da imposte, tasse e balzelli che se erano uguali a 100 dieci anni fa ora sono 145, e che non sono sufficienti per fare le paghe degli addetti alla burocrazia del quartiere..."

di Sergio Morisoli (deputato AreaLiberale)

In paroloni si sente spesso parlare di riforma del welfare state, riforma dello stato sociale. Che significa poi ammettere che dare soldi allo Stato per farsi risolvere i problemi non funziona più.

Eppure c’è chi insiste che si tratta solo di soldi, soldi insufficienti per rimediare e correggere le situazioni. Non riescono ad ammettere che più distribuisci non crei cittadini liberi ma sudditi dipendenti dai capricci del sovrano, il quale per sua natura con una mano prende molto e con l’altra ridà meno di quello che prende, ma soprattutto ridistribuisce male.

Siccome la ricchezza decide dove andare a farsi tassare e i poveri non possono pagare imposte, il ceto medio che non può né scappare né ottimizzare sopporta interamente il peso del grano, che va ben oltre alla decima, da rendere al sovrano.

Ma i discorsi sui macro sistemi confondono, ipnotizzano e allontanano dalla realtà concreta. Vediamo di rendere l’idea in modo diverso.

Spesso il Ticino viene paragonato, quando lo si vuole ridurre a una bazzecola politica, sociale e economica, a un quartiere di Milano. Chi fa prevalere questa visione minimalista della nostra realtà ci mette davanti la premessa che 350'000 abitanti possono essere gestiti facilmente con qualche comitato di quartiere.

Ebbene proviamo ad immaginarci cosa succederebbe se quel quartiere di Milano con suppergiù 350'000 abitanti contenesse anche concentrati i dati socio demografici dell’elenco che segue...

Beneficiari sussidi cassa malati 83'669; beneficiari complementare AVS 15'532; domande di ammissione all’Assicurazione Invalidità11'790; pazienti in cura col metadone 878; utenti Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale (OSC) in varie forme stanziali e ambulatoriali compresi  servizi psicosociali decentralizzati 9'143, di cui Adulti 6'863 e Minorenni 2'280; giornate di presenza nei centri educativi per minorenni 95'354; posti occupati negli asili nido 1'640, di cui bambini in età da 0 a 24 mesi 742; casi di intervento aiuto e protezione delle famiglie 1'371; vittime di reati 579 (75% donne e 21% minori); persone sottoposte a curatele e tutele 660; aborti 341; numero di casi  che si sono rivolti ai consultori famigliari 1'059 per un totale di 6’305 consultazioni effettuate delle quali 548 per l’ascolto di minorenni;

beneficiari assistenza pubblica 7'944, di cui divorziati 2'701(34%), giovani tra i 20 e i 40 anni 2'542 e 88 giovani minori di 20 anni; minorenni beneficiari di anticipo alimenti 643; minori collocati in affido 143; famiglie monoparentali 12'790; persone sole 61'435; economie domestiche senza bambini da 0 a 15 anni 26'061; matrimoni 1'465; divorzi 740; nascite 2'806; decessi 2'988; abitazioni vuote 2'795; abitazioni sussidiate 5'126;

permessi di soggiorno stranieri 75'684; permessi a frontalieri 32'021; giornate di carcere 56'482; persone arrestate 973, di cui minorenni 37; condanne penali minorenni 405; minorenni condannati 378, di cui 27 minori ai 14 anni di età, 87 tra i 14 e 15 anni e 264 tra i 16 e i 17 anni di età; Infrazioni penali 16'856, di cui contro la vita e l'integrità personale 1'097, per furto di veicoli 1'173, per rapina 55, minacce 586, per sequestro di persona 12, per atti sessuali con fanciulli 33, per violenza carnale 14, per violenza contro le autorità 44, per traffico stupefacenti 513; interventi per suicidio 38; interventi per assistenza al suicidio 51; acquisto armi da fuoco 1'420; movimento sequestro e rilascio armi da fuoco 682; multe disciplinari 97'388; sequestro di targhe 3'269; precetti esecutivi 178'987; pignoramenti 96'368; fallimenti 1'044; tasso percentuale generale di abbandono scolastico e di non promozione 5.6,  Scuole medie superiori 15.8, corso passerella 36.0, scuole professionali a tempo pieno 18.3; scuole professionali a tempo parziale 11.6, scuole specializzazioni superiori 15.4; persone in cerca di impiego 8'675; disoccupati 5'202.0 di cui 15.4 % minori ai 25 anni, 54.8% tra i 25 e i 50 anni, 29.8% con un età superiore ai 50 anni; disoccupati ai sensi ILO 12'800; lavoratori interinali 11'557; 49'856 cittadini esenti da imposte (troppo poveri); 11'938 cittadini che pagano  in media 228 franchi all’anno e 20'731 cittadini che pagano in media 540 franchi all’anno, tutti assieme fanno il 42,8% dei contribuenti.

Per dare un quadro completo di questo quartiere di Milano dovremmo aggiungere anche le statistiche del degrado ambientale, dei tempi persi nel traffico, delle malattie psicosomatiche e di altri indicatori.

E non diciamo che chi paga sono sempre gli stessi, né che sono sempre più strizzati da imposte, tasse e balzelli che se erano uguali a 100 dieci anni fa ora sono 145, e che non sono sufficienti per fare le paghe degli addetti alla burocrazia del quartiere.

Soprassediamo al fatto che chi è nato quest’anno, quando sarà maggiorenne nel 2035 si troverà da quell’anno in poi e per 5 anni quasi 700 milioni di debiti fatti da altri da restituire. Facciamo pure finta di non sapere che i giovani tendono a lasciare il quartiere e che quelli che sono andati via non ci tornano; come dimentichiamo che nel 2030 la metà di chi vivrà nel quartiere avrà più di 65 anni, o che dal 2010 al 2040 i giovani aumenteranno del 9% mentre gli anziani del 92%.

Non menzioniamo nemmeno che i produttivi (da 20 a 65 anni) dal 2010 al 2040 cresceranno del 7% e che gli improduttivi del 52%.  Ma i dati elencati sopra bastano e dovrebbero innescare una riflessione e mettere in crisi la politica o il comitato di quartiere che dir si voglia. La sommatoria di tutti i casi elencati sopra faceva 850'000 nel 2011 e fa 980'000 nel 2016, + 15.3 % in 5 anni. Invece no. La riduzione a scala di quartiere sminuisce la nostra pretesa di grandezza, chi usa questo metro ci vuole far scomparire nello spazio internazionale relativizzando il locale.

Ma l’onestà intellettuale vorrebbe però che gli stessi ammettessero che lo stesso quartiere mette in luce, ingrandendola una situazione drammatica. Non relativa, ma di cifre assolute, di persone in carne ed ossa, di volti in difficoltà con amici e parenti addolorati nel vederli così.

Il rapporto tra territorio cantonale  e la casistica numerica inganna la sensibilità, se il territorio è grande il problema della malaise sociale sembra diluirsi, sfumare; ma se la stessa casistica la mettiamo in un quartiere allora la percezione è molto diversa.  La malaise sociale è dura e insopportabile per chi la subisce, indipendentemente se  è perso nelle foreste del Canada o se è a Sesto San Giovanni. Se davvero fossimo “solo” un quartiere, conoscendo i dati sopraesposti sareste attirati ad abitarci? Uscireste dal metrò per farci un giretto? Ci portereste i figli nel parco giochi? Chiedereste al comitato di quartiere di fare qualcosa? Fareste dei confronti con altri quartieri? Vi chiedereste perché è così?

Se vi dicessero che per rimediare a questi numeri il comitato di quartiere spende il doppio di dieci anni fa, non vi verrebbe il dubbio che forse sarebbe il momento di verificare come sono spesi? Che forse qualcosa che ha a che fare con l’efficienza e l’efficacia degli interventi non quadra?

A questo punto potrebbe scapparci un osservazione scema. Vuoi vedere che la vera socialità non è quella di riempire sempre di più  le casse dello Stato in modo che abbia ancora più soldi da spendere per essa, ma forse la vera socialità è quella di dare un lavoro a tutti affinché non dipenda più o molto meno dalla generosità e dalla luna dritta o storta del suo signore?

Magari rispolverare la forza per salvare i posti di lavoro che abbiamo, impegnarci per crearne di nuovi e per attirarne altri, non è poi così démodé. Magari fare in modo che i 190'000 lavoratori ticinesi abbiano la precedenza sui 5'000'000 di lavoratori che stanno fuori dalla nostra porta di casa, non è poi così razzista e vessatorio come quelli che ci definiscono “un quartiere” vorrebbero.

Ricordarsi che ogni persona ha il diritto di migliorare la sua condizione economico e sociale indipendentemente dalla nazionalità e dalla razza è cosa buona, ma anche ricordarsi che difendere un paese affinché gli equilibri di benessere e prosperità possano durare è cosa giusta e un dovere di chi lo governa.

Il fatto sta che o riprendiamo a discutere e a progettare seriamente di scuola e socialità, con la consapevolezza che ci scontreremo e litigheremo per “un qualcosa di più e di meglio”, oppure saranno altri ad educarci e a farci dipendere dalla loro generosità per “un qualcosa di meno e peggio”. Non sono la maggioranza delle sedie e nemmeno quella delle gambe delle sedie che ci aiuteranno, ma la minoranza delle idee. Il grandissimo G.K Chesterton una volta scrisse: “Che cosa non va nel mondo? A questa domanda si può rispondere subito: ciò che non funziona, ciò che è sbagliato, è che non ci domandiamo che cosa sia giusto” era il 1910…

*Dati del rendiconto CdS 2016 e Annuario statistico 2017
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