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Cronaca
14.08.2013 - 06:560
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

L'ombra delle BR su Locarno. Si allarga la polemica su 'Sangue': "Il Festival si scusi con le vittime"

Dopo la proiezione del film sull'ex brigatista Senzani, scatta un'interrogazione al Governo: "“Può spiegare come mai i contribuenti ticinesi debbano assistere a questo periodico e indecente uso di denaro pubblico?"

LOCARNO – Un altro film che fa discutere. Dopo Zone Umide, Sangue, co-prodotto dalla RSI, con protagonista l’ex brigatista Giovanni Senzani. Dopo aver espresso severi giudizi già ieri, dopo la visione, i deputati Fiorenzo Dadò (PPD) e Paolo Sanvido (Lega) hanno deciso di interrogare il Governo. Su alcuni principi, perché sulle scelte del Festival ha poco da dire. E tra le righe si legge una pesante critica ai vertici della rassegna cinematografica, ai quali chiedono di scusarsi con le vittime dell’ex terrorista.

Le domande sono le seguenti:

“A quanto ammonta la partecipazione finanziaria svizzera per la realizzazione di questo film sul terrorista Giovanni Senzani?”

“Il Consiglio di Stato può spiegare ai cittadini come mai i contribuenti ticinesi debbano assistere a questo periodico e indecente uso di denaro pubblico, con la compiacenza generale di chi li governa e di chi dirige il Festival?”

“Il Governo ritiene che grazie a questo film promosso e finanziato anche con soldi svizzeri, l’immagine culturale elvetica ne esca rafforzata e arricchita?”

“Non ritiene il Governo che le vittime del soggetto possano ritenersi offese ed ulteriormente ferite da questa rappresentazione del brigatista?”

“Non ritiene il Consiglio di Stato che le vittime superstiti del Senzani, private dei loro affetti più cari a causa sua, meritino delle pubbliche scuse da parte della direzione del Festival?”

Per cercare di rendere giustizia alla storia e soprattutto alle vittime – scrivono Dadò e Sanvido -, “occorre che venga messa in risalto un’ altra realtà, non quella edulcorata e insignificante che la sinossi del film mette in mostra, ma quella con la R maiuscola, impressa come stigmate nella storia di un popolo e sulle spalle delle vittime innocenti. Una realtà sanguinosa, che non si può ignorare e che, ancor più se si usa il soldo pubblico, meriterebbe di essere messa bene in luce, attraverso la parola di chi è rimasto, di chi deve portarsi sul groppo il pesante fardello, non, come nel caso in questione, raccontando gli ultimi patetici giorni di un vecchio carnefice che se ne sta sul mare con in braccia un bambino”. 

L’interrogazione riporta anche la lettera aperta che la figlia di Roberto Peci – nata dopo la morte del padre - scrisse tre anni fa a Senzani, tornato libero dopo 23 anni di carcere. Eccone alcuni brani. 

“Oggi Giovanni Senzani, l’assassino di mio padre, esce di galera. Sono passati tanti anni da quando questo signore si arrogò il diritto di processare un povero operaio davanti ad una telecamera, per poi condannarlo a morte in nome della giustizia proletaria. Quell’operaio aveva una moglie incinta che lo aspettava a casa e l’unica colpa di essere il fratello di Patrizio Peci, il grande pentito delle Br. Mi chiamo Roberta Peci e sono nata soltanto qualche mese dopo, nel dicembre del 1981”.

“Patrizio, il fratello di mio padre, si penti nel febbraio del 1980. Grazie alle sue rivelazioni finirono in carcere tantissime persone. Fu la fine delle Br, sia politicamente che militarmente. Uno dei capi, aveva ammesso che stavano sbagliando e si aprì una voragine. In molti seguirono il suo esempio”.

“Quando Senzani diventa il capo delle Br “Fronte delle carceri”, le Brigate rosse sono allo sbando e reagiscono come un lupo all’angolo colpendo senza criterio, seguendo più la logica della ritorsione che del movimento rivoluzionario”.

“Il professor Bazooka, come lo chiamavano i suoi compagni durante la militanza, non si è mai pentito o dissociato ma nonostante la condanna all’ergastolo ha saldato il suo conto con la giustizia dopo 23 anni”.

“A lui che si proclama uomo cambiato, rinato, faccio un invito, quello di incontrarmi e parlare, non per conoscere dettagli inediti della vicenda di Roberto, ma per avere risposta ad un enorme quesito. Io voglio che lei parli con me. Nessuno può cancellarle il peso dei suoi errori, ma se davvero lei è un uomo nuovo deve aiutarmi a capire il perché lei il 3 agosto del 1981, ha deciso di privarmi di mio padre!”

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