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07.01.2015 - 08:190

Da Trieste alla Grecia, un'estate in bicicletta fuggendo dal maltempo: 1'500 chilometri a pedali tra Croazia e Albania

L'avventura di due giovani ticinesi: "Con qualche emozione saliamo sul treno che da Locarno ci porterà a Trieste. Assieme a noi ci sono due biciclette e quattro piccole borse con tutto l’occorrente indispensabile…"

Pubblichiamo oggi il terzo racconto di viaggio che ha partecipato al concorso indetto l'estate scorsa da Liberatv e dall'agenzia Globus Gateway. La foto è tratta dal profilo di Mattia.

Di Mattia Bacchetta-Cattori e Stefano Herschmann

Il desiderio di viaggiare in maniera differente, di immergersi in società diverse dalle nostre e di scoprire nuovi paesaggi ci ha spinto a compiere questo viaggio in bicicletta da Trieste fino in Grecia.
È il 22 agosto, il giorno della partenza; tutto è pronto per iniziare la nostra avventura. Con qualche emozione saliamo sul treno che da Locarno ci porterà a Trieste. Assieme a noi ci sono due biciclette e quattro piccole borse con tutto l’occorrente indispensabile…

Siamo pronti a vivere un’esperienza arricchente: partiamo dal Ticino con la mente aperta e con la speranza di conoscere nuove culture diverse dalla nostra. Non vogliamo giudicare le usanze a cui andremo incontro nel nostro viaggio, ma solamente osservarle immergendoci in esse. Siamo disposti a rimetterci in discussione, a farci stupire e a scoprire una parte, magari sconosciuta, di noi stessi. La bicicletta ci permette, e allo stesso tempo ci obbliga, di viaggiare in questo modo: ci sposteremo infatti solamente grazie al lavoro meccanico compiuto dalle nostre gambe e su un mezzo che ci impone una velocità limitata. Saremo avvolti da paesaggi sempre nuovi, in contatto con culture differenti e ci faremo sorprendere da cibi poco conosciuti. Allo stesso tempo siamo vulnerabili: guasti meccanici, avversità metereologiche, attacchi di cani randagi e pericoli legati alla criminalità possono incombere senza alcun preavviso.

Giunti a Trieste saliamo finalmente in sella e l’avventura può cominciare. Sono 1500 i chilometri che ci distanziano dalla Grecia. Speriamo di sfuggire dalla piovosa estate vissuta in Svizzera, ma purtroppo il primo giorno è caratterizzato da una pioggia continua e fastidiosa. La principale preoccupazione dei primi giorni di viaggio riguarda proprio la meteo, disgraziatamente variabile. Fortunatamente, dopo pochi giorni, l’inquietudine risulta essere infondata: attraversando la costa croata verso sud le nuvole lasciano sempre più spazio a un cielo terso e un sole rovente. Finalmente troviamo l’estate tanto sognata. I giorni passano e, sfogliando i quadranti della cartina (immancabile compagna di viaggio), ci rendiamo conto visivamente di aver già attraversato metà Croazia. Abbiamo deciso di pedalare lungo la strada costiera; ciò ci ha permesso di osservare magnifici paesaggi costeggiando il mare. Questi meravigliosi panorami ci hanno permesso di attenuare le fatiche ciclistiche; o forse è stato proprio lo sforzo fisico a rendere ogni pausa, ogni pranzo e ogni luogo sempre più affascinante. Malgrado avessimo già vissuto questo tipo di viaggio – due anni prima, sempre in bicicletta, da Locarno a Barcellona – rimaniamo ogni giorno incantati dalle esperienze vissute. Siamo come delle spugne che ogni giorno assorbono nuovi conoscenze: scopriamo nuove usanze, nuovi cibi e bevande, nuovi paesaggi e attraverso la sfida personale e la fatica conosciamo meglio noi stessi e la nostra amicizia si fortifica. Rimaniamo sorpresi dalla gentilezza delle persone, ma il meglio dovrà ancora arrivare: proprio quando attraverseremo luoghi poco turistici e molto poveri rimarremo sbalorditi dal calore umano ricevuto.

Dopo sei giorni di pedalata ci troviamo in fondo alla Croazia, abbandoniamo il nostro mezzo di trasporto per utilizzarne un altro: il traghetto che ci porterà sull’isola di Mljet. Gli sforzi fisici vengono ripagati da un magnifico giorno di pausa su un’isola splendida avvolta in una natura incontaminata. Noleggiamo uno scooter e percorriamo il parco naturale che attornia l’isoletta. Finalmente riusciamo pure a sdraiarci in una spiaggia sabbiosa e a rilassarci in un limpidissimo mare. Dopo aver visitato la storica città di Dubrovnik ci apprestiamo a ripartire: la seconda parte del viaggio può cominciare. L’Italia, la Slovenia, la Croazia e la Bosnia sono ormai dietro di noi, ora non ci rimane altro che scoprire il Montenegro, l’Albania, la Macedonia e la Grecia. Dopo due giorni di pausa le gambe sono più fresche e pronte per affrontare le montagne del Montenegro e dell’Albania. Da Dubrovnik giungiamo a Budva, una sorta di Rimini dei Balcani. Trovato un hotel e una linea Wi-Fi libera purtroppo scopriamo la brutta sorpresa…. una forte perturbazione sovrasta il Montenegro, l’Albania e la Macedonia.

Ci sembra di essere nuovamente proiettati all’inizio del viaggio e all’estate trascorsa a casa! Le danze della piaggia e gli scongiuri vari purtroppo non portano all’effetto sperato: il giorno seguente veniamo svegliati da un forte e incessante temporale. Le strade si trasformano in fiumi e ci sembra di assistere a scene viste solamente al telegiornale. L’attesa si fa sempre più snervante e l’impotenza nei confronti della natura ci fa crollare il morale. Le previsioni meteo purtroppo lasciano poco spazio all’ottimismo: la bassa pressione sembra sciaguratamente essere duratura. Non ci rimane altro che aspettare che la pioggia si attenui e chiamare un taxi per giungere al confine con l’Albania. Il viaggio in macchina ci mostra tutti i danni causati dal mal tempo, continuare in bicicletta sarebbe stato una follia. Torniamo sulla bici e varchiamo il confine albanese, sovrastato da una bandiera rossa con un'aquila nera a due teste al centro che ci incute rispetto. Nei prossimi tre giorni percorreremo questo paese balcanico da ovest ad est passando dalle montagne e valicando diversi passi. Attraverseremo una delle zone più povere e forse pericolose d’Europa. L’apprensione di amici e familiari è alta; la nostra principale paura è legata invece ai moltissimi cani randagi presenti sulle strade: incontrare una bestia aggressiva e scattante è stato l’incubo che ci ha perseguitato per diversi chilometri.

Addentrandoci in Albania le corsie e tutte le segnaletiche della strada spariscono, l’asfalto si sgretola e i buchi nell’asfalto si fanno sempre più numerosi. Accanto alla carreggiata si scorgono diversi rifiuti abbandonati che creano una sorta di discarica all’aperto. Il numero di macchine continua a diminuire e la strada viene condivisa da asini, mucche, capre, pecore, contadini, pedoni, bambini che giocano, cani randagi e da qualche antiquato mezzo agricolo. Rimaniamo meravigliati dalle gentilezza delle persone. Ogni persona che incontriamo sul percorso ci saluta animatamente e ci osserva sbalorditi e forse allo stesso tempo affascinati. Ogni macchina che incontriamo clacsona, ci dà il benvenuto  e ci incita. Il nostro pensiero va ai giri in bici da corsa in Ticino, dove ogni clacson, in contrasto con quanto vissuto qui, è seguito da insulti. Siamo incantati: non siamo seduti su una bicicletta, bensì su una macchina del tempo! La semplicità, la genuinità  e la cordialità delle persone ci ha colpito.
Con i passanti che incontravamo non avevamo praticamente nulla in comune e l’unica lingua comprensibile ad entrambi erano i gesti… malgrado ciò diverse persone cercavano di chiedere informazioni sul nostro viaggio e di aiutarci. Questi tre giorni in Albania sono stati affascinanti e caratterizzati da un contrasto continuo: da una parta paesi poveri, desolati e paesaggi brulli (e ahimè sempre avvolti da nuvole piovose) e dall’altra parte persone cordiali e spontanee. Le diversità culturali e religiose (un agnostico in una nazione prevalentemente mussulmana e ortodossa) non hanno comportato alcun problema, ma hanno reso il viaggio ancora più arricchente e stimolante. Ora mancano pochissimi giorno al raggiungimento della meta. Attraversiamo la Macedonia, dove visitiamo e sostiamo a Ohrid, un bel paesino patrimonio dell’UNESCO. Salutiamo la Macedonia e ci apprestiamo ad entrare nell’ottava nazione del nostro viaggio: la Grecia.

Mancano solamente 200 chilometri alla conclusione della nostra avventura. Gli ultimi chilometri si fanno sempre più emozionanti… pensiamo a tutte le fatiche compiute per arrivare sino a questo punto e allo stesso tempo ricordiamo tutti gli avvenimenti magnifici che abbiamo vissuto, le persone che abbiamo conosciuto, i nuovi cibi che abbiamo assaggiato e i paesaggi che abbiamo ammirato. Ridendo rievochiamo le piccole litigate e i piccoli scontri che abbiamo avuto. Tutte queste esperienze sono racchiuse in un unico emozionante ricordo. Arrivati a Thessaloniki (Salonicco) Machalis - un amico di famiglia di Stefano – e sua moglie Evi ci aspettano a braccia aperte. Un grande ringraziamento va a loro per la loro gentilezza e accoglienza. Non ci hanno fatto mancare nulla e ci hanno viziati per quattro giorni prima di tornare a Zurigo e rispettivamente a Losanna a studiare. Grazie a loro abbiamo avuto l’opportunità di mangiare cibi squisiti e di vivere come dei veri “local” greci. Con un po’ di malinconia saliamo sull’aereo che ci riporta a casa.
La nostra avventura è conclusa, ma essa rimarrà sempre scolpita dentro di noi. Torniamo a casa più abbronzati, dimagriti, più allenati…ma soprattutto più tolleranti e arricchiti.

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