Il primo fra i comproprietari, all’epoca, della banca Wegelin e il secondo allora direttore della CIAL, sono stati oggi giudicati innocenti dal Tribunale penale di Como: cade quindi ogni loro implicazione nelle operazioni di riciclaggio con l'Italia
COMO – Erano oltre quaranta gli imputati nel processo di Como per il maxi-riciclaggio di denaro tra Italia e Svizzera, di cui sedici ticinesi. Al centro di questo traffico vi era in totale una somma di 31 milioni di euro provenienti, secondo le ricostruzioni, da evasione fiscale, appropriazione indebita o distrazione.
Tra gli imputati, fra consulenti di banche o agenzie finanziarie di Lugano e del Canton Ticino e un gruppo di corrieri di valuta, anche il banchiere Michele Moor, all’epoca dei fatti fra i proprietari della banca Wegelin, oggi pienamente assolto per non aver commesso il fatto, come ha dichiarato al Corriere del Ticino sottolineando che fin dall’inizio aveva sostenuto la propria innocenza: “Sono contento perché sono stati degli anni davvero spiacevoli, soprattutto per la mia famiglia”, ha aggiunto Moor.
Il pm incaricato del caso, Mariano Fadda, aveva invece chiesto per Moor una pena di un anno e 10 mesi per l’accusa di riciclaggio di denaro per almeno 100 mila euro. Il fatto risale al 13 aprile 2005, quando, stando a quanto ricostruito nel corso del dibattimento, alla Wegelin & Co di Lugano sarebbe giunta la somma ricavata, per l’accusa, da reati di appropriazione indebita aggravata e false comunicazioni sociali ai danni di una immobiliare milanese. Per la difesa però, i presupposti per l’accusa di riciclaggio erano inesistenti, dato che la somma arrivava da un altro istituto elvetico.
Ed è quest’ultima argomentazione a esser stata accolta e confermata nella sentenza di proscioglimento decisa oggi. Michele Moor è stato così pienamente assolto da ogni capo d’accusa e con lui pure un altro ticinese imputato a processo: Paolo Calastri, all’epoca direttore della banca CIAL di Lugano.
La sentenza del Tribunale di Como vede quindi una ventina di imputati prosciolti da ogni accusa. Mentre dodici, e alcune multe, sono state le condanne a pene detentive, che variano dai tre ai sette anni. Condanna quest’ultima inflitta a Nicola Bravetti, allora consulente della Banca Arner di Lugano, a cui, oltre ai sette anni di reclusione, è stata anche inflitta una multa da settemila euro.