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Cronaca
11.05.2015 - 11:150
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Negozi chiusi nella domenica di Autonassa, ma Balmelli non ci sta: “Ho voluto lanciare una sfida. Il Ticino deve trovare il coraggio di cambiare”

“Si parla tanto del ‘salotto’ di Lugano, ma bisogna anche farlo vivere. Molti settori sono attivi la domenica”, spiega il commerciante

LUGANO – Una piccola protesta, una sfida, come la definisce il suo autore, è andata in scena questa domenica a Lugano. La città nel fine settimana ospitava la 35esima edizione di Autonassa, un evento di richiamo di cui volevano approfittare anche i commercianti della città che hanno quindi richiesto l’autorizzazione per un’apertura speciale. Autorizzazione che è stata negata.

Ai molti visitatori Lugano si presentava quindi con luci spente e serrande abbassate. Con un’eccezione però: i negozi di Bruno Balmelli. Il commerciante, come racconta a Liberatv, ha infatti deciso di tenere aperto: “È in occasioni come Autonassa, in cui Lugano è piena di gente, che abbiamo l’opportunità di dare un’immagine diversa, più dinamica della città. Per questo ho deciso di aprire comunque, l’ho fatto come gesto di sfida, per far sì che si rifletta”.

Balmelli si dice “stufo di subire le decisioni di persone non addette ai lavori”: “Vogliono una città cimitero e la strada segnata è quella giusta… Ma non si può stare a guardare”. Insomma, per il commerciante, la Città non può proporsi come turistica presentandosi poi ‘chiusa’ ai visitatori che giungono nei momenti di richiamo. “Si parla molto del ‘salotto’ di Lugano, ma il salotto bisogna anche crearlo e farlo vivere, altrimenti non sarà mai tale”.

A decidere delle aperture è però la legge. E su questo aspetto Balmelli non le manda certo a dire: “Sì, una legge del 1968, quando dal centro allo stadio c’erano solo campi! Nelle località di villeggiatura è pieno di deroghe, e, senza spostarsi dalla Svizzera, così è anche a Berna e a Zurigo. Sarebbe meglio smettere di combattere con i mulini a vento e aggiornarsi”. Per Balmelli, insomma, il Ticino dovrebbe “tirar fuori gli attributi” e cambiare uno status quo troppo datato per rispondere ai bisogni e alle sfide attuali. “In politica ci sono troppi avvocatucci che non hanno mai lavorato e non sanno cosa voglia dire assumersi dei rischi”.

Possibile poi, si chiede ancora provocatoriamente, “che la Lugano turistica non riesca a smuovere di una virgola leggi che risalgono agli anni ’60?”

E, tiene a precisare, non si tratta di una questione di incassi. “Anzi, ho molti negozi e dipendenti e per me aprire la domenica implicherebbe dei costi supplementari. Ma questi vanno affrontati, altrimenti ci ritroviamo, come già avviene, un cimitero. Non sono un illuso, non penso che due giorni di apertura in più possano fare la differenza in cassa, ma è per una questione di immagine”. E il responso ricevuto dalla gente sembra dargli ragione: “Non c’è cliente che non ci abbia fatto i complimenti per aver portato un po’ di luce e gioia in città”.  

Stando alla legge, la sua sfida potrebbe costargli una multa fino a duecento franchi. “Per ora non ho visto nulla, e dovesse arrivare una decisione in tal senso la rispetterò come è d’obbligo. Ma non credo di aver fatto del male a qualcuno tenendo aperto, anzi. L’ho fatto per dimostrare un concetto: che le difficoltà non si superano lamentandosene, ma si affrontano facendo qualcosa in più e per parlare a chi ha la buona volontà di ascoltare”.

Nei negozi Balmelli, in questa giornata ‘fuori programma’, racconta ancora, si è lavorato in famiglia, “di problemi sociali quindi non ne ho”. La questione delle aperture domenicali, proprio dal punto di vista dei dipendenti impiegati, è spesso molto delicata e solleva opposizioni e polemiche. Ma Balmelli chiosa con un’ultima constatazione: “Molte attività vengono svolte anche la domenica: i bus circolano, i ristoranti sono aperti… perché il commercio dovrebbe fare eccezione?”

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