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Politica e Potere
03.03.2016 - 07:510
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il Nazionale vuole ridiscutere il limite di 650'000 TIR nelle Alpi, Greta Gysin si scatena: "Tre giorni dopo il voto. Tre giorni, cazzo! Siete senza vergogna!"

L'ex granconsigliera verde: "Con la decisione presa con un solo voto di scarto i deputati ticinesi avrebbero potuto fare la differenza..."

BERNA – Ieri il Consiglio nazionale ha approvato per un solo voto - 91 a 90, e 7 astensioni - un postulato del PLR che chiede di esaminare se e come sia possibile modificare l'obbiettivo di un passaggio massimo di 650'000 mezzi pesanti attraverso le Alpi fissato nella Legge sul trasferimento del traffico merci. Secondo il liberale Kurt Fleuri si tratta di un obbiettivo irrealistico, tanto che già nei rapporti sul trasferimento delle merci presentati dal Consiglio federale nel 2013 e nel 2015 c’è scritto che il limite massimo di 650'000 mezzi pesanti non potrà essere raggiunto nei due anni successivi all’apertura di Alptransit. 

La notizia ha scatenato reazioni indignate da parte degli ambientalisti e dagli oppositori al raddoppio del Gottardo. Tra le più dure, quella pubblicata su Facebook dalla verde ticinese Greta Gysin: “Tre giorni dopo il voto sul raddoppio il consiglio nazionale vuole annacquare gli obbiettivi del trasferimento. Tre giorni! Tre giorni per dimenticare le promesse e le rassicurazioni. Chiesa ha votato di sì. Cassis, Merlini, Quadri e Pantani si sono astenuti. Con la decisione presa con un solo voto di scarto ognuno di loro avrebbe potuto fare la differenza. Tre giorni per confermare che avevamo ragione a preoccuparci, che non siamo né "esaltati" né "fanatici", ma fin troppo realisti. Tre giorni, cazzo. Siete davvero senza vergogna”.

Sempre ieri, la consigliera nazionale socialista Marina Carobbio aveva detto che “mettere in discussione il limite massimo dei mezzi pesanti significa mettere a rischio il trasferimento dalla strada alla ferrovia”. Ma la consigliera federale Doris Leuthard ha replicato: “Raggiungere questo obiettivo entro il 2018 sarà impossibile perché la galleria di base del Ceneri entrerà in funzione solo del 2020. Che senso ha mantenere nella legge un obiettivo che non è raggiungibile?”.

Ma gli animi sono ancora surriscaldati dalla lunga e accesa campagna che ha preceduto il voto di domenica scorsa.

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