di Lorenzo Quadri *
Sotto le cupole federali si torna a parlare dell’introduzione di pedaggi al San Gottardo. Si prende atto che parlamentari della Svizzera tedesca utilizzano senza remore il Gottardo per farsi marketing elettorale “in casa”, ai danni del Ticino e dei ticinesi.
L’eventuale pedaggio renderebbe il nostro l’unico Cantone raggiungibile in autostrada dal resto della Svizzera solo pagando un balzello. Ben si comprende che questa situazione già dal profilo del principio non sta in piedi. Si tratta di una chiara violazione della coesione nazionale nonché del federalismo. I ticinesi dovranno pagare un pedaggio per recarsi nel resto della Svizzera; gli altri svizzeri dovranno pagare un pedaggio per raggiungere il Ticino. La favoletta delle eccezioni resterà, appunto, una favoletta.
È il colmo: da sud entrano nel nostro Cantone decine di migliaia di frontalieri uno per macchina. Senza né versare pedaggi, né prenotare orari d’entrata. A Berna di questo nessuno si preoccupa. La libera circolazione delle persone genera code chilometriche in Ticino tutti i santi giorni: non solo in occasione di qualche weekend più o meno lungo. E per questa situazione possiamo ringraziare gli stessi politici che ora promuovono pedaggi al Gottardo argomentando con il “traffico”. Tra parentesi, l’introduzione di un sistema di prenotazione dei passaggi al Gottardo renderebbe necessaria pure la creazione di aree di sosta: dove e come si pensa di realizzarle? Asfaltiamo la Leventina?
L’unico pedaggio che sarebbe concettualmente sensato è quello per i veicoli stranieri che attraversano la Svizzera in transito parassitario. Vale a dire, quelli che partono da un paese estero per raggiungere un altro paese estero, senza generare indotto sul nostro territorio, ma creando solo traffico ed inquinamento. In questi casi, si potrebbe addirittura rilanciare e proporre un divieto di transito. Ma questa ipotesi è realistica? No: gli accordi bilaterali con l’UE la escludono.
Il pedaggio al Gottardo costituirebbe evidentemente una tassa sul turismo e sulla piazza economica ticinese. Oltre ad essere profondamente anti-elvetico: una sorta di ritorno al tempo in cui eravamo baliaggio. A qualcuno verrebbe in mente di introdurre un balzello per l’ingresso nei Cantoni di Berna o Zurigo, argomentando con le code in autostrada durante alcuni fine settimana? Certamente no.
È poi ovvio che la conseguenza più immediata del pedaggio sarebbe la deviazione del traffico sulle strade dei passi, e quindi nei centri abitati. Rispettivamente, sul San Bernardino. C’è quindi da sperare, e da attendersi, che dal Ticino arriverà una presa di posizione forte contro un balzello che vuole trasformarci in un Cantone di serie B. Deputazione ticinese a Berna e Consiglio di Stato devono far sentire la propria voce. Ma anche una dichiarazione del Canton Grigioni (che rischia di andarci di mezzo causa) sarebbe benvenuta.
* Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi