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11.03.2024 - 16:540
Aggiornamento: 16.03.2024 - 09:14

Nomine in magistratura: regge l'accordo Lega, PS, Centro. Eletti Camponovo, Losa e Ferroni. Duro scontro Lega-UDC

Nonostante le durissime polemiche degli ultimi giorni, la maggioranza del Gran Consiglio ha tirato dritto. Pronzini e Rossi all'attacco. Il vice coordinatore leghista Mazzoleni: "Sempre più distanti dai democentristi". E Buhler: "Metodo Ferragni"

di Andrea Leoni

BELLINZONA - Tanto tuonò che non piovve. L’accordo sulle nomine in magistratura tra Lega, Centro e PS ha retto alla bufera politica dell’ultima settimana ed è andato in porto così come era stato pattuito. A nulla sono servite le polemiche, che hanno investito soprattutto la Lega, gli atti parlamentari, gli appelli a fare retromarcia, in particolare quello sottoscritto da 10 ex procuratori pubblici, tra i quali Paolo Bernasconi, Fulvio Pelli, Maria Galliani, Emanuele Stauffer e Bruno Balestra.

La maggioranza del Parlamento ha infatti tirato dritto ed eletto come nuovo procuratore pubblico Alvaro Camponovo (Lega) e come giudice supplente al Tribunale d’Appello Chiara Ferroni (indipendente).  

Ferroni è passata già al primo turno - occorreva la maggioranza dei votanti - con 51 voti. Mentre ne sono serviti due a Camponovo, 36 voti in prima battuta, 32 in seconda su 87 votanti, dove era sufficiente la maggioranza semplice. Sono state 31 le schede bianche. È evidente che su Camponovo il gruppo PLR ha scelto di votare in bianco, de facto chiamandosi fuori dalla nomina, senza tuttavia sostenere un candidato alternativo (e c'era più di una opzione).  

Ce l'ha fatta, infine, al primo turno Luca Losa, con 49 voti.

Nessun rinvio

Prima di dare il via alla votazione, il Gran Consiglio ha respinto a larghissima maggioranza (favorevoli solo MPS, UDC e Avanti) la richiesta di discussione generale sul tema e una doppia proposta di rinvio delle nomine presentata sempre dai democentristi e dall’MPS.

Il silenzio dei big. Gianella: “Spettacolo pietoso”

Neanche una considerazione su quanto accaduto negli ultimi giorni, da parte dei vertici dei partiti direttamente toccati: Lega, Centro e PS. Ha invece preso la parola la capogruppo del PLR Alessandra Gianella che ha usato parole di durissime: “Quello a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane è stato uno spettacolo pietoso e a tratti grottesco, che fa male alla magistratura e alla sua credibilità. Di questa brutta storia resta solo un aspetto positivo, se proprio ne vogliamo trovare uno: finalmente anche le altre forze politiche hanno ammesso che il sistema non funziona più e anche il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni ha fatto delle aperture. Noi è due anni che lo diciamo ed è da due anni che un nostro atto parlamentare giace in Commissione. È arrivato il momento che alle parole seguano i fatti, altrimenti alla prossima nomina si ripartirà dallo stesso spettacolo indegno e saranno stati solo vuoti proclami”.

Sugli scudi del dibattito sono saliti Tuto Rossi e Matteo Pronzini. Il deputato democentrista, difendendo la proposta di rinvio, ha puntato il dito contro il clientelismo, la partitocrazia, alla base a suo dire dell’attuale sistema di nomine in magistratura: “Così cittadini non crederanno più nella giustizia”. Nel corso del suo intervento Rossi non ha mancato di sottolineare il ruolo della collega leghista Sabrina Aldi nella vicenda, avendo proposto come procuratore “il figlio del suo capo”, ovvero Alvaro Camponovo.

Scintille tra Pronzini e Ghisolfi

Un tema ripreso anche da Matteo Pronzini che ha chiesto all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio se non avesse riscontrato, legge alla mano, un conflitto d’interesse da parte di Aldi. Abbiamo valutato il caso e non lo abbiamo rilevato, gli risponderà in seguito la presidente Nadia Ghisolfi. Ma è stato un altro passaggio dell’intervento di Pronzini a scaldare gli animi in aula. Il deputato dell’MPS ha infatti attaccato la candidata a giudice supplente del Tribunale d’appello Chiara Ferroni. “Ho letto sulla Regione che questa signora ha una relazione sentimentale con il procuratore pubblico Daniele Galliano. Nel curriculum vitae, e già solo per questo non bisognerebbe eleggerla come giudice, cita tra le referenze il procuratore Galliano. Ma vi rendete conto? Cita tra le referenze il suo partner!”.

Pronzini è stato richiamato all’ordine dalla presidente del Parlamento Nadia Ghisolfi: "La invito a esporre i fatti in maniera rispettosa e le ricordo inoltre che può citare documenti che sono pubblici, il curriculum vitae non lo è e non può citarlo”. Contro replica: “Mi dica dove non sono stato educato”. Vabbè.

Mazzoleni: “Con l’UDC siamo sempre più lontani"

A questo punto ha preso la parola il vice coordinatore della Lega Alessandro Mazzoleni, il quale ha mandato un messaggio molto chiaro ai cugini dell’UDC. Ma prima si è rivolto a Pronzini:

“Caro Matteo, oggi hai toccato il fondo. Con i tuoi interventi vuoi solo buttare letame, senza portare soluzioni”.

Quindi rivolgendo ai “cari Sergio e Tuto”, Morisoli e Rossi, “con il vostro gruppo avete sostenuto la discussione generale per permettere questo circo.  Mi spiace ma con questi atti ci stiamo allontanando sempre di più. A noi, come ad altri gruppi politici, sta a cuore il Ticino e l’amministrazione pubblica. Le discussioni vanno svolte nelle corrette sedi, non sui giornali o in Parlamento. Qui la discussione serve solo a gettare fango sul nostro lavoro”. Contro replica Di Morisoli: “Questa è la sede istituzionalmente corretta per dibattere. Oppure si preferisce discuterne nei bar o sui media?”. E Rossi: “Non è buttando una coperta sul fuoco che il problema scompare”.

Buhler: “Metodo Ferragni”

La diatriba ha avuto un’appendice anche sui social, dove si registra un post ad alto contenuto polemico del deputato UDC Alain Bühler: “La maggioranza dei partiti in Parlamento, dopo aver ampiamente abusato del sistema di nomina dei Procuratori pubblici, ha deciso di tirar dritto respingendo ogni richiesta di riportare in Commissione la nomina dei due PP. In fondo, sono i media e i cittadini che discutono e che sono giustamente scioccati e indignati da questo indecente mercato delle vacche ad aver frainteso la questione. Ci manca solo che dichiarino "Sorry guys, è stato un errore di comunicazione" e il cerchio si chiuderebbe”.

Annunciato ricorso al Tribunale Federale

Ma l’iter istituzionale conclusosi oggi in Gran Consiglio, non mette un punto finale alla vicenda. L’avvocato Paolo Bernasconi, ha infatti annunciato ricorso al Tribunale Federale contro la nomina di Camponovo e Losa.

A garanzia del buon funzionamento del sistema di elezione, in particolare, dei candidati alla funzione di procuratore pubblico, il Gran Consiglio ha previsto di affidare a una commissione cantonale di selezione la verifica delle qualità personali e professionali dei candidati, scrive Bernasconi.  I due nomi che sono stati proposti dalla Commissione parlamentare “giustizia e diritti” “sono stati giudicati idonei da parte della suddetta commissione, ma la procedura di selezione è stata giuridicamente viziata per due motivi”.

Come primo motivo, Bernasconi cita il fatto che “perlomeno due dei membri della suddetta commissione di selezione si sarebbero dovuti ricusare per interessi e relazioni personali collegate ai due candidati prescelti”. In secondo luogo, la qualifica di idoneità formulata “ha tenuto conto di elementi estranei alla sua competenza, ossia la ripartizione fra partiti politici, così come confermato pubblicamente in un’intervista da parte del membro della commissione Mauro Dell’Ambrogio”. Il riferimento è alle dichiarazioni rilasciate venerdì scorso da Dell’Ambrogio nel corso del podcast di Liberatv e Ticinonews Liscio e Macchiato (clicca qui)

Secondo Bernasconi, “queste due carenze e irregolarità procedurali permettono di fondare un ricorso al Tribunale federale facendo valere due diritti previsti dalla Costituzione federale svizzera e precisamente: il divieto di arbitrio previsto dall’articolo nove e la garanzia della verifica giudiziaria prevista dall’articolo 29a”.

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