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24.01.2024 - 11:260
Aggiornamento: 27.01.2024 - 09:12

Carlo Marazza, “Tredicesima AVS: prendere o lasciare”. E il grande dilemma: come la finanzieremo?

L’ex direttore dell’Istituto assicurazioni sociali analizza il tema in votazione il 3 marzo e il sistema previdenziale svizzero attuale e futuro

di Carlo Marazza *

Il prossimo 3 marzo voteremo sull’iniziativa popolare per una 13esima AVS. Tutti i beneficiari di rendita AVS attuali e futuri dovrebbero ricevere ogni anno una 13esima mensilità. In caso di accettazione il Parlamento federale dovrà poi approvare gli importanti dettagli.

La tredicesima mensilità AVS, che corrisponde a un aumento della rendita annua del 8.3%, vuole rispondere all’aumento del costo della vita per i pensionati attuali e futuri (si pensi solo all’aumento dei premi di cassa malattia; alle pensioni del secondo pilastro per i salariati, non indicizzate o nei limiti delle possibilità finanziarie della cassa pensione, determinate con aliquote di conversione che tendono a diminuire; all’inflazione e all’effetto delle politiche monetarie a sostegno della stabilizzazione dei prezzi e delle politiche in difesa del nostro ambiente – costo delle pigioni, dei beni di prima necessità, delle fonti energetiche a cominciare dall’elettricità, ecc.).

Anche l’evoluzione del mondo del lavoro, con le occupazioni a tempo parziale, il lavoro indipendente e gli ulteriori modelli occupazionali (gig economy e crowdworking), accresce le insicurezze pensionistiche. Tutto ciò aumenta le aspettative a favore della 13esima AVS e gioca a suo favore.

Questa iniziativa costerebbe 4.1 miliardi di franchi in più all’anno al momento dell’introduzione, con tendenza all’aumento in seguito dell’evoluzione demografica. La spesa supplementare rappresenta una criticità. Il lavoro è la fonte principale che caratterizza il finanziamento dell’AVS. Il finanziamento contributivo della tredicesima AVS porrebbe il tema dell’equità intergenerazionale. Che ne sarà di quelle più giovani che dovrebbero sostenere un onere sempre maggiore, superiore a quello di cui ha dovuto farsi carico la maggior parte degli attuali beneficiari di rendita? L'iniziativa popolare comporterebbe quindi un aumento della ridistribuzione dai giovani agli anziani. Incrementare la fonte di finanziamento contributiva peserebbe quindi sulle persone attive; incrementare quella fiscale interesserebbe tutti, compresi i pensionati e con effetti diversi a dipendenza se si tratterebbe d’imposizione diretta (imposta federale diretta) o indiretta (IVA).

In caso di accettazione non sarà facile decidere come finanziare a lungo termine il maggior fabbisogno. Con quali fonti? Con l’aumento dei contributi a carico dei datori di lavoro, dei salariati, degli indipendenti, delle persone senza attività lucrativa? Con l’aumento dell’IVA? Con l’aumento della partecipazione della Confederazione tramite le imposte? Il far capo alle riserve dell’AVS non sarebbe un’idea lungimirante.

L’argomentazione che un aumento generalizzato di tutte le rendite AVS rappresenterebbe un intervento ad annaffiatoio, quindi non mirato, non considera invece la peculiarità dell’AVS. L’AVS è un’assicurazione sociale a carattere universale; in altre parole assicura tutti i domiciliati, coloro che esercitano un’attività lucrativa in Svizzera e, a determinate condizioni, i cittadini svizzeri che lavorano all’estero. È un’assicurazione molto sociale che garantisce una forte ridistribuzione con le rendite massime limitate al doppio delle rendite minime e nessun limite di reddito nel prelievo dei contributi. Tutti ne hanno quindi giustamente diritto, indipendentemente dal reddito e dalla sostanza.

Il Consigliere federale Tschudi amava ricordare che i ricchi non hanno bisogno dell’AVS, ma l’AVS ha bisogno dei ricchi. Se dovessimo, per ipotesi, portare all’estremo questo ragionamento ed estenderlo alle altre assicurazioni sociali che garantiscono un reddito sostitutivo o la presa a carico delle prestazioni sanitarie arrischieremmo di ridurre tendenzialmente la nostra sicurezza sociale alla sola garanzia contro la precarietà e la povertà.

Gli interventi mirati interessano invece a pieno titolo le prestazioni complementari, cosiddette prestazioni di complemento, che integrano il primo pilastro prendendo a carico gli anziani (anche invalidi e superstiti) che ne hanno bisogno. La riforma delle PC AVS/AI è però entrata in vigore da poco, nel 2021, con dei miglioramenti e alcune pecche che ne riducono l’accesso in determinate situazioni. L’importante riforma AVS 21 è entrata in vigore da pochi giorni. A breve voteremo anche sulla riforma della previdenza professionale obbligatoria, contro la quale è riuscito il referendum. È inoltre in atto la raccolta delle firme per un’altra iniziativa popolare che intende eliminare nell’AVS la discriminazione a cui sono sottoposte le coppie sposate rispetto a quelle non sposate. I temi di sicurezza sociale, come altri, sono rilevanti per ognuno di noi, ci impegnano come cittadini e sollecitano molto la nostra democrazia semidiretta.

Una soluzione mediata, tramite un controprogetto che considerasse l’aumento del costo della vita con l’incremento e la sopportabilità dei costi, non è stata ritenuta opportuna dalle Camere federali.

Non ci resta quindi che prendere o lasciare.

* già direttore Istituto assicurazioni sociali

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