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12.06.2013 - 08:230
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Libera circolazione, la SECO al Governo ticinese: "Spetta a voi combattere la disoccupazione"

Parla il funzionario Peter Gasser: "I salari in Ticino sono cresciuti. E la situazione ticinese non è cambiata molto da quando è entrata in vigore la libera circolazione delle persone"

BERNA/BELLINZONA - Ieri la SECO, la Segreteria di Stato dell'economia, ha tracciato un bilancio sugli effetti dell'accordo di libera circolazione tra la Svizzera e l'Unione Europea. Un bilancio più che positivo, anche per il Ticino. Stando alla SECO, infatti, la libera circolazione delle persone ha “ampiamente” contribuito alla crescita dell'economia e dell'impiego in Svizzera ed è stata bene assorbita dal mercato del lavoro elvetico, con ripercussioni negative minime per la manodopera indigena e per i salari. Di più: le misure d'accompagnamento funzionano bene e hanno frenato l'abbassamento dei salati più bassi.  E tutto questo vale anche per i cantoni di frontiera, a cominciare dal Ticino.

Le tesi dello studio della SECO sono state prese con punte di sconcerto nel nostro Cantone. In una lunga intervista al portale della RSI, il capo del settore libera circolazione delle persone e relazioni di lavoro Peter Gasser, sviluppa i concetti dello studio in chiave ticinese. Gasser, sostanzialmente, seppur con qualche timida ammissione sulla fragilità del mercato del lavoro ticinese, conferma i risultati salienti dell'inchiesta. Ma soprattutto, questa è una notizia, chiama in causa il Consiglio di Stato: è l'autorità cantonale che deve attuare misure contro la disoccupazione, dice. Una dichiarazione che non mancherà di far discutere perché, dalle nostre parti, quando si discute di questi temi, si avanza sempre la teoria che poco possiamo fare, noi ticinesi: è Berna che ha in mano il pallino per risolvere i problemi.

"Il Governo ticinese ha la possibilità di intervenire"

“Quando si guardano le statistiche - dichiara Gasser alla RSI - si vede che il tasso di disoccupazione giovanile in Ticino è leggermente superiore al tasso nazionale. Questo ha sicuramente a che fare con la forte presenza di lavoratori altamente qualificati alla frontiera con l’Italia; frontalieri che vengono reclutati dai datori di lavoro ticinesi. I giovani, che hanno poca o addirittura nessuna esperienza lavorativa, hanno dunque per questo meno possibilità di trovare un lavoro. Questo lo abbiamo constatato. Le autorità ticinesi hanno però la possibilità di mettere in atto programmi e misure occupazionali contro la disoccupazione".

"In Ticino cresciuti i salari"

“La crescita dei salari in Ticino - prosegue il funzionario della SECO - ha un segno positivo. Abbiamo notato che rispetto agli altri cantoni con tanti frontalieri la crescita è più bassa, ma la differenza (lo 0,2%, ndr) è minima. Tanto che difficilmente si può spiegare. Confrontando il Ticino con il canton Ginevra, un altro cantone con un alto numero di frontalieri, si può però affermare che in Ticino la presenza dei frontalieri ha portato ad attutire la crescita dei salari. E’ anche colpa del sistema industriale ticinese che ha un livello di produttività inferiore a quello di altre regioni. Si nota soprattutto nel terziario, settore nel quale la produttività in Ticino è nettamene inferiore a quella ginevrina e questo si rispecchia anche nell’evoluzione della massa salariale”.

"In Ticino la situazione non è cambiata molto con la libera circolazione"

"Non si può dimenticare - conclude Gasser - che non c’è solamente l’Italia che ha problemi economici: nei paesi del sud dell’Europa ci sono Portogallo, Spagna e Grecia che non stanno meglio. E il relativo afflusso di frontalieri si ripercuote anche su altri cantoni, sia della Svizzera tedesca che dell’ovest del paese; dunque non solo sul Ticino. È vero però che il “bacino di reclutamento”, vista la presenza di una metropoli come Milano, è molto vicino e molto grande: la situazione in Ticino non è cambiata molto da quando è entrata in vigore la libera circolazione delle persone anche perché l’evoluzione oltre frontiera influisce sempre fortemente sull’economia ticinese”.

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