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LUGANO – Quando l’anno scorso lo incontrammo nel suo appartamento di Napoli, prima del secondo atto del processo Montecristo, che stava per iniziare al Tribunale penale federale di Bellinzona, Ciro Mazzarella, il “re del contrabbando”, disse: “Arrivai a Lugano nel 1990 per cambiare vita. E ho continuato a fare sigarette, perché era il mio mestiere. All’inizio stavo in una suite dell’albergo Eden. Poi presi casa, prima a Pregassona e poi a Canobbio, insieme al mio amore, Lina. Ma nel ’93 sono stato arrestato su mandato di cattura internazionale, accusato di aver organizzato un traffico di settecento chili di hascish. Non era vero, e alla fine sono stato assolto. Ma con quell’accusa l’Italia ha ottenuto l’estradizione e da lì è iniziata la mia odissea giudiziaria. Sono innamorato di Lugano e vorrei essere sepolto nel cimitero di Castagnola. Vorrei che quello fosse il mio posto per l’eternità”.
Ora, Mazzarella è protagonista di un libro-intervista, “Lo spallone” firmato dal giornalista Fabrizio Capecelatro - edito da Mursia, con la Prefazione di Peter Gomez - in cui Mazzarella, si racconta aprendo uno squarcio inedito sul mercato illegale delle sigarette e i rapporti con le multinazionali.
Racconta nel libro: “Non appena caduto il Muro di Berlino il contrabbando ha iniziato a finire per mancanza di sigarette. A quel punto non c’era più la necessità da parte delle multinazionali americane, e anche dello Stato, di realizzare fondi neri. Tutta la sovrastruttura illegale del contrabbando, creata durante la Guerra Fredda non serviva più, e di fatto venne smantellata, ma le persone che la componevano a quel punto hanno continuato a lavorare in proprio”.
“Lo Spallone” verrà presentato questa sera a Milano ed è un libro in cui si respira “sangue, tabacco e polvere da sparo”, come scrive Gomez nella prefazione e, che attraverso il racconto di o’ Scellone, ovvero lo Spallone - il soprannome di Mazzarella - illumina la zona grigia in cui il confine tra legale e illegale si fa indistinto fino a sparire.
“La tesi che sostiene Mazzarella ci obbliga a rileggere sotto una nuova luce tutto il fenomeno del contrabbando che, probabilmente, è stato il primo terreno in cui interessi illegali e ragion di Stato hanno fatto un patto”, dice Capecelatro.
Mazzarella racconta i suoi inizi nell’immediato Dopoguerra con il traffico di materiale dismesso dagli Americani, il riformatorio, le prime attività nel traffico di benzina e gasolio, per passare quindi al “mestiere delle sigarette” praticato già da suo padre.
Con la prima “paranza”, una sorta di società tra contrabbandieri, negli anni Sessanta Lo Spallone dimostra le sue capacità imprenditoriali: acquista una piccola nave e comincia a operare in proprio. È l’inizio di un’ascesa che lo porterà alla costruzione di un vero e proprio impero illegale: 200 miliardi di lire di giro d’affari, per un profitto netto di oltre 6 miliardi mensili, secondo la commissione d’inchiesta parlamentare del 1996.
La storia di Mazzarella - che dopo la caduta del Muro di Berlino esporta il suo impero in Svizzera progettando di aprire un marchio di tabacchi legale - si incrocia inevitabilmente con la guerra di camorra, con il patto con Cosa nostra e l’avvento dei colletti bianchi e della finanza criminale.
Ferito in un attentato nel 1981, arrestato più volte, mai pentito, Mazzarella vive oggi in regime di sorveglianza speciale nella sua casa di Napoli, rifiuta l’epiteto di boss di camorra con il quale lo indicano i magistrati e riserva per se quello di “guappo”, portatore di valori che non coincidono con quelli dello Stato che, dice, “non ho mai creduto potessero essere migliori dei miei”.
Nel libro di Capecelatro la storia dello Spallone scorre in parallelo a quella del contrabbando che sta conoscendo negli ultimi anni una nuova fortuna: a livello mondiale sono circa 660 miliardi le sigarette illegali in circolazione, di fatto la terza azienda del settore. Nella sola Italia il 10% delle sigarette è illegale, con un danno stimato di oltre 2 miliardi di euro annui per le casse dello Stato.
Crisi economica, inasprimento delle norme per la vendita ai minori, incremento della tassazione sui tabacchi lavorati sono le principali cause della ripresa. Con il fenomeno del contrabbando tradizionale cresce anche quello delle sigarette contraffatte (secondo la Philip Morris International l’80% delle sigarette sequestrate è contraffatto) che arrivano dalla Cina via Dubai per poi transitare dai porti del Tirreno, dello Ionio e dell’Adriatico verso i Paesi in cui prezzo e tassazione sono più alti. Perché come spiega lo Spallone a Capecelatro : “Dopo il petrolio, sono le sigarette a far girare l’economia mondiale: in fumo si bruciano un sacco di soldi”.