L’azienda raggiunge l’apice nelle modalità di lavoro imposte agli interinali, ma i fissi non navigano in acque migliori. Bersaglio del sindacato anche le autorità, che si perdono in plausi per il gettito fiscale prodotto dall’azienda
MANNO – Sul portale denunciamoli.ch, UNIA smaschera oggi un nuovo grave caso di dumping svelando il ‘marcio’ che si cela dietro “al concetto di lavoro moderno secondo il settore del lusso”. Concetto, manco a dirlo, applicato “in barba alla debole Legge sul lavoro (LL) e alle sue ordinanze”.
Bersaglio della denuncia è la Luxury Goods Logistics, spesso osannata, come non manca di far notare criticamente il sindacato, in quanto maggior contribuente ticinese. “Le condizioni di lavoro di decine di persone non contano. Come non conta la sofferenza occasionata a queste lavoratrici e lavoratori. E altrettanto poco importante è che oggi, grazie al sistema di sgravi permessi dal sistema fiscale elvetico, questa multinazionale del lusso paga proporzionalmente meno tassi dei suoi stessi lavoratori sottopagati. L’importante è intascare i soldi”.
Se infatti, scrive Unia, "il centro di Sant’Antonino è presentato come uno dei più grandi, moderni ed ecologici centri logistici europei (ndr. il riferimento alla recente inaugurazione avvenuta anche alla presenza delll autorità comunali e cantonali), esso nasconde un’altra caratteristica decisamente meno positiva: in questo sito, come anche a Bioggio, la Luxury Good sperimenta e applica le più moderne forme di precariato, di ultra flessibilità e di ricerca della massima produttività. In altre parole, dietro la logistica del lusso si cela un mondo del lavoro imperniato sullo sfruttamento più duro. Il tutto gestito grazie a un controllo “poliziesco” delle maestranze impiegate. Un vero moderno campo di lavoro…"
L’acredine del sindacato è ben comprensibile alla luce degli elementi denunciati. A cominciare dai salari. Unia spiega che alla Luxury Good il principio è che la stragrande maggioranza del personale fisso sia assunto al 70%. I salari in tutti e tre gli stabilimenti ticinesi possono variare tra i 2’700 e i 2’300 lordi per 13 mensilità, con una tendenza verso quest’ultima cifra. Perciò, aggiunge Unia, “con salari da fame di questo genere, non deve sorprendere se i frontalieri rappresentano il 90% (se non il 95%) della forza lavoro mobilitata. Ancora una volta quindi non possiamo risparmiarci dal rilevare come siano i padroni delle imprese a comprimere verso il basso gli stipendi e non i lavoratori d’oltreconfine".
La modalità del 70% però, prosegue il sindacato, non garantisce nemmeno la magra consolazione, rispetto al salario “da fame”, di poter contare su una settimana ‘corta’ (con la garanzia cioè di un giorno e mezzo libero). Macché, incalza Unia, “sarebbe troppo bello e troppo facile”.
Nel contratto di assunzione, spiega il sindacato, “figura che il 70% è spalmato «secondo il piano di lavoro stabilito dalla Direzione». Nel “regime Luxury Good” ciò significa una sola cosa: massima flessibilità e disponibilità. Esageriamo? No. La società si permette di comunicare, via sms, entro le 21.00 di sera se il giorno successivo l’operaio dovrà lavorare, come anche l’orario d’inizio e la sede (una delle tre). Le fotografie degli sms spediti (ndr. visibili anche a corredo della denuncia sul portale di Unia) a un operaio dimostrano come questa pratica sia reale, ripetitiva e, dunque, sistematica. Prassi confermata da tutti i lavoratori con i quali abbiamo potuto discutere".
Ciò non bastasse, ulteriore prova è nel regolamento stipulato tra Luxury Good Logistics (L.G.L) e l’agenzia interinale WS Work Services, dove si dice esplicitamente che «giornalmente gli orari lavorativi potranno subire delle modifiche secondo i piani lavorativi stabiliti da LGL. Ogni sera, entro le 21, riceverete un SMS sul vostro cellulare con gli orari d’ingresso; in caso di problemi a recarsi al lavoro rispondere solo via messaggio, sarete contattati da un consulente in caso di comunicazioni importanti. Disponibilità e massima flessibilità per tutte le sedi di Stabio, Novazzano, Bioggio, Agno, Balerna, Vedeggio, San Martino e in futuro S. Antonino».
E se il grado di flessibilità richiesto ai dipendenti non avesse ancora raggiunto il suo picco, ad aggiungerci il carico da novanta sono gli orari di lavoro, “ben 11! Sono le 20.30 di sera. Domani lavoro? A che ora inizio? Alle 6.00 (orario 1), alle 6.30 (orario 2), alle 7.00 (orario 3), alle 8.00 (orario 4), alle 9.00 (orario 5), alle 10.00 (orario 6), alle 11.00 (orario 7), alle 12.00 (orario 8), alle 13.00 (orario 9), alle 14.00 (orario 10), alle 15.00 (orario 11). Questo è il dopo-lavoro realistico di molti impiegati del gruppo Luxury Good”.
A queste condizioni, commenta il sindacato, “è facilmente comprensibile come la maggioranza della forza lavoro usata dal gruppo Luxury Good sia giovane, senza incombenze famigliari. In maniera più generale, la regola è che il personale sia a totale disposizione del gruppo, senza concessioni per la vita privata e famigliare. Questo è il concetto di lavoro moderno secondo il settore del lusso… in barba anche alla debole Legge sul lavoro (LL) e alle sue ordinanze".
Queste condizioni, si ricorda, valgono per i lavoratori fissi, per quelli interinali quindi la situazione non può che peggiorare. E infatti, continua Unia, “se già i lavoratori fissi sono “flessibilizzati” a pieno regime, quelli interinali sono alla completa mercé della direzione del gruppo Luxury Good".
Anche per loro “il grado d’impiego del 100% è una chimera. Anche il 70%. Infatti, sembra essere prassi comune quella di stipulare dei contratti per un grado d’impiego del 30% calcolato su una settimana di 40 ore, per un salario di 19,20 franchi lordi. La finalità di questa tipologia di contratti – grado di occupazione basso – risiede nel disporre a proprio piacimento di una forza lavoro predisposta a seguire in maniera precisa i picchi della produzione, garantendo, invece, un minimo di ore da lavorare quando i bisogni produttivi ridiscendono".
In sostanza, aggiunge Unia nel chiarire le finalità dell’escamotage adottato, “le ore da contratto devono essere, per legge, retribuite, indipendentemente se vi sia lavoro oppure no. Si chiama rischio aziendale. Il gruppo Luxury Good, con i contratti al 30%, riduce fortemente questo rischio, per non dire che lo annulla. Non contenta di assicurare solo 48 ore al mese all’interinale, la società, in alcuni casi, non rispetta neppure tale obbligo legale, impiegando e remunerando il lavoratore in questione, per esempio, per sole 24,8 ore mensili. All’inverso, quando la produzione lo richiede, la società carica il lavoratore con 180 ore di lavoro mensili, pagate normalmente in quanto il lavoro straordinario inizia sopra le 200 ore. Ciò significa massima disponibilità, massima flessibilità e massima redditività. E massimo sfruttamento. Naturalmente, anche per gli interinali valgono le convocazioni via sms spedite la sera per il giorno dopo".
Ma non è tutto. Proprio sugli interinali "il gruppo Luxury Good ha affinato il sistema per estrarre – sì, proprio come gli agrumi! – dagli interinali il massimo grado di produttività. In certi giorni, la società convoca un numero di interinali, diciamo 50, di cui solo 30 saranno mantenuti in loco. I 50 interinali sono messi al lavoro. Grazie a un sistema di controllo elettronico, la ditta riesce a calcolare in tempo reale la produttività di ogni interinale, per esempio misurando il numero di pacchi confezionati. Dopo un’ora su un tabellone gigante è stilata la graduatoria della produttività di tutti i 50 interinali. Gli ultimi sono 10 sono rispediti a casa. Dopo un’altra ora di lavoro, ecco un’altra classifica dei 40 interinali rimasti. Gli ultimi 10 sono anch’essi rinviati al proprio domicilio. In questo modo, Luxury Good ha selezionato dal mazzo i “migliori” 30 lavoratori interinali in base alle loro capacità produttive. Crediamo che non sia difficile immaginare cosa significhi per gli interinali implicati questo sistema, che ricorda i giochi dei gladiatori al Colosseo: Luxury Good ha portato all’esasperazione la messa in concorrenza dei lavoratori, nell’obiettivo di ottenere la massima redditività. Non ci sono limiti alla ricerca del tasso di sfruttamento più elevato, condizione per realizzare profitti all’altezza delle aspettative dell’azionariato".
La lista dei soprusi a cui l’azienda avrebbe costretto i suoi dipendenti, interinali e non, prosegue ancora. E il sindacato chiude rivolgendo la sua bordata contro le autorità che si limitano a plaudere il gettito fiscale prodotto dalla Luxury, senza guardare agli effetti negativi per il cantone (inquinamento) e i lavoratori.
“Quanto descritto è il lato meno brillante del lusso. L’importante è attirare questi grandi gruppi e intascare il gettito fiscale derivante dal loro insediamento. A questo proposito, si è sbandierato ai quattro venti come il gruppo Luxury Good sia il maggior contribuente ticinese, con circa 50 milioni di franchi versati tra comuni, cantone e Confederazione. Che cifra! Peccato che senza gli sgravi permessi dal sistema fiscale elvetico (grazie allo statuto di “società principale”), il gruppo Luxury Good avrebbe pagato almeno il doppio. Oggi questa multinazionale del lusso paga proporzionalmente meno tassi dei suoi stessi lavoratori sottopagati. Ma sono considerazioni marginali, superficiali e ideologiche. L’importante è intascare soldi. Come, lo spiega il sindaco di Sant’Antonino e futuro candidato al Consiglio di Stato per il Partito liberale radicale ticinese (PLR), l’onorevole Christian Vitta: «Questo è un centro pulsante di scambi di ogni genere, rivolti a una clientela importante, che può spendere. Molti vantaggi però vanno a chi non abita nel nostro Comune e nemmeno nel Cantone, ma mi rendo conto dei vantaggi fiscali che questa realtà comporta»”.
“Continuiamo pure a portare soggetti economici grazie alla possibilità di imporre bassi salari e condizioni indegne, soggetti che creano un basso valore aggiunto ma un elevato carico sociale e ambientale – chiosa il sindacato –. Al signor Mordasini e all’AITI – della quale Luxury Good International SA è membro dal 1999 – chiediamo una piccola valutazione della situazione. Sempre che il caso da noi denunciato non sia “vecchio e già conosciuto”… la risposta da loro preferita per liquidare i casi da noi presentanti, naturalmente senza mai entrare nel merito del problema: com’è possibile tollerare condizioni di lavoro di questo genere?"