Da molto tempo ormai ci pare di osservare una comunità pavida, confusa, con poco orgoglio, quasi imprigionata nella vergogna di rivendicare se stessa. Se chi dovrebbe essere in prima linea nel proporre un modello di società fortemente alternativo rispetto all’attuale, difende i suoi valori e sulle sue battaglie fondamentali con un ruggito belato, è lecito chiedersi se questa voce abbia ancora una ragion d’essere
Sono ateo. Sinceramente ateo. E neppure i convinti tentativi di agnosticismo sono fin qui andati a buon fine. Non sono perciò assolutamente in grado di suggerire a congregazione di uomini di fede, spunti e percorsi riformisti per le loro comunità. E me ne guardo bene: in troppi, tra noi senza dio, pretendono con arroganza di indicare mutazioni a una chiesa a cui non appartengono né hanno la minima intenzione di appartenere.
La vorrebbero più aperta ai gay, alle donne che devon poter dir messa come i maschi, ai divorziati, ai preservativi, agli aborti, all’eutanasia.
A me della chiesa - dei suoi riti, delle sue regole, dei suoi meccanismi di funzionamento - non importa nulla. Zero. Non facendo parte del club, non intravvedo un solo motivo per metterci il naso. Si regolino come meglio credono. Cavoli loro, insomma.
Sono ateo ma sono imbevuto di cultura cristiana. Non per meriti o colpe particolari. Semplicemente sono cresciuto qui, in Occidente, in Europa, e le fondamenta di questa antichissima casa sono state impastate anche con il cristianesimo. E la chiesa, nel bene e nel male, ha avuto un ruolo determinante nell’edificazione e nello sviluppo della società occidentale. Chi lo nega è solo ignorante.
Fa molta tendenza, negli ultimi anni, cannoneggiare contro la radice cristiana dell’Europa. È molto più semplice richiamarsi ad altri valori fondativi del Continente, come quelli che abbiamo ereditato dalla cultura greco-romana o dall’illuminismo (quest’ultimo, peraltro, entrato fortemente in crisi perché stravolto dalla dittatura dei consumi a scapito della sua grande forza, che era il dubbio, la coscienza critica: vittima del suo stesso dio). Bisogna ammettere che, in questo processo disgregativo, la chiesa come istituzione ci ha messo molto del suo. La pedofilia è il vero tumore che si sta mangiando questa organizzazione millenaria, allontanando dalla croce, e dai suoi vicari, milioni di persone in tutto il mondo. È un dato di fatto, non un giudizio.
Le conseguenze della crisi del cristianesimo ricadono però su tutto l’Occidente. Qualcuno ha ingenuamente creduto che amputando quell’arto, la società europea potesse continuare a correre come prima. Più di prima. Che straordinaria sciocchezza!
E invece, come ovvio, si è creato un vuoto. E siccome ogni forma di natura non contempla i vuoti, quello spazio è stato riempito dalla forza più forte e aggressiva: il mercato e i suoi denari. E quest’altro tumore, che non porta in dote valori ma obbiettivi da raggiungere costi quel che costi, si è radicato anche nel resto del corpo occidentale, corrompendo anche il resto delle cellule valoriali che avevamo ereditato dai nostri antenati.
Il risultato è questa specie di automa che è oggi l’uomo occidentale comune. Convinto di potersi comprare tutto, trasformando i propri desideri in diritti universali, e senza sentirsi parte di nulla se non del proprio sconfinato individualismo mentecatto e suicida.
In questi giorni, dopo la drammatica chiusura del Giornale del Popolo, si è discusso molto dell’importanza di avere una voce cattolica nella società ticinese. Sono il primo ad esserne convinto ma dubito sul fatto che siano i cattolici stessi ad avvertire questa necessità.
Da molto tempo ormai ci pare infatti di osservare una comunità pavida, confusa, con poco orgoglio, quasi imprigionata nella vergogna di rivendicare se stessa. Può darsi che dopo secoli di schiacciante maggioranza, sia più complicato del previsto scoprirsi minoranza, in casa propria. Il passaggio dal Governo all’opposizione è sempre traumatico per chiunque abbia una lunga storia di potere alle spalle. Ma se chi dovrebbe essere in prima linea nel proporre un modello di società fortemente alternativo rispetto all’attuale, difende i suoi valori e le sue battaglie fondamentali con un ruggito belato, è lecito chiedersi se questa voce abbia ancora una ragion d’essere.
I temi, del resto, non mancherebbero. Anzi quello attuale è forse uno dei tempi più propizi, per opporsi con il dovuto vigore a certe derive. Dalla cultura della morte che ha soppiantato quella della vita, all’incultura degli uteri in affitto e dei bambini à la carte. Dal pensiero gender che mira addirittura alla cancellazione dei sessi, all’enorme questione islamica con cui giornalmente siamo confrontati. Da una scienza senza coscienza che gioca senza ormai più ritegno a fare dio, al dominio della tecnologia e delle macchine sulla vita degli uomini. Fino alla dittatura del mercato che cancella le persone.
Una voce che facesse un’opposizione dura e originale a tutte queste derive, potrebbe forse rivitalizzare il mondo cattolico ed interessare anche chi non ha il dono della fede. Una scontata recita dell’attualità, attraverso evanescenti precetti evangelici da libro cuore, non potrà che continuare ad appiattire la cultura cristiana fino a soffocarne definitivamente il respiro.