CRONACA
La libertà non è star sopra un albero... 10 anni fa moriva il Signor G
Le tappe della straordinaria carriera di uno straordinario personaggio che ha fatto la storia della canzone italiana: Giorgio Gaber

MILANO - Giorgio Gaberscik, in arte Giorgio Gaber, moriva 10 anni fa, il 1° gennaio del 2003. Il Signor G, come lo chiamavano i suoi estimatori, era nato a Milano ed è stato uno dei più grandi cantautori italiani. Tra le sue canzoni più belle e famose, La libertà (nel video allegato).

Ecco una breve biografia tratta da Wikipedia.

La sua carriera da chitarrista inizia nel gruppo di Ghigo Agosti “Ghigo e gli arrabbiati”, formazione che nasce all'Hot Club di Milano; ed esordisce al festival jazz del 1954. Non si fa ancora chiamare “Gaber”: si presenta al pubblico con il suo vero cognome, Gaberscik. Dopo due anni di serate, tra musica leggera (per guadagnare) e jazz (per passione) entra nei Rock Boys, il complesso di Adriano Celentano, in cui al pianoforte suona Enzo Jannacci.

Nel 1957 il gruppo compare in televisione nella trasmissione abbinata alla Lotteria Italia Voci e volti della fortuna. Conosce in questo periodo Luigi Tenco, trasferitosi a Milano da Genova. Con lui forma il suo primo gruppo, così composto: Jannacci al pianoforte, Tenco e Paolo Tomelleri al sax, Gaber e Gian Franco Reverberi alla chitarra.

I Rocky Mountains Old Times Stompers (questo il nome completo del gruppo) si esibiscono nel celebre club milanese Santa Tecla. Gaber e Tenco compongono insieme alcuni brani, sviluppando parallelamente un'intensa amicizia. Tra il 1957 e il 1958 Gaber, Tenco, Jannacci, Tomelleri e Reverberi partecipano ad una tournée di Adriano Celentano in Germania.

Dopo i primi 45 giri, Gaber raggiunge il successo nel 1960 con il lento Non arrossire, con la quale partecipa alla Sei giorni della canzone; nello stesso anno incide la sua canzone più conosciuta tra quelle del primo periodo, La ballata del Cerutti, con il testo dello scrittore Umberto Simonetta.

L'anno prima ha conosciuto Sandro Luporini, pittore viareggino, che diventerà il coautore di tutta la sua produzione musicale e teatrale più significativa. Tra le prime canzoni scritte insieme, Così felice e Barbera e champagne. Le canzoni di maggior successo, Trani a gogò (1962), Goganga, Porta Romana (1963), fruttano a Gaber molte apparizioni televisive.

Durante gli anni '60 i testi della maggior parte di tali canzoni sono scritti da Umberto Simonetta. Gaber è attratto anche dalla canzone francese: ascolta gli chansonniers della Rive gauche parigina, cui riconosce uno spessore culturale, un'attenzione ai testi che manca nella musica leggera italiana. “Il mio maestro è stato Jacques Brel”.

Gaber, come Gino Paoli, Sergio Endrigo, Umberto Bindi, Jannacci e Tenco sono alla ricerca di un punto di equilibrio tra le influenze americane (rock e jazz) e la canzone francese. Lo trovano nella canzone d'autore in italiano.

Dopo un sodalizio sentimentale-artistico con la cantante e attrice Maria Monti (insieme avevano scritto Non arrossire), il 12 aprile 1965 Gaber sposa Ombretta Colli, allora studentessa di lingue orientali all'Università degli Studi di Milano.

Il 1970 è l'anno della svolta: Gaber rinuncia all'enorme successo televisivo e porta "la canzone a teatro" (creando il genere del teatro canzone). Si sentiva “ingabbiato” nella parte di cantante e di presentatore televisivo, costretto a recitare un ruolo. Lascia questo ambiente e si spoglia del ruolo di affabulatore. Il Gaber che tutti hanno conosciuto non c'è più: appartiene al passato. Riparte da capo e si presenta al pubblico così com'è.

Per questo crea il «Signor G», un personaggio che non recita più un ruolo: recita se stesso. Quindi “una persona piena di contraddizioni e di dolori”, un signore come tutti. “Il signor G è un signor Gaber, che sono io, è Luporini, noi, insomma, che tentiamo una specie di spersonalizzazione per identificarci in tanta gente”. Oltre a inventare un nuovo personaggio, crea un nuovo genere: lo spettacolo a tema con canzoni che lo sviluppano, inframmezzate da monologhi e racconti.

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