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28.12.2015 - 15:440
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Isis, Islam, Occidente, terrorismo, guerra e pace. Le lettere dell'Ayatollah Khamenei: "Cari giovani occidentali, ho delle domande e delle richieste per voi"

Come riflessione di fine anno proponiamo le lettere che la Guida dell'Iran ha scritto dopo gli attentati in Francia

LUGANO – Il 2015 è stato l'anno dell'Isis. O per meglio dire della "scoperta" da parte della maggioranza dell'opinione pubblica occidentale dello Stato Islamico. I due attentati di Parigi - a gennaio contro Charlie Hebdo e il supermercato Kosher e a novembre con gli attacchi simultanei allo Stade de France, nei ristoranti e al teatro Bataclan – hanno contribuito in modo tragico e decisivo alla conoscenza di questo fenomeno, quantomeno a livello superficiale. 

La parola Isis ha dunque oggi per molti di noi un significato e un'associazione diretta. Molto più di un anno fa, quando pure la tragedia della guerra civile siriana era ampiamente in atto (e da tempo), migliaia di musulmani erano già stati massacrati per mano del Califfato e dei gruppi affiliati in mezzo mondo, gli Stati occidentali si "occupavano" con la consueta ipocrisia della crisi e la potente e tecnologica propaganda dell'Isis si era già diffusa con il suo carnet di conquiste e di barbarie.

Il 2015 è stato l'anno dell'Isis. Tanto è vero che perfino il Times ha pensato di dedicare la tradizionale copertina riservata alla personalità dell'anno al Califfo Al Baghdadi, sconfitto poi in volata da Angela Merkel. Nella documentazione raccolta su questo fenomeno che tanto ci ha interessato, vi sono due lettere su cui crediamo valga la pena ritornare. Le ha scritte la Guida Suprema dell'Iran: l'Ayatollah Ali Khamenei. Le missive sono indirizzate ai giovani occidentali e sono state redatte e rese pubbliche nei giorni successivi ai due attentati di Parigi. 

Il contesto

L'Iran sciita è uno dei principali avversari dell'Isis e non è dunque sorprendente l'avversità e l'asprezza con cui Khamenei giudica il Califfato, definito "spazzatura" in una delle lettere. Fino a pochi mesi fa il Paese dell'Ayatollah era considerato dagli Stati Uniti, e da molti suoi alleati, come la trave portante del così detto "asse del male", che prevedeva una lista di "stati canaglia" accusati di favorire il terrorismo o comunque di minacciare l'Occidente e il suo principale alleato nella regione: Israele. 

Lo stesso Barack Obama non escludeva a parole un intervento militare in Iran. Poi è stato raggiunto il famoso accordo sul nucleare e i rapporti si sono notevolmente distesi, anche grazie all'impegno degli iraniani nel contrasto militare e politico all'Isis: il nemico del mio nemico è mio amico. In sostanza lo stesso schema che si è registrato nell'evoluzione dei rapporti con la Russia di Vladimir Putin.  

Perché pubblicarle?

Ma torniamo alle lettere. Abbiamo pensato di pubblicarle perché, oltre ad essere scritti di pregevole fattura, ci danno l'occasione di riflettere sul tema chiave che da anni ormai ci accompagna e che per molto ancora ci accompagnerà: i rapporti tra Islam e Occidente. Khamenei nei suoi scritti pone molte domande ai giovani occidentali, accompagnate da alcune richieste, da riflessioni di stampo teologico e filosofico, da giudizi sferzanti e anche da qualche accento propagandistico qua e là. Si tratta di documenti preziosi e inusuali, per approccio, stile e contenuto: meritano assolutamente almeno il tempo di una lettura.  

Questo fa dell'Ayatollah un leader da applaudire e dell'Iran un modello di Stato in cui vorremmo vivere? Niente affatto ma non è questo il punto. Ognuno di noi ha la possibilità se lo desidera di raccogliere le informazioni necessarie per farsi un'idea sulla teocrazia che impera su questo grande e complesso Paese e sui suoi leader. Infondo è lo stesso Khamenei a chiedere di farlo. Ma la questione, per una volta, non è se ci piace o meno questa nazione, chi la governa e come la governa. Piuttosto se siamo in grado di ascoltare e di ribattere ai numerosi stimoli culturali e politici che il leader dell'Iran ha indirizzato ai nostri giovani. E (perché no?) provare a dare risposta. 

La prima lettera

In breve, ora, vi riassumiamo il contenuto delle due lettere. Nella prima, datata 21 gennaio 2015 (per leggere il testo integrale clicca qui) Khamenei spiega innanzitutto il senso della sua iniziativa: "Mi rivolgo a voi giovani, non perchè io trascuri i vostri genitori, ma piuttosto perchè il futuro delle vostre nazioni sarà nelle vostre mani; ed inoltre trovo che il senso di ricerca della verità sia più vigoroso ed attento nei vostri cuori. Io non mi rivolgo ai vostri politici e uomini di stato nemmeno in questa lettera perchè credo che loro abbiano separato consciamente la via della politica dal sentiero della giustizia e della verità".

Quindi l'Ayatollah arriva al nocciolo della questione, formulando una richiesta precisa. "Cercate di ottenere una conoscenza diretta e di prima mano dell'Islam. La ragione indica che voi siete in grado di comprendere la natura e l’essenza di questa religione intorno a cui loro creano paura proprio per farvici stare alla larga. Io non insisto affinchè voi accettiate la mia lettura o qualsiasi altra lettura dell’Islam. Ciò che vi voglio dire è: non permettete che questa realtà dinamica ed influente del mondo di oggi vi venga presentata con odio e pregiudizio. Non permettete loro di presentarvi i terroristi che hanno reclutato come rappresentanti dell’Islam. Conoscete l’Islam attingendo alle fonti primarie ed originali".

"Desidero- aggiunge - che impediate a coloro che offendono di creare distanza tra voi e la realtà, privandovi della possibilità di avere un vostro giudizio imparziale. Oggi, i media hanno superato i confini geografici. Ed allora, non permettete loro di assediarvi nelle frontiere mentali che hanno fabbricato. Anche se nessuno può riempire individualmente le distanze createsi, ognuno di voi può costruire un ponte fatto di pensiero e correttezza per superare le distanze ed illuminare se e chi sta attorno".

La seconda lettera

La seconda lettera, più lunga e articolata, porta la data del 29 novembre 2015 (per leggere il testo integrale clicca qui). "I recenti amari eventi di cieco terrorismo avvenuti in Francia – esordisce Khamenei - mi hanno spinto nuovamente a rivolgermi a voi giovani. È per me spiacevole che siano questi eventi a creare un’occasione per parlare, ma la verità è che se le sfide dolorose non creano un’opportunità di dialogo e scambio di opinione, le conseguenze negative si raddoppieranno".

Khamenei condanna duramente gli attentati di Parigi ("un miliardo e mezzo di musulmani è rimasto sconvolto e indignato e prova odio verso gli autori di questi crimini"), ma poi si concentra ampiamente su quelle che a suo parere sono le radici del male. In particolare le politiche degli Stati Uniti e di Israele: "Finché nella politica occidentale domineranno il sistema dei due pesi e delle due misure, fino a quando il terrorismo agli occhi dei suoi potenti sostenitori viene diviso in “buono” e “cattivo” e fino al giorno in cui gli interessi dei governi precedono i valori umani e morali, non bisognerà cercare le radici della violenza altrove".

Interessante infine lo spunto che l'Ayatollah fornisce sui terroristi che hanno colpito Parigi: "Bisogna poi chiedersi come mai persone nate in Europa e che lì hanno ricevuto la loro educazione culturale e spirituale, vengano attratte da questi gruppi? È forse possibile pensare che una persona, dopo aver fatto uno o due viaggi nelle zone di guerra, diventi così estremista da poter massacrare i propri concittadini? (…). Forse l’odio profondo che nel corso degli anni dello sviluppo industriale ed economico è stato coltivato a causa delle iniquità e ingiustizie legali e strutturali tra i diversi ceti della società occidentale ha creato dei complessi che di tanto in tanto sorgono come una malattia". 

 

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