ImmigrazioneMassa
05.05.2014 - 10:160
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Immigrazione di massa, ecco le richieste del Canton Ticino. Beltraminelli: “Così anticipiamo i tempi e ci tuteliamo”

Presentato il rapporto stilato dal gruppo di lavoro cantonale. Beltraminelli: “In Svizzera interna girano perizie giuridiche per escludere i frontalieri dall’applicazione, dobbiamo farci sentire!”

BELLINZONA  - “Un tema che ha unito il Cantone, e questo rapporto è un lavoro del Ticino per il Ticino e, anche se a livello federale percepiamo sempre più comprensione per la nostra situazione, siamo anche preoccupati dalle spinte che vorrebbero escludere i frontalieri dal testo.”  Ha introdotto con queste parole il ministro Paolo Beltraminelli il rapporto stilato dall’apposito gruppo di lavoro cantonale in seguito alla votazione del 9 febbraio sull’immigrazione di massa. 

Un gruppo trasversale formato da due Consiglieri di Stato (Zali e Beltraminelli) e dal Cancelliere Giampiero Gianella, dai consiglieri nazionali Regazzi, Carobbio Guscetti, Pantani e Abate, da partner sociali come AITI e UNIA e da specialisti accademici e dai servizi amministrativi del Cantone che, come ha tenuto a sottolineare il ministro Beltraminelli “hanno approvato il documento all’unanimità”. 

Le richieste Ticinesi 
La presa di posizione e i “desiderata” del nostro Cantone sono stati riassunti in 5 punti, dopo la premessa iniziale che riprende l’unicità della situazione ticinese dove il voto non è stato tanto contro l’immigrazione, ma contro il degrado del mercato del lavoro con le speculazioni messe in atto tramite assunzione di frontalieri e dai padroncini e lavoratori distaccati. 

Ma vediamo brevemente le richieste ticinesi e le spiegazioni fornite da Paolo Beltraminelli: 

1.    A favore di un approccio federalista armonizzato: “Non esiste un mercato del lavoro svizzero, ma tanti mercati cantonali, pertanto la Confederazione dovrebbe stabilire il quadro generale, ma i Cantoni devono avere dei margini di manovra che tengano conto delle diverse realtà locali. Per l'applicazione ci vuole dunque un po' più di federalismo”.

2.    Contingenti flessibili, basati sull’indice di scarsità: “I contingenti annui andranno definiti non in termini assoluti, ma dinamicamente e in base a tre indicatori, sviluppati in collaborazione con l’IRE (Istituto ricerche economiche ndr): 
-    grado di copertura: misura la copertura tra esigenze del mercato del lavoro e competenze offerte dai lavoratori
-    indicatore di scarsità: misura la scarsità di certi profili rispettivamente la sovrabbondanza di altri 
-    intervallo di flessibilità: facilità con la quale una certa esigenza specifica può essere assicurata da persone con una formazione diversa 
I tre indicatori saranno completati con dati come la disoccupazione di settore, il salario mediano, la quota parte di frontalieri e il principio di preferenza a svizzeri e domiciliati. 

3.    Lavoro nero e salvaguardia del mercato del lavoro: “le misure d’accompagnamento vanno mantenute e rinforzate e, qualora dovesse venire a mancare una base legale a causa del decadimento della libera circolazione, ne dovremo trovare una nuova. Inoltre è necessario rafforzare la Legge federale contro il lavoro nero (campo d’applicazione e sanzioni).

4.    Notificati e permessi di corta durata: “Innanzitutto va affermato con forza il principio della preferenza a svizzeri e domiciliati. Detto questo il testo parla degli stranieri che lavorano in Svizzera, pertanto non possono essere esclusi anche i padroncini e i distaccati, anche se il testo non ne parla esplicitamente e anche se probabilmente parte della Svizzera vorrà andare nella direzione opposta liberalizzando ancora di più questi permessi.”

5.    Contro la messa all’asta dei permessi o a un sistema a punti: “Con un simile sistema il Canton Ticino rischierebbe fortemente di venire penalizzato in virtù della forza di altri Cantoni e delle loro richieste, un rischio troppo alto e che potrebbe trasformarsi in beffa per il 68% dei ticinesi che hanno votato sì il 9 febbraio.”

Prossimi passi
Beltraminelli ha poi spiegato le future mosse sul tema previste dal gruppo e dal Consiglio di Stato, fornendo anche un’anticipazione: “È notizia di stamattina, il 16 maggio sono stato invitato a presentare la posizione del Canton Ticino in occasione della seduta del gruppo di esperti federali , che si occuperanno in particolare di discutere di frontalierato.”
Il documento elaborato dal gruppo di lavoro è stato invece spedito a Berna al coordinatore del gruppo che si occupa di accompagnare l’attuazione del nuovo articolo costituzionale, il direttore dell’Ufficio federale della migrazione Mario Gattiker. 

Beltraminelli ha anche spiegato che nel pomeriggio arriverà con ogni probabilità una presa di posizione del Consiglio federale che “consiglia” agli attori sociali di sedersi al tavolo con gli speculatori che inquinano il mondo del lavoro, con dumping e sfruttamento, per trovare soluzioni comuni: “No, noi non ci stiamo, in Ticino non vogliamo mediare con chi propone salari osceni e rovina il Cantone. Bisogna regolamentare” ha chiosato il direttore del DSS

La questione domiciliati
Nelle domande finali è stato più volte sottolineato dalla stampa come in realtà il testo non parli di domiciliati, bensì di svizzeri, ed è stato chiesto come la posizione del Ticino (che vuole invece inserirli ndr) possa conciliarsi con la posizione del resto della Svizzera che invece proprio contro l’immigrazione ha votato, e non contro frontalieri e padroncini: “L’iniziativa – ha detto ironicamente Beltraminelli – è talmente scritta bene che lascia spazio a qualsiasi interpretazione, per questo chiediamo le specificità cantonali come quella di considerare i domiciliati con permessi C, ma non i B, alla stregua degli svizzeri perlomeno in Ticino. In Svizzera c’è chi non vuole inserire i frontalieri e anche noi diciamo la nostra.”
E a chi faceva notare che però anche il 68% dei ticinesi ha votato un testo che non parlava di domiciliati il direttore del DSS ha risposto che “grazie a uno studio condotto dal politologo Oscar Mazzoleni su almeno 1'400 ticinesi intervistati dopo la votazione, è emerso chiaramente che chi ha votato sì lo ha fatto per combattere frontalieri, dumping e padroncini, e per tutelare chi qui ci vive, domiciliati di lungo corso compresi.”

I numeri dei contingenti 
Il ministro Beltraminelli ha risposto anche a chi chiedeva concretamente una cifra, o perlomeno un’indicazione, sui contingenti dei frontalieri in Ticino, oggi pari a quasi 60mila unità. “Finché non c’è la legge d’applicazione federale non ci sono i contingenti, non ha dunque senso parlare di cifre adesso e va anche spiegato che la cifra dalla quale partire con i ragionamenti verosimilmente non sarà 60mila, perché verrà considerata quella al momento dell’entrata in vigore della legge, non dell’approvazione dell’iniziativa. Ad ogni modo come spiegato le cifre dovranno essere flessibili e collegate alle necessità dei diversi settori.”

Infine Beltraminelli è tornato ancora sul “rischio beffa” relativo ai frontalieri per il Canton Ticino, sottolineando come in Svizzera non esista un tribunale costituzionale e dunque “se per decisione parlamentare i frontalieri dovessero essere esclusi dall’iniziativa, come vorrebbero alcuni Cantoni ‘forti’, nonostante il testo li contempli, non rimarrebbe che lo strumento del referendum, con le conseguenze che la posizione ‘debole’ del Ticino potrebbe avere. Per questo è stato fondamentale anticipare i tempi per cercare di tutelarci e fare sentire le nostre ragioni, ricordando che senza il voto ticinese l’iniziativa non sarebbe passata.”

dielle

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