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Politica e Potere
29.05.2015 - 06:470
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Savoia svela le carte: "Direzione e Gruppo hanno deciso: faremo qualcosa di nuovo. E vi spiego come"

Intervista al coordinatore dei Verdi che conferma la volontà dei vertici dei Verdi di costruire un nuovo soggetto politico. E sui dissidenti taglia corto: "Quella è vecchia politica: lei discuterebbe con chi lancia ultimatum?"

Sergio Savoia ieri sera ha presentato alla direzione del suo partito un progetto per creare un nuovo soggetto politico. Di che si tratta?
“Calma! (ride). Innanzitutto ieri sera ho proposto alla direzione e al gruppo parlamentare dei Verdi di cominciare a fare politica in un modo nuovo. Sia nel metodo che nel merito. Le sezioni, i comitati, le prese di posizione, i dibattiti sull’ombelico, le lettere aperte, sono tutti elementi superati che appartengono a un modo vecchio di far politica. Per questo, tutti insieme, direzione e gruppo, vogliamo intraprende una nuova rotta di navigazione. Non sappiamo a quali terre approderemo ma prenderemo il mare per creare qualcosa di nuovo”.

Come lo volete fare?
“Per il momento abbiamo fatto una discussione appassionante in cui sono emerse diverse belle idee di cui ovviamente non posso ancora parlare. Quello che posso dire è che da subito torneremo sul territorio, organizzando incontri simili a quelli che avevo promosso negli scorsi mesi con il mio blog. L’obbiettivo è azzerare le distanze e, dal basso, attraverso forme di partecipazione che definiremo, costruire qualcosa di completamente nuovo con persone che stanno al di fuori del partito e che magari non hanno mai partecipato alla vita politica. Il tutto dovrebbe culminare con un appuntamento, una sorta di festival delle idee, che potrebbe essere anche l’atto di fondazione di un nuovo movimento o di qualcosa che oggi magari neppure immaginiamo o non siamo in grado di definire con una parola”.

D’accordo la massima apertura e la massima partecipazione ma ogni soggetto nasce all’interno di paletti politici chiari. Quali sono i vostri?
“L’economia: un tema irrinunciabile. Noi ci batteremo per un’economia umana, sostenibile, verde e rispettosa dell’uomo. L’ecologia, ovviamente, che significa ambiente ma anche salute, sanità e qualità della vita. Il lavoro, con la socialità e la dignità delle persone. E infine, ma non da ultimo, la difesa della democrazia e della sovranità popolare. Intorno a questi paletti raccoglieremo idee e costruiremo un programma. E lo faremo, lo ribadisco, spalancando completamente le porte del partito. Abbiamo bisogno di una tempesta di idee”.

Tra i paletti non ha citato la questione europea. Il nuovo soggetto politico sarà euroscettico seguendo dunque con coerenza la politica sin qui attuata dai Verdi ticinesi oppure no?
“Quando parlo di sovranità popolare ho detto tutto. Qualsiasi struttura sovrannazionale non democratica si pone al di fuori di quel paletto. E l’Unione Europea è una di queste strutture non democratiche che vogliono imporre ai cittadini le proprie regole o quelle dei poteri forti. E noi tra l’altro, lo ricordo, non facciamo parte dell’UE. Noi vogliamo mettere al centro della politica le persone perché è per le persone che si fa politica. L’UE invece mette al centro dei propri interessi la finanza, le multinazionali e le banche”.

Questo a livello di contenuti, poi c’è anche il contenitore. Prima accennava alle strutture come elemento della vecchia politica.
“Sì, siamo stufi di muoverci seguendo la logica delle strutture. Anche perché le strutture diventano sempre dei luoghi di potere o di lotte intestine. E questo non deve più succedere” 

Seguendo la logica del discorso che ha fatto fin qui risulta evidente che il partito dei Verdi non è più sufficiente a vostro avviso per affrontare il futuro.
“In tutti noi c’è la piena consapevolezza che bisogna muoversi su nuove rotte e che bisogna approdare a nuove terre. Se continuiamo con la politica che abbiamo sempre fatto, faremo gli stessi risultati. Abbiamo bisogno di essere creativi, rivoluzionari, innovatori. Dobbiamo saper raccogliere gli stimoli e le sfide che vengono dalla società. E, se permette, dobbiamo anche riscoprire il piacere e anche il divertimento di fare politica. Ed è indubbio che per farlo in maniera concreta e credibile dobbiamo cambiare. Per questo  la direzione e il gruppo parlamentare si impegneranno per creare qualcosa di nuovo”.

Anche il nome dei Verdi è in discussione?
“Ieri sera non ne abbiamo parlato. Prima le idee e i contenuti. Poi le etichette”.

Questo è il secondo tentativo di riforma del partito o costruzione di qualcosa di nuovo. Perché pensa che questa volta andrà a buon fine?
“A differenza dell’altra volta questo non sarà un processo interno ma esterno. Noi prepareremo il set ma i protagonisti saranno i cittadini fuori dal partito. Un’altra grande differenza rispetto ad allora è che oggi sappiamo che, senza cambiamenti, non vinciamo. In questo senso la sconfitta alle elezioni è una grande opportunità.  Tutti, non solo io, abbiamo capito che cambiare è necessario”. 

Per metterci un filo di concretezza programmatica può fissare una tempistica? Quando vedremo questo nuovo soggetto politico?
“La mia prima preoccupazione è che questo processo venga fatto bene. E per far le cose bene un po’ di tempo è necessario. Dopodiché non dobbiamo star qui a pettinare le bambole e quindi ritengo che qualche mese sia un tempo sufficiente. Mi auguro che entro la fine dell’anno saremo pronti. La direzione e il gruppo parlamentare hanno già deciso questa sera che una parte del loro tempo sarà esclusivamente dedicato a questo processo”.

E nel frattempo che ne sarà dei Verdi?
“Questo progetto sarà portato avanti in parallelo con le attività del partito. Di certo non faremo la campagna elettorale che avremmo fatto se non ci fosse stato questo cantiere. Innovarci e cambiare sarà più importante che attaccare lo 0,5% alle elezioni federali. Ma probabilmente, se questo processo verrà fatto come si deve, contribuirà a renderci più interessanti agli occhi di elettori stanchi della medesima zuppa.” 

Infine, devo farle qualche domande sulla lettera che 18 dissidenti hanno inviato al Comitato cantonale la scorsa settimana. Lei su questo non si è ancora espresso, cosa mi dice?
“Non risponderemo pubblicamente a quella lettera. Abbiamo deciso di rivolgerci direttamente agli iscritti per spiegare e tranquillizzare: molte persone sono rimaste scioccate dal metodo e dal contenuto. E per rispetto ai militanti e agli elettori verdi non intendo fare anch'io cagnara a mezzo stampa. Anche perché quello scritto rappresenta la politica vecchia che noi vogliamo superare. È l’apoteosi del politichese: cianfrusaglie che giustamente la maggioranza dei cittadini ignora e che alla fine allontanano le persone della politica. Noi dobbiamo occuparci dei problemi dei cittadini. Noi non ci occuperemo più di questi teatrini e chi volesse continuare sappia che queste pantomime un po' ridicole saranno accolte come meritano di essere, cioè con il silenzioso lavoro che la stragrande maggioranza dei Verdi svolge nell'interesse dei cittadini. Chi sceglie di lanciare gli ultimatum se ne assume la responsabilità. Noi comunque siamo già andati oltre”. 

Ma loro dicono che se non cambiate linea e contenuti se ne vanno? Cosa risponde su questo punto la direzione del partito?
“Lei discuterebbe con chi lancia ultimatum?”.

E se poi se ne vanno davvero?
“La coerenza con le dichiarazioni pubbliche è un prerequisito irrinunciabile per chiunque voglia fare politica”.

AELLE

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