L'attrice si è spenta oggi a 91 anni nella sua villa di Saint-Tropez

La morte di Brigitte Bardotl spentasi oggi, 28 dicembre, a 91 anni nella sua villa di Saint-Tropez, segna la fine di una delle figure più emblematiche del Novecento europeo, un personaggio che ha attraversato cinema, costume, politica e immaginario collettivo lasciando un’impronta profonda e spesso controversa. Attrice, icona di bellezza, simbolo di emancipazione femminile e, nella seconda parte della sua vita, militante radicale per la difesa degli animali, Bardot è stata molto più di una star: è stata un fenomeno culturale capace di incarnare, nel bene e nel male, le contraddizioni del suo tempo.
Nata a Parigi il 28 settembre 1934 in una famiglia borghese e severa, Brigitte Bardot cresce in un ambiente disciplinato che la spinge fin da giovanissima verso la danza classica. Studia balletto con rigore e sogna una carriera da étoile, ma il destino prende presto un’altra direzione. La sua bellezza precoce, insolita e naturale, la porta a posare per alcune riviste di moda e, ancora adolescente, a entrare nel mondo del cinema. Il debutto avviene nei primi anni Cinquanta, in ruoli inizialmente secondari, quando il cinema francese è ancora dominato da modelli femminili tradizionali e da una recitazione convenzionale.
La svolta arriva nel 1956 con Et Dieu… créa la femme di Roger Vadim. Il film è uno scandalo e un successo planetario. Bardot interpreta una giovane donna libera, sensuale, indomabile, che rifiuta le regole morali e sociali imposte. La sua danza, il corpo esibito senza pudore, la spontaneità quasi selvaggia della recitazione rompono definitivamente con l’immagine femminile dominante dell’epoca. Da quel momento Brigitte Bardot diventa un mito globale. Hollywood la osserva con curiosità e timore, l’Europa la celebra, la censura la teme. Nasce la “BB-mania”: milioni di donne imitano i suoi capelli sciolti, le ballerine, i pantaloni a quadretti, mentre gli uomini la consacrano a simbolo erotico assoluto.
Negli anni successivi Bardot lavora con alcuni dei più importanti registi del cinema europeo, da Louis Malle a Jean-Luc Godard, passando per Henri-Georges Clouzot. Film come La vérité, Le Mépris, Viva Maria! mostrano una maturazione artistica spesso sottovalutata, perché oscurata dall’immagine pubblica. In particolare Il disprezzo di Godard la consegna alla storia del cinema come figura tragica e moderna, sospesa tra desiderio, incomunicabilità e solitudine. Dietro l’apparente leggerezza, Bardot porta sullo schermo una fragilità reale, un’inquietudine che riflette anche la sua vita privata.
La sua esistenza sentimentale è tormentata, segnata da matrimoni falliti, relazioni burrascose, depressioni e tentativi di suicidio. La fama mondiale, anziché proteggerla, diventa per lei una gabbia. Brigitte Bardot rifiuta progressivamente il sistema dello spettacolo, i compromessi dell’industria cinematografica, l’esposizione mediatica continua. Nel 1973, a soli 39 anni, prende una decisione radicale: lascia il cinema e si ritira dalle scene, nel pieno della notorietà, scegliendo una vita appartata nella sua casa di Saint-Tropez.
Da quel momento inizia una seconda vita, forse ancora più controversa della prima. Bardot si dedica completamente alla causa animalista, fondando nel 1986 la Fondazione Brigitte Bardot per la protezione degli animali. La sua battaglia è totale, senza mediazioni, spesso brutale nei toni. Denuncia la caccia, l’allevamento intensivo, la vivisezione, i macelli, diventando una delle voci più radicali del movimento animalista europeo. Questa militanza, tuttavia, si accompagna nel tempo a prese di posizione politiche durissime, soprattutto in materia di immigrazione e islam, che le costano numerose condanne giudiziarie per incitamento all’odio razziale e la trasformano in una figura divisiva, capace di suscitare ammirazione e repulsione con la stessa intensità.
Negli ultimi decenni Bardot vive lontana dai riflettori, circondata dagli animali che ha salvato e difeso per tutta la vita. Rifiuta interviste, apparizioni pubbliche, celebrazioni ufficiali, mantenendo fino alla fine un atteggiamento di rifiuto nei confronti di un mondo che sente estraneo. Rimane però una presenza costante nell’immaginario collettivo, citata, studiata, imitata, discussa. La sua immagine continua a rappresentare un’idea di libertà assoluta, di ribellione istintiva, di femminilità non addomesticata.
Con la sua scomparsa si chiude una storia irripetibile, quella di una donna che ha incarnato la rivoluzione dei costumi prima ancora che fosse teorizzata, che ha pagato un prezzo altissimo alla propria libertà e che ha scelto di vivere secondo regole tutte sue, senza mai cercare giustificazioni o redenzioni. Brigitte Bardot resta una figura complessa e scomoda, impossibile da ridurre a icona o a caricatura, specchio di un secolo che ha esaltato e distrutto i suoi miti con la stessa ferocia.