LUGANO - "In Ticino i salari aumenteranno come conseguenza della produttività aumentata, non per l'esclusione dei frontalieri o per i salari minimi". Parola di Rico Maggi che torna ad affrontare il tema del lavoro in un'intervista concessa al Giornale del Popolo.
Il direttore dell'IRE, nel suo colloquio con il quotidiano cattolico, mette l'accento in particolare sui differenti approcci tra economia e politica ticinese. Due approcci, sottolinea, che dovrebbero viaggiare di pari passo e invece seguono strade diverse.
"L'economia ticinese - afferma Maggi è fatta perlopiù di esportazione ed è capace di attirare capitali, investimenti e talenti dall'estero". La politica ticinese, invece, ha "una tendenza a volere solo imprese ad alto valore aggiunto", mette "paletti sull'innovazione" e tende a ostacolare "l'integrazione del mercato del lavoro."
"Chiusura e regolamentazione esagerata non portano da nessuna parte, anzi sì, provocano un vero e proprio declino", ammonisce il professore, sottolineando come la ricchezza non sia garantita per nessuno. "In un'economia mondiale sempre più competitiva le rendite di posizione sono destinate a sparire e i margini delle imprese a diminuire."