BELLINZONA – È un giallo dai contorni ancora da chiarire, ma i cui tasselli stanno dando forma a un mosaico tra il rocambolesco e l’inquietante. In questi giorni sono scattati due nuovi arresti per il sequestro di persona finalizzato all’estorsione avvenuto il 3 settembre a Lugano (leggi qui). La vittima è un imprenditore ticinese che vive in Collina d’Oro e ha interessi turistici e immobiliari nell’Oceano Indiano.
Le manette sono scattate ai polsi della gerente del ristorante Varano di Bellinzona, una cinquantenne di Mesoraca, e di un trentenne ex calciatore franco-algerino che vive in Ticino senza permesso di soggiorno. L’uomo, qualche anno fa, ha giocato nel Bellinzona calcio e attualmente abitava nell’appartamento della titolare del Varano. I due hanno giocato il ruolo di basisti per il quartetto che ha tentato l’estorsione ai danni dell’imprenditore.
Ma il mondo del calcio c’entra con questa strana storia anche per un altro aspetto. Gli inquirenti sono giunti alla cinquantenne e al trentenne attraverso la targa di un’auto che è stata filmata all’interno dell’autosilo di Lugano il giorno del sequestro di persona. L’auto appartiene a una società di cui è amministratore unico un noto ex giocatore di calcio. Quest’ultimo, che in questa vicenda è vittima senza alcuna responsabilità, aveva noleggiato la vettura alla titolare del Varano, amica sua, che si era assunta le quote del leasing. La donna non ha trovato nulla di meglio da fare che prestarla a sua volta ai malviventi. Con quella macchina i quattro sono andati a casa dell’imprenditore, l’hanno sequestrato e l’hanno poi seguito fino nell’autosilo di Piazza Castello, davanti al Palazzo dei Congressi. Scopo dello spostamento era raggiungere la banca per effettuare il prelevamento oggetto di estorsione.
L’imprenditore era a bordo della sua Smart, accompagnato da uno dei banditi, quello che il giorno stesso è stato arrestato dalla polizia nei sotterranei del posteggio. Si tratta di un francese senza documenti che è stato nel frattempo identificato.
L’imprenditore era nel frattempo riuscito ad avvertire la polizia che ha circondato l’autosilo. Vista la malparata, i tre complici, a bordo dell’auto intestata alla società ticinese, sono fuggiti. Ma grazie alla videosorveglianza gli inquirenti hanno messo un nuovo tassello al mosaico.
In ogni caso il quartetto di sequestratori ha avuto un ruolo di pura manovalanza. Il mandante, o i mandanti, del tentativo di estorsione – si parla di circa 3 milioni di dollari – vivrebbero nello Sri Lanka.
emmebi