La sezione GLRT replica alla lettera di un cittadino che li accusava di promuovere l'abuso di alcol e il disturbo della quiete pubblica
LOCARNO - I giovani liberali radicali locarnesi rispondono a una lettera pubblicata nelle scorse settimane dal Corriere del Ticino nella quale venivano tirati in ballo sulla questione delle aperture dei locali pubblici. Sostanzialmente accusati di promuovere uno smodato uso di alcol e disturbi alla quiete pubblica. Ecco la replica di GLRT al lettore di Locarno.
"Come Giovani liberali radicali non intendiamo certamente inneggiare all’abuso di alcool e al disturbo della quiete pubblica. Al contrario.
Ricordiamo perciò i tre punti principali del nostro ultimo articolo. Primo, vitalità: ci piacerebbe che Locarno e il Locarnese fossero una Città e una regione viva non solo negli orari d’ufficio. Secondo, libertà: vorremmo che le iniziative pubbliche e private non dovessero sempre temere di finire soffocate dai mille lacci burocratici che regolano e legano qualsiasi slancio a favore dell’offerta di animazione post-cena.
Il terzo punto è la responsabilità, e chiarisce i primi due. Scuotere le serate locarnesi dal loro torpore non coincide per forza con una diminuzione di vivibilità delle nostre vie o con l’attentato al sonno degli altri. Se abbiamo espresso qualche riga a favore di una vita locarnese che non si spenga dopo gli orari d’ufficio, non per questo puntiamo a vedere organizzato un festival della molestia. Il problema de baby-bevitori e di altre forme di disagio va ben al di là dei locali, la cui chiusura non aiuta certamente a risolvere problemi ben più profondi.
Inoltre, questo discorso assume secondo noi una forte connotazione generazionale. Gli adolescenti e i giovani adulti, nel Ticino di oggi, sono confrontati a una progressiva e corrosiva codificazione - imposta da altri - di ogni attività. Questi limiti, se ci limitiamo al tema del nostro intervento, stanno ostacolando sempre di più anche la ristorazione, scoraggiando e ostacolando l’apertura di quei ritrovi serali che le precedenti generazioni hanno potuto vivere con libertà e spensieratezza, e oggi ricordano con nostalgia… e spesso con tanta voglia di rimetterci piede, se fosse di nuovo possibile.
Un po’ di sana tolleranza, perciò, farebbe bene a tutti: residenti di ogni età, turisti, operatori economici. Le città di ogni parte del Pianeta stanno cercando di superare il modello dei “ghetti funzionali”, e speriamo che anche il Ticino possa capire quanto opportuno sia questo ritorno alla mescolanza: di giovani e anziani, di ceti sociali, di attività economiche. L’obiettivo è che i centri cittadini restino - per definizione - luoghi dinamici e di vitalità. A meno che il locarnese voglia seguire la rotta tracciata da Bellinzona, dove il confine tra “tranquillità” e “desolazione” è ormai sfumato da tempo".