Perché twitter può essere educativo. Per dirla con Severgnini: “un esercizio quotidiano di igiene mentale”.
Avere a disposizione 140 caratteri per esprimere un concetto, un’opinione, un pensiero. Senza abbreviazioni, senza scorciatoie. Semplicemente focalizzando un’idea ed esprimendola con pochi tratti, precisi. Sembra facile; non lo è. Non lo è soprattutto perchĂ© richiede uno sforzo di sintesi non indifferente. Obbliga ad avere ben chiaro in testa il concetto che si vuole esprimere - e giĂ questo esercizio non è sempre così scontato - richiede la ricerca delle parole piĂą appropriate, l’eliminazione del superfluo. Per scrivere un messaggio breve - lo diceva anche il buon vecchio Voltaire nel suo aforisma “Vi scrivo una lettera lunga perchĂ© non ho tempo di scriverne una breve” - occorrono molto piĂą tempo, riflessione e impegno che per scriverne uno lungo. Bisogna prendersi il tempo di pensare, focalizzare, scremare. Sono pochi quelli che possiedono naturalmente il dono della sintesi: alzi la mano chi, a scuola, non ha “litigato” almeno una volta con il computo delle parole concesse per un riassunto. Generalmente tendiamo ad aggiungere, a dilungarci, a caricare. A volte perchĂ© necessario, molto spesso perchĂ© piĂą comodo. PerchĂ© è molto piĂą complicato scrivere testi che racchiudano in poche frasi tutto il significato del nostro pensiero che non abbandonarsi a una scrittura spontaneamente prolissa. Per questo sono convinta che l’utilizzo di twitter sia importante non solo perchĂ© permette la connessione con un mondo virtuale che è parte integrante di quello reale, ma anche perchĂ© è educativo nel suo imporre giornalmente un esercizio di sintesi. “Gli interventi di 140 caratteri sono un esercizio di igiene mentale, uno spazzolino per il cervello”, scrive la nota penna del giornalismo italiano Beppe Severgnini. Che tra l’altro è una star di twitter e conta - all’11 novembre 2012 - niente meno che 282'260 follwer.Â
Laura Zucchetti