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21.03.2024 - 18:150
Aggiornamento: 23.03.2024 - 11:02

Un voto crocevia

Il risultato delle tre votazioni del 9 giugno, darà l'indirizzo a Governo e Parlamento dopo un anno di semi paralisi. Con il loro voto i ticinesi potranno scrivere il programma di legislatura

di Andrea Leoni

Il 9 giugno gli elettori ticinesi avranno la possibilità di tracciare gli indirizzi politici fondamentali della legislatura. Le tre votazioni sul tavolo, avranno infatti un impatto politico e di bilancio rilevante e daranno un'indicazione precisa al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio in vista dei prossimi passaggi decisivi, a cominciare dal preventivo 2025. Vediamo perché.

Il primo anno post elezioni cantonali è (quasi) trascorso in modo caotico e poco produttivo. Una semi paralisi, il cui emblema è stato il preventivo 2024. Le principali forze politiche faticano a trovare numeri solidi in Parlamento. Il Governo brilla più per assenza che per presenza. Le Federali hanno fiaccato ulteriormente Lega e PLR, già claudicanti dopo la tornata delle Cantonali. E ora con le Comunali tutto è tornato in standby. Probabilmente è necessario, e salutare, una mossa popolare in grado di scuotere e smuovere la scacchiera. 

Riforma fiscale, cassa pensione dei dipendenti pubblici e acquisto dello stabile EFG, sono i tre oggetti sui quali saremo chiamati ad esprimerci. Tre oggetti espressione di macro temi politici chiave. Parliamo di gestione delle finanze pubbliche, di personale dello Stato e di investimenti.

La riforma fiscale - sostenuta da PLR, Lega e UDC, lo stesso terzetto del decreto Morisoli - pone innanzitutto il tema delle entrate e delle uscite del bilancio pubblico. Il punto più dibattuto, sul quale si giocherà buona parte della battaglia, riguarda lo sgravio per i super ricchi. I fautori della riforma ribatteranno che una bocciatura del progetto porterà a un aumento delle imposte per tutti. Occhio ai comuni, che giocheranno la partita e che hanno già espresso grave preoccupazione per le conseguenze della riforma sulle casse comunali. Sulla campagna aleggerà il fantasma del preventivo 2025 con tutte le sue incognite: quanti tagli si prevedono e dove? Se le riforma dovesse essere accolta, il Governo e la maggioranza parlamentare, si sentirebbero legittimati a proseguire sulla linea di politica finanziaria adottata sin qui, una sorta di conferma indiretta del decreto Morisoli. Se invece dovessero prevalere i contrari, ecco che la nuova manovra di risanamento che sarà varata in autunno, dovrà tener conto di questa svolta popolare. Da non dimenticare che una bocciatura della riforma fiscale, lascerebbe nelle casse pubbliche decine di milioni. 

La votazione sulla cassa pensioni, misurerà innanzitutto il grado di coesione e solidarietà tra lavoratori del pubblico e del privato, in particolare dopo lo sciopero delle scorse settimane, su cui tanto si è dibattuto. Di per sé si tratta di accordare o meno un contributo da parte del Cantone (nelle vesti di datore di lavoro) di una decina di milioni all’anno, sine die, per compensare l’abbassamento del tasso di conversione sulle rendite. Qui lo scontro è tra Lega/UDC, contrarie, e il resto dell’arco costituzionale e dei sindacati. Se il popolo dovesse bocciare la misura, sarebbe un chiaro incoraggiamento a favore di quelle politiche che mirano al dimagrimento dell’apparato statale. Viceversa, una vittoria chiara da parte dei sostenitori della proposta, porterebbe ossigeno alla causa dell’impiego pubblico.

Infine, lo stabile EFG, o come viene comunemente chiamato nei corridoi del Gran Consiglio, il “Norman Building”. Il tema, all’osso, è molto semplice ed è in parte sovrapponibile a quello della riforma fiscale: in un contesto finanziario difficile come quello che stiamo attraversando, possiamo permetterci un progetto costoso per edificare il nuovo Palazzo di giustizia? Dicono di sì PLR e Lega. Centro e PS sono divisi. Verdi e UDC sono contrari. Non è difficile prevedere che sul voto potrebbero svilupparsi anche dinamiche regionalistiche. Un tutti contro Lugano, per dirla semplice. Fatto sta che un voto positivo confermerebbe la politica degli investimenti come mucca sacra delle finanze cantonali. Un “no” inietterebbe per contro una dose massiccia di prudenza a Governo e Parlamento nello stanziamento dei prossimi crediti (e ce ne sono diversi in canna).

In tutto questo non va dimenticato che alle votazioni cantonali, si sommeranno quelle federali, entrambe incentrate sulla cassa malati. Quella del Centro, che chiede un freno ai costi. E quella socialista che vorrebbe che i premi non possano superare il 10% del reddito. Anche questi due oggetti contribuiranno a creare un clima.

Per quanto riusciamo a percepire, e lo abbiamo captato anche con la votazione sulla 13esima AVS, il sentimento medio della pancia del Cantone, misura un certo grado di frustrazione che si potrebbe riassumere brutalmente così: o i soldi ci sono anche per me o non ci sono per nessuno. Vedremo se questo sentire popolare si confermerà anche nelle votazioni del 9 giugno.

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