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25.11.2013 - 13:500
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Economia, industria, piazza finanziaria, frontalieri e lavoro: così sarà in Ticino il 2014

Quattro esperti analizzano le prospettive per il prossimo anno: Sara Carnazzi e Gabriele Zanzi, di Credit Suisse, Daniele Lotti e Stefano Modenini, di AITI. GUARDA IL VIDEO REPORTAGE

LUGANO – Cosa ci aspetta il prossimo anno sul fronte dell’economia? La parola più gettonata sarà “crisi” o “ripresa”? Liberatv propone un’analisi a quattro voci, prendendo spunto dalla presentazione, avvenuta a Lugano nel corso dell’estate, dello studio sulle prospettive economiche realizzato, come ogni anno, dal Credit Suisse.

Sara Carnazzi Weber, autrice dello studio, Gabriele Zanzi, responsabile della clientela privata dell’istituto di credito, Daniele Lotti e Stefano Modenini, presidente e direttore dell’Associazione industrie ticinesi (AITI), tracciano, dal loro punto di vista, una sorta di “oroscopo economico”.

Il reportage (guarda il video) affronta diversi temi caldi, dalle capacità di ripresa del Ticino, alla questione dei frontalieri, dal futuro della piazza finanziaria alle condizioni fiscali.

Secondo l’autrice dello studio, la ripresa in Ticino è più lenta rispetto al resto della Svizzera (ma questo è un dato costante della nostra economia), però non mancherà: “Il Ticino sta comunque reagendo”.

Una tendenza confermata anche da Zanzi, secondo il quale l’anno prossimo l’economia sarà comunque sorretta dai consumi interni, e sul piano produttivo è atteso un aumento delle esportazioni. “Il Ticino – dice il dirigente del Credit Suisse – si distingue per la presenza di molte aziende che hanno dimostrato e dimostrano una grande capacità innovativa”.

“Non dobbiamo perdere il treno rispetto agli altri cantoni”, dice Lotti riferendosi alla pressione fiscale.
E aggiunge: “Auspichiamo che arrivino in Ticino nuove aziende ad alto valore aggiunto, ma non dobbiamo trascurare che anche quelle che fanno capo in modo preponderante a personale frontaliero lasciano sul territorio un rilevante indotto economico”.

Secondo Sara Carnazzi Weber non c’è stato finora un sistematico effetto di sostituzione nei confronti dei lavoratori locali. “Ma è chiaro che il fenomeno del frontalierato crea in Ticino una notevole pressione sui salari, con il rischio di dumping, fattore che potrebbe in futuro aumentare l’effetto di sostituzione”.

Modenini sottolinea che il numero dei frontalieri nell’industria è rimasto sostanzialmente stabile. Ma ribadisce che “questo settore ha assolutamente bisogno della loro forza lavoro. Sta alle autorità e all’economia vigilare per evitare situazioni di dumping”. 

Sulla questione salariale, Lotti osserva che AITI interviene nei casi in cui vi è il sospetto di dumping “sensibilizzando le aziende”, e al tempo stesso si impegna sulla formazione “per fare in modo che i giovani ticinesi si formino nelle professioni dell’industria”.

Per quanto riguarda il futuro della piazza finanziaria, Zanzi è fiducioso: “Gli istituti devono modificare i loro modelli di business. I prossimi saranno anni difficili, ma partiamo da basi solide e sono certo che ce la faremo”.

emmebi

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