ImmigrazioneMassa
08.03.2014 - 11:530
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Blocher show a Lugano: “L’accordo sui frontalieri va rinegoziato dai cantoni. Ma il Ticino dica a Berna cosa vuole”

Il consigliere nazionale dell’UDC ha tenuto questa mattina una conferenza stampa per parlare del futuro della Svizzera dopo il voto del 9 febbraio: “Sul mercato del lavoro le competenze dei cantoni vanno estese”

LUGANO – “L’accordo sui frontalieri va disdetto. Va rinegoziato a livello di cantoni perché la situazione del Ticino non è uguale a quella di Ginevra o Basilea. Le competenze cantonali vanno dunque estese”. Lo ha detto questa mattina il consigliere nazionale UDC Christoph Blocher nella conferenza stampa che ha tenuto all’albergo Dante di Lugano. La cosa importante però, ha aggiunto Blocher, è che il Ticino dica chiaramente a Berna che cosa vuole.

Il tribuno dell’UDC ha parlato a ruota libera per un’ora di fronte a giornalisti e a simpatizzanti del partito affrontando la situazione della Svizzera dopo il 9 febbraio. “Una votazione fondamentale”, ha detto, “che ha finalmente fatto capire all’Unione Europea che la Svizzera non ne fa parte e non intende a farne parte”.

Gli elettori che hanno capito di più l’importanza di questa votazione, ha aggiunto Blocher, sono stati quelli ticinesi: “Senza il Ticino avremmo perso. I ticinesi comprendono molto bene l’errore di affidare la Svizzera nelle mani dell’Europa. E grazie a questa votazione anche molti europei si sono resi conto che non esistono soltanto i politici, ma anche i cittadini”.

Da parte dell’UE è stato fatto notare alla Svizzera che la libera circolazione è un pilastro irrinunciabile. “Può darsi che sia così – ha precisato Blocher – ma la Svizzera non è membro dell’Unione Europea. Da vent’anni il Consiglio federale ripete ‘non siamo ancora membri dell’Ue, ma arriviamo, arriviamo’. Domenica 9 febbraio i cittadini hanno detto ‘no, non veniamo, non veniamo’. Ed è importante che l’UE abbia recepito questo chiaro messaggio”.

Blocher ha fatto anche alcune riflessioni di carattere economico: “C’è stato detto che se fosse passata l’iniziativa saremmo andati incontro a catastrofi. Ma io sono un industriale ed esporto la maggior parte dei miei prodotti. Abbiamo esportato prima, durante e dopo i bilaterali. Non ci sarà nessuna catastrofe. Non succederà nulla di irreparabile”.

Il consigliere nazionale ha spiegato che il voto del 9 febbraio comporta due punti essenziali: “La Svizzera decide autonomamente come gestire l’immigrazione e il proprio mercato del lavoro”. E ha poi raccontato di aver visitato alcune aziende nella zona ticinese di confine basate su personale frontaliere e di aver parlato con i loro dirigenti. “Mi hanno detto che in Italia non funziona più nulla e che si sono trasferiti in Ticino per questo motivo, ma che per produrre hanno bisogno manodopera a basso costo. Questo però non è il nostro sistema economico. Non siamo un paese in cui si può produrre a basso costo approfittando della possibilità di pagare poco i dipendenti”. Ieri, Blocher ha parlato anche con alcuni industriali ticinesi e ha detto loro: “Così non possiamo andare avanti, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Basta!”.

Il Consiglio federale dice che applicare l’iniziativa approvata il 9 febbraio è difficile, ha aggiunto Blocher, “ma è proprio per risolvere i problemi difficili che abbiamo dei Consiglieri federali. Il Governo deve fare tutto il necessario per il benessere della popolazione svizzera e non deve correre il giorno dopo a Bruxelles a chiedere adesso cosa dobbiamo fare”.

Il consigliere nazionale ha anche osservato che la Svizzera è l’unica nazione autonoma al mondo che ha la libera circolazione: “L’UE ce l’ha perché vuole essere uno stato sovranazionale. E adesso è ora di andare a dire all’Unione Europea quello che vogliamo. Loro ci risponderanno picche e noi dovremo dire ‘o fate come diciamo noi, o denunciamo gli accordi’. Sono sicuro che non succederà nulla perché gli stati europei non sono così stupidi da non negoziare”.

Infine, due parole sul programma Erasmus che tanto ha fatto discutere nelle ultime settimane: “Si è detto che i giovani svizzeri non potranno più studiare all’estero. Ma allora vuol dire che anche i 30mila giovani europei che studiano in Svizzera non potranno più farlo? Se l’Europa non ci vuole più in Erasmus noi smetteremo di finanziarlo. Anzi, vi ricordo che il Consiglio federale stava già valutando l’ipotesi di rinunciare al finanziamento del programma” (vedi articolo allegato).

emmebi

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