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Politica e Potere
16.10.2016 - 11:430
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

I frontalieri e i padroncini delle imprese Bignasca. Dopo lo scivolone del leader leghista con l'inviato delle Iene, ecco cosa emerge dai tabulati della Commissione paritetica sul personale delle aziende di famiglia. Mentre in un lettera, inviata anche a

Sulla ventina di dipendenti che in questi tre anni hanno lavorato in maniera più o meno continuativa per la Bilsa, almeno un terzo sono residenti oltre confine, scrive oggi Il Caffè

LUGANO - Leggendo i tabulati della Commissione paritetica per l’edilizia e il genio civile sui conguagli dei salari, per gli anni 2012-2015, dei dipendenti della Bilsa, l’impresa madre della famiglia Bignasca, emergono diversi lavoratori provenienti dall’Italia. Sulla ventina di dipendenti che in questi tre anni hanno lavorato in maniera più o meno continuativa per la Bilsa, almeno un terzo sono residenti oltre confine, scrive oggi Il Caffè, facendo le pulci al coordinatore della Lega, Attilio Bignasca, dopo lo scivolone con l’inviato delle Iene. Si tratta dunque di frontalieri e lavoratori distaccati (che possono lavorare in Ticino per novanta giorni all’anno).

Il Caffè precisa che ogni imprenditore, compreso Bignasca, ha la libertà di assumere chi vuole, nel rispetto sempre delle leggi in vigore, ma aggiunge che questa vicenda svela la Grande bugia su cui i leader della Lega hanno costruito la loro fortuna elettorale. Il domenicale riporta alcuni
casi tratti dai tabulati della Commissione paritetica. Nel 2012, la Bilsa ha impiegato un lavoratore distaccato, con permesso per 90 giorni, e con lui hanno lavorato anche altri tre suoi parenti arrivati dall’Italia. Lo stesso gruppetto lo si trova nei conguagli salariali del 2013 e del 2014, sempre sotto la formula dei lavoratori distaccati.

Nel 2015, La Bilsa, prosegue il Caffè, ha assunto altri due lavoratori distaccati per poco meno di due mesi e un dipendente con permesso G, dunque un frontaliere. Ma questi, conclude il domenicale, sono solo alcuni casi  che figurano nelle liste della Commissione paritetica in quanto registrati come nuove assunzioni.

Intanto, rivela sempre il Caffè, Bignasca ha scritto alla Commissione paritetica una lettera, con copia  al ministro dell’economia Christian Vitta, nella quale protesta per la fuga di notizie e avverte che non invierà più la documentazione sulle sue aziende, la Bilsa e la Pavimenti, Rivestimenti & soffitti fino a quando non si scoprirà la talpa che ha reso pubblici gli elenchi: "Tutta la documentazione che riguarda i contratti collettivi di lavoro  potrà essere visionata unicamente nei nostri uffici e alla presenza di un rappresentante dell’Ufficio del lavoro", si legge nella lettera.

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