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07.06.2013 - 10:080

Obama e le intercettazioni web: doccia fredda per tutti perché abbiamo scoperto l'acqua calda

"I nostri dati digitali sono spiati dall'FBI. Parafrasando il Nano, mi verrebbe da dire: Uella! Benvenuti nell'era digitale"

di Filippo Giani*

Come si può cascare dal pero per queste rivelazioni che stanno mettendo a dura prova il gradimento del Presidente Obama? Direi, per continuare il discorso su un piano metaforico, che è ora di scendere dal mirtillo. Viviamo attaccati al nostro smartphone, ai nostri computer, ai nostri tablet e sugli stessi condividiamo ogni istante della nostra vita. Come possiamo pretendere che questi dati siano tutelati dalla privacy? Ma secondo voi Zuckenberg è diventato ricco perché accanto ai nostri profili di Facebook ci sono tre piccole pubblicità inutili che nessuno clicca?

Basti pensare che già a partire dal nostro provider o dalla nostra compagnia telefonica i nostri dati sono alla luce del sole. Le compagnie di telecomunicazione sanno esattamente quali siti abbiamo visitato, per quanto tempo e in quali circostanze. Sanno quante mail spediamo e il loro contenuto passa dai cavi di casa nostra alle loro centrali, dalle nostre antenne ai loro server. Quando cambiamo canale con la nostra tv digitale i datacenter del gestore di connessione immagazzinano i dati e in ogni istante possono rilevare i dati di ascolto con una precisione matematica.

Non possiamo evitare di lasciare traccia e l'unico modo per non essere catalogati in file e in database è quello di non partecipare all'abbuffata tecnologica. Disdiciamo l'abbonamento alla tv via cavo e guadiamo i tre canali in croce sul digitale terrestre. Ascoltiamo la radio FM e scriviamo lettere a mano (che non sarebbe poi così male anche per la nostra Posta). I giornali leggiamoli comprandoli in edicola (sarebbe meglio non abbonarsi altrimenti daremo traccia di essere di destra o di sinistra a dipendenza della testata che scegliamo). Non approfittiamo di nessuna “Carta fedeltà” del nostro supermercato per non far sapere a nessuno cosa mangiamo e cosa beviamo. I bancomat buttiamoli via e i nostri soldi ritiriamoli di persona in banca o meglio ancora teniamoli sotto il materasso. Non telefoniamo più a nessuno.

Il web e le telecomunicazioni hanno però trasformato in modo positivo la nostra vita. E questo non possiamo dimenticarlo. Il digitale è lo specchio della nostra realtà e ci dà la possibilità di esprimerci, di approfittare del nostro diritto di pensiero conquistato con fatica per centinaia di anni. La libertà di opinione è assai più importante rispetto al fatto che “qualcuno potrebbe saperlo”. Certo, questa è la vita e questo è l'essere umano. C'è sempre un rovescio della medaglia e non si può pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca.

L'Era che stiamo vivendo è da considerarsi l'inizio di una rivoluzione che segnerà l'esistenza della nostra specie e del nostro pianeta e si dovrà lavorare con serietà per cercare di creare delle regole che non ledano nessuno. La privacy va garantita, ci mancherebbe, e sicuramente i dati che circolano su tutto il pianeta dovranno essere tutelati in difesa della dignità delle persone, della correttezza commerciale, politica e finanziaria. Ma per ora non è possibile e non mi sorprenderò quando scopriremo che anche molti altri paesi, molte altre agenzie di intelligence, altre società private o liberi geni dell'informatica catalogano i nostri dati.

Che ora Obama diventi l'orco però mi fa un po' ridere. Come al solito la politica manipola la realtà a suo favore e questi fatti assolutamente gravi diventano uno strumento per conquistare il potere. Non facciamo l'errore di cadere nel solito meccanismo psicologico umano che vuole trovare sempre e a tutti costi il colpevole da mettere sotto la ghigliottina. Obama è responsabile di questa ingiustizia come altre persone. Noi compresi, che forse dovremmo stare un po' più attenti nel veicolare digitalemente noi stessi.

Prendiamoci più spesso una tazzina di “fatti” nostri al mattino, e poi anche i “cattivi” sapranno meno.

*Esperto informatico

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