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Cronaca
18.09.2015 - 07:220
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Ghisletta e Bang sulle barricate: "Stop ai permessi per lavoratori distaccati e indipendenti! È un settore dove regna il dumping salariale"

La mozione dei due socialisti: "I residenti fino a 90 giorni annunciati in Svizzera sono passati da 12’000 unità a tempo pieno nel 2005 a ben 27’000 unità a tempo pieno nel 2014 (226’000 persone)"

BELLINZONA – I deputati socialisti Raoul Ghsletta ed Henrik Bang hanno presentato una mozione con la quale chiedono lo stop immediato alle autorizzazioni per i lavoratori distaccati e per gli indipendenti.
Ecco il testo dell’atto parlamentare.

1. L’insostenibile situazione dei lavoratori distaccati

Il  23 giugno 2015 è apparso l’undicesimo rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione europea, che indica come la Svizzera sia il secondo paese d’immigrazione in Europa (dopo il Lussemburgo). 
Nel nuovo rapporto si rilevano problemi di dumping salariale tra gli stranieri residenti di corta durata e tra i frontalieri.
Colpisce in particolare il problema dei lavoratori distaccati. I residenti fino a 90 giorni annunciati in Svizzera sono passati da 12’000 unità a tempo pieno nel 2005 a ben 27’000 unità a tempo pieno nel 2014 (226’000 persone). Il salario mediano di queste categorie nel 2012 è del 24% inferiore rispetto al salario mediano globale. Considerando che non di rado queste categorie di lavoratori, una volta rimpatriate, rinunciano ad una parte del salario ufficiale ottenuto in Svizzera, retrocedendola alla ditta estera, c’è veramente da preoccuparsi per gli effetti indiretti sui lavoratori residenti e per la concorrenza sleale che giocano ai danni delle imprese indigene socialmente corrette.
Il rapporto del Segretariato di Stato dell’economia sulle (insufficienti) misure d’accompagnamento, apparso lo scorso 5 maggio 2015, indica dal canto suo una crescita dei fenomeni di dumping salariale in tutta la Svizzera. In particolare segnala importanti percentuali di infrazioni nei settori coperti da convenzioni collettive di lavoro estese (nel 2014 quasi il 30% delle imprese controllate non le rispettava, mentre l’anno precedente il tasso era del 25%). I settori caldi per il dumping sono i settori dell’orticoltura, dei servizi sociosanitari/servizi domestici, del commercio e dell’informatica. Infine il mancato rispetto dei minimi salariali è stato di ca. il 30% per imprese e lavoratori distaccati, a conferma della problematicità del segmento. I sindacalisti che si occupano del settore ritengono in realtà che gli abusi salariali si avvicinino al 100%, proprio per i fenomeni di retrocessione salariale in patria di cui sono vittima i lavoratori distaccati, che devono accettare se vogliono continuare a lavorare per il datore di lavoro estero.

Il segretario sindacale UNIA Enrico Borelli ha dichiarato in proposito: “Le buste paga sono apparentemente regolari, però la maggior parte delle volte i titolari delle ditte si fanno restituire dai loro operai parte dei salari, o pretendono che lavorino gratuitamente in Italia per qualche tempo in modo da recuperare una quota del maggior salario versato a chi ha operato sui cantieri ticinesi”. Se avessimo la possibilità di scambiarci i dei dati fiscali e sui contributi sociali con l’Italia potremmo scoprire chi bara, aggiunge." http://www.liberatv.ch/articolo/22104/dopo-il-caso-lac-borelli-di-unia-lancia-lallarme-sul-mercato-del-lavoro-situazione. Per Enrico Borelli la situazione in Ticino è disperata: è in atto una “sistematica violazione di regole e leggi” e “non c’è un solo lavoratore distaccato da ditte estere che venga realmente pagato secondo i nostri livelli salariali”. “Stiamo assistendo a un imbarbarimento delle condizioni di lavoro. Siamo confrontati con distorsioni pesantissime sul mercato e con la perdita totale di un approccio minimamente etico da parte del padronato”. Nel terziario ci sono “stipendi tra i mille e i duemila franchi al mese – dice -. Siamo di fronte a una situazione salariale che produrrà disastri economici e sociali soprattutto nel medio e lungo periodo”.

Per quanto riguarda i distaccati, gli ha fatto eco Vittorino Anastasia, direttore della Società svizzera impresari costruttori (SSIC), sezione Ticino. “Purtroppo nemmeno i numerosi controlli effettuati dagli ispettori preposti dell’AIC riescono a individuare irregolarità poiché o il salario ai lavoratori o viene in un primo tempo versato su base svizzera e poi perequato un volta il lavoratore rientra in Italia, o viene direttamente compensato conteggiando meno ore (circa la metà) di quelle effettivamente prestate. Il controllo delle ore è praticamente impossibile da effettuare. Richiederebbe un ispettore fisso per una settimana sul cantiere! La ditta può così dimostrare nero su bianco che al lavoratore viene corrisposto il salario minimo. Inoltre l’operaio distaccato percepisce il medesimo salario come se avesse lavorato in Italia e quindi non ha veri motivi finanziari per protestare e infine il datore di lavoro italiano probabilmente non si sente nemmeno tanto fuori posto, poiché corrisponde al suo dipendente il salario usuale!”. 

Sindacati e padronato concordano quindi sul fatto che i controlli non sono sufficienti e che il tasso di abusi per i distaccati è praticamente del 100%.
Basandosi sull'art.8 della legge federale sui lavoratori distaccati e sul fatto che la quota di abusi è elevatissima, si può chiedere in introdurre l'obbligo sistematico di trasmettere i dati all’autorità fiscale e assicurativa estera.
L’unico sistema per contrastare il fatto che un lavoratore tornato in Italia o in altri paesi UE debba restituire una parte del “falso” salario dichiarato in Svizzera è avere la garanzia che il salario sia dichiarato all’autorità fiscale estera e agli istituti che prelevano gli oneri sociali esteri.

2. Indipendenti esteri

È molto verosimile che la grande maggioranza degli indipendenti esteri (prestatori di servizi indipendenti, cioè titolari di un’azienda estera o lavoratori indipendenti esteri) attivi per un committente (persona fisica o giuridica) in Ticino non paghino gli oneri fiscali e assicurativi in Italia: nel settore del giardinaggio, della falegnameria, delle piastrelle, degli idraulici, ecc. le loro offerte sono fino al 50% inferiori a quelle locali. Legalmente essi non sono tenuti da a rispettare salari svizzeri. Non stupisce pertanto che in gran parte del Cantone la situazione sia ormai fuori controllo.

3. Proposte della mozione

Il Canton Ticino deve lanciare un segnale forte contro il degrado totale dei segmenti lavorativi citati al fine di ripristinare condizioni di lavoro normali, che cessino di essere ostaggio del caporalato e  di altre forme di sfruttamento dei salariati, come pure della violazione sistematica del diritto del lavoro e delle regole della concorrenza leale.
Con la presente mozione si chiede quindi al Governo che:

per il lavoro distaccato

1a)     sospenda immediatamente il rilascio di permessi per il lavoro distaccato, constatata la sistematica violazione delle condizioni di lavoro vigenti in Ticino e la sistematica concorrenza sleale con le ditte residenti in Ticino; 

1b) consenta il lavoro distaccato unicamente se gli vengono fornite le necessarie autorizzazioni, da parte dei lavoratori distaccati, a trasmettere alle autorità fiscali e assicurative estere i dati salariali e ogni altro elemento utile;

per gli indipendenti esteri

2a)  sospenda la possibilità di svolgere in Ticino dei servizi da parte di lavoratori indipendenti esteri, costatata la sistematica concorrenza sleale con le ditte residenti in Ticino;

2b) consenta servizi svolti da indipendenti esteri, unicamente se vi sono le necessarie autorizzazioni da parte loro a trasmettere alle autorità fiscali e assicurative estere il contratto di servizio concluso con il committente in Ticino e ogni altro elemento utile.

 

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