Chi sa chi è Gary Bettman alzi la mano. Breve ritratto dell’uomo più potente dell’hockey mondiale. Un esempio? Per sua volere le stelle della Nhl non giocheranno le prossime Olimpiadi in Corea: troppo lontano

Chi sa chi è Gary Bettman alzi la mano. Se pensate che sia il batterista di un complesso underground di Seattle vi sbagliate. E vi sbagliate ancora di più se credete che si tratti del centro della quarta linea dei Dallas Stars. 

Eppure questo 64enne newyorchese di buona famiglia è l’uomo più potente dell’hockey mondiale. Cento volte di più di René Fasel, che è il presidente della federazione internazionale. Già, perché quest’ometto di statura ridotta, pieno di tic e dalla faccia saccente da primo della classe, è dal 1993 il commissario della National Hockey League. E a lui dobbiamo il fatto che fra un anno le stelle della Nhl non giocheranno le Olimpiadi.
 

Lo ha deciso perché Pyeongchang, la località coreana che ospiterà i Giochi invernali nel 2018, sarebbe troppo lontana. E quindi il campionato più ricco e ambito del mondo non può permettersi di bloccare le sue attività per un paio di settimane.

La presa di posizione del “commissioner” non è piaciuta quasi a nessuno. Ma questa non è una novità, perché Bettman non verrà di certo ricordato come il dirigente più amato della storia dello sport nordamericano. Verrà piuttosto celebrato come l’uomo che ha aperto a mercati che con l’hockey non hanno nulla a che fare (Nashville, Miami, Anaheim) e per avere chiuso la porta in faccia ad altri (Québec City su tutti) che una franchigia storicamente se la meriterebbero. L’ultima trovata del potente numero uno dell’hockey nordamericano è stata quella, ormai conosciuta, di imporre una franchigia a Las Vegas.
 

Insomma è fuor di dubbio che il buon Gary abbia come denominatore comune delle sue scelte la redditività. Quello che non fa guadagnare non gli interessa. Cinico? Forse, ma giustificabile, visto che dalla sua ascesa al potere, l’hockey in Canada e negli Stati Uniti ha guadagnato in visibilità ed è diventato una macchina da soldi che in proporzione può rivaleggiare con le consorelle Mlb (baseball). Nba (basket) e, soprattutto, Nfl (football americano).
 

A dare fastidio a molti sono gli effetti collaterali del suo agire. Nel suo quarto di secolo di regno, Bettman ha già collezionato tre lockouts, periodi nei quali le attività della Nhl sono stati completamente bloccati. E questo a causa della sua intransigenza nelle discussioni con le controparti. L’accordo di lacrime e sangue sottoscritto nel 2013 con l’associazione dei giocatori (Nhlpa), anche se è riuscito a far ripartire il campionato, ha lasciato degli importanti strascichi. Tanto che la Nhlpa se l’è legata al dito e ha subito condannato la rinuncia alle Olimpiadi del 2018, bollandola di “triste e poco lungimirante”.
 

Possibile quindi che non si sia detta l’ultima parola e che anche i coreani potranno lustrarsi gli occhi vedendo giocare sulle loro piste i vari Ovechkin, Crosby o Price. Ma davvero sarebbe una specie di miracolo, perché in 25 anni di regno, Re Gary non ha mai perso una battaglia. E a nulla servirà fargli presente che a settembre due incontri di preparazione si terranno in Cina, ad un tiro di schioppo dalla Corea. La differenza la fanno i fiumi di Yuan che arriveranno nelle casse della Nhl. Ed è tutto quello che interessa al padre padrone dell’hockey mondiale, Gary Bettman da New York City.