Il Consigliere Nazionale PPD critica duramente la sentenza del Tribunale Federale: "Chi giudica non può non ascoltare il sentimento di un Paese"
BERNA - Una sentenza come quella emessa oggi dal Tribunale Federale, suscita reazioni e polemiche, per sua stessa natura. I giudici dell'Alta Corte hanno infatti accolto il ricorso dell'assassino di Lucie, annullando la condanna di internamento a vita ordinata l'anno scorso dal Tribunale cantonale argoviese. Secondo il Tribunale Federale, l'uomo non è refrattario alle terapie e quindi le condizioni per l'internamento "non sono realizzate".
Quell'uomo, tanto per capire perché la polemica è facilmente servita, nel marzo del 2009 uccise la 16enne friburghese con un manubrio per il sollevamento pesi che le fracassò il cranio e quindi sgozzata con un coltello. L'assassino - che già nel 2003 aveva cercato di strangolare una giovane donna - si consegnò nei giorni successivi alla polizia. A questo aggiungeteci che la Svizzera vive un particolare travaglio, in quest'ultimo periodo, per casi come questi. La morte di Adeline, e prima ancora quello di Marie, hanno sconvolto il Paese aprendo un ampio dibattito sui così detti "criminali pericolosi".
Ma torniamo a Lucie. Il Consigliere Nazionale Fabio Regazzi, appresa la notizia, ha immediatamente postato un commento al vetriolo su Facebook: "Ma stiamo scherzando? - ha tuonato il deputato - Ho l'impressione che il recente assassinio dell'educatrice di Adeline a Ginevra, da parte di un 39enne disturbato, condannato più volte per stupro, mentre lo accompagnava a una seduta di terapia, non abbia insegnato niente. E poi tutti a chiederci come avremmo potuto evitare simili tragedie...Basta con questo buonismo che ha generato solo effetti nefasti: di fronte a crimini efferati come questi non c'è nessuna possibilità di riabilitazione. E' bene che lo capiscano anche i tribunali!".
Fabio Regazzi, un intervento a gamba tesa, il suo. Parole durissime: crede di interpretare un sintemento diffuso nella popolazione?
"Credo di sì. Purtroppo mi sembra che certi giudici vivano nelle loro torri d'avorio ed è tempo che escano. È vero ed è giusto, loro devono applicare la legge senza farsi condizionare dal sentimento popolare. E sottolineo pure che non penso che non abbiano applicato correttamente la legge, ci mancherebbe. Ma qui, mi sembra, siamo nel campo dell'interpretazione. E allora io penso che la linea buonista verso certi criminali ha fallito completamente, e purtroppo abbiamo molti esempi. Bisogna cambiare, e parlo in generale del nostro diritto penale, che prevede a mio avviso pene troppo blande. Almeno per certi delitti bisogna cambiare completamente registro. A persone che commettono crimini tanto efferati, o ai pedofili, non bisogna concedere una seconda possibilità. Altrimenti continueremo a chiederci cosa avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, quando puntualmente si ripresenteranno le tragedie. Ma pensiamo a come si devono sentire i parenti di Lucie oggi, ma stiamo scherzando?!! Sono indignato!".
Lei dice giustamente che i giudici non devono farsi condizionare dal sentimento popolare, ma suo avviso devono quanto meno ascoltare il Paese?
"Sì, sono convinto che da parte dei giudici serve una maggiore apertura verso quel che succede fuori dal contesto di un'aula di tribunale. Se c'è un sentimento nel Paese non si può ignorare bellamente. Anche i giudici vivono in mezzo agli altri cittadini svizzeri e credo sia corretto avere la sensibilità di sentire, ascoltare, quello che è un sentimento popolare largamente diffuso. E questo, lo dico di nuovo, senza minimamente contravvenire alla legge. Semplicemente interpretando in maniera più restrittiva le norme già previste dal codice penale".
I giudici applicano le leggi, il Parlamento le fa. Mi sta dicendo che come deputato si sente frustrato per l'interpretazione di alcune norme che anche lei contribuisce ad emanare?
"C'è un po' di frustrazione, questo è chiaro. Quando vedi certe decisioni da parte dei Tribunali, ti chiedi: "Abbiamo fatto tutto giusto?". Evidentemente la risposta è no. Attualmente sono pendenti una serie di atti parlamenterai che chiedono in generale maggiori severità. Ma certe situazioni si potrebbero evitare semplicemente applicando in modo più rigoroso le norme già vigenti. Alla fine il discorso è semplice: non riesco a concepire come si possa lontanamente pensare di recuperare socialmente un personaggio come l'assassino di Lucie. Tutto qui".