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Cronaca
03.07.2013 - 11:550
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Hassan El Araby dal Cairo: "La situazione è gravissima"

Intervista all'ex direttore della biblioteca islamica di Chiasso: "Ci sono fratelli e sorelle che si combattono. La guerra civile non vorrei mai vederla ma purtroppo è una possibilità concreta"

IL CAIRO - Negli scorsi anni è stato un volto molto noto in Ticino, quando ricopriva la carica di direttore della biblioteca islamica di Chiasso e di Consigliere Comunale. Oggi Hassan El Araby vive e lavora al Cairo e torna in Ticino solo per qualche breve periodo di vacanza.

Questa mattina lo abbiamo raggiunto al telefono nella capitale egiziana, nel cuore della grave crisi politica che sta vivendo il Paese. E lui ci ha raccontato in presa diretta la tensione e il dramma che sta affrontando l'Egitto.

Hassan El Araby, innanzitutto come sta e come descrive la situazione attuale?
"La situazione è molto cattiva, gravissima. Non sono per niente tranquillo. Temo un ritorno del vecchio regime di Hosni Mubarak. Il ruolo dell'esercito attualmente non è molto chiaro. Stanno succedendo un sacco di cose strane…" 

Tipo?
"I media, tranne Al Jazeera, sono tutti schierati contro il presidente Morsi. Non sono più oggettivi, non riferiscono delle posizioni dei pro e dei contro. I manifestanti a favore di Morsi vengono repressi, invece quelli contro il presidente sono esaltati e incoraggiati. È una situazione esplosiva e cominciano ad esserci morti. Ci sono furti in continuazione, e qui tutti sanno che è colpa della polizia, ancora fortemente legata al vecchio regime, così come parte dell'esercito".
 
Però contro Morsi è scesa in piazza tantissima gente.
"Io il popolo lo capisco, hanno delle ragioni per protestare. Ma bisogna capire che fra chi protesta ci sono persone molto diverse. Persone che soffrono socialmente, rivoluzionari, ma anche sostenitori di Mubarak. E poi c'è questo odio molto strano verso i Fratelli mussulmani, una cosa mai vista. E poi non va dimenticato che circa al 40% della popolazione non interessa assolutamente nulla di quel che sta succedendo: per tantissimi egiziani è uguale chi governa".

Beh, il presidente è un loro rappresentante…  
"Morsi ha fatto tanti sbagli, alcuni molto gravi, io non sono più stato dalla sua parte da quando è voluto intervenire sulla Costituzione. Ma da lì ad accusarlo di essere un ladro e un assassino ce ne passa. Questa è solo propaganda".

Qual è il clima che si respira per le vie del Cairo fra la gente comune?
"Il popolo mi dà pena, stiamo tutti soffrendo tanto. Ci sono fratelli e sorelle, gli uni contro gli altri. La guerra civile non vorrei mai vederla in Egitto, ma purtroppo è una possibilità concreta. Io non ho i titoli per essere considerato uno studioso dell'Islam, ma penso di poter dire che la religione dice che non bisogna combattersi e ammazzarsi fra fratelli. C'è un momento in cui bisogna fermarsi".

Secondo lei come evolverà la situazione?
"Non lo so proprio. Siamo tutti in attesa di notizie e della scadenza dell'ultimatum data dall'esercito a Morsi. Ieri sera sembrava che ci fosse un avvicinamento tra le parti, questa mattina sono tutti un po' più scettici. Il capo dei militari ha assicurato che anche qualora dovessero intervenire lascerà spazio a tutti i partiti e presto convocherà nuove elezioni. È una posizione che mi tranquillizza, però qui tutti dicono tante cose e non sempre vengono rispettate. Io sinceramente non sto né con Morsi, né con l'esercito. E quello che spero è che il presidente trovi un accordo con il capo delle forze armate. Sono convinto che da questa crisi si esce soltanto con un'intesa comune". 

Visto il clima pensa di tornare in Ticino?
"Dovevo rientrare all'inizio di agosto ma a questo punto potrei farlo prima. Deve immaginare che qui è tutto fermo, ormai. Non si può più lavorare. Però non ho deciso perché vorrei anche stare qui a vedere con i miei occhi cosa succede".

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