Il presidente del PS di Lugano critica duramente il video choc del rapper svizzero tedesco. GUARDA LA CLIP
BERNA-LUGANO - La provocazione del rapper Ensy Abazi è di quelle potenti. Ha preso tre figuranti, gli ha messo la maschera del consigliere di Stato Oskar Freysinger, del consigliere nazionale Lukas Reimann, entrambi UDC, e del comico Andreas Thiel, li ha vestiti di arancione come i prigionieri dell’ISIS, e li ha processati e giustiziati.
Le tre vittime sono state scelte tra i personaggi pubblici svizzeri più critici con l’Islam radicale. Ensy Abazi spiega che vengono giudicati per “aver foraggiato il terrorismo mediatico e psicologico contro l’Islam”. Il finto Reimann si giustifica: “Ma io volevo solo fare carriera politica”. Ciò non gli vale l’assoluzione: i tre vengono giustiziati con delle bombe di coriandoli.
Non è la prima volta che Reimann finisce nel mirino del rapper. Abazi lo aveva già definito stronzo e nazista. Ma, ha detto alla stampa, “ogni volta che fa un video contro di me, mi arrivano decine di email minatorie da parte di 14enni musulmani. A prenderle sul serio dovrei già essere morto”.
Saida Keller-Messahli del Forum per un Islam progressista, ha definito il video volgare: “Non ha nulla a che fare con la satira, è la banalizzazione della violenza”. Alcuni hanno anche sottolineato la vicinanza di Abazi al Consiglio centrale islamico di Nicolas Blancho, quello che ha dichiarato che picchiare le donne è un diritto dell’uomo.
Raoul Ghisletta, presidente del PS di Lugano, ci ha inviato questa riflessione, dove definisce questa “satira” inaccettabile.
di Raoul Ghisletta
“È assolutamente inaccettabile mettere in scena l’esecuzione del consigliere di Stato vallesano Oskar Freysinger, del consigliere nazionale UDC Lukas Reimann e del comico Andreas Thiel. Nel video del rapper svizzero tedesco Ensy Abazi, che si vorrebbe satirico, si vedono uomini incappucciati e un fucile, che sorvegliano alle spalle i tre prigionieri vestiti di magliette arancioni, le famose magliette utilizzate per le esecuzione delle vittime da parte dei terroristi dell’ISIS.
È chiaro che i tre personaggi populisti d’oltralpe, purtroppo da anni imitati in Ticino dal consigliere nazionale leghista Quadri, cavalcano in modo inaccettabile la paura e i sentimenti antistranieri e antislamici al solo scopo di far voti e far audience. È chiaro che i cartelloni pubblicitari delle campagne antistranieri dell’UDC e i fotomontaggi degradanti del Mattino della domenica irritano e danneggiano le persone straniere o di origine straniera, come pure le persone di religione musulmana, che si conformano all’ordinamento svizzero e che vivono in modo rispettoso degli altri. Ma non si può per niente teorizzare che “Affermazioni estremiste, necessitano di satira estremista”, come conclude nel video il rapper Ensy Abazi.
La Svizzera è da oltre 100 anni un paese di forte immigrazione per motivi economici e politici: gli stranieri erano già il 18% nel 1913 e nel 2013 sono arrivati ad essere il 24% della popolazione (1’937'000). La maggior parte degli stranieri (85%) provengono da Stati culturalmente a noi vicini (Europa occidentale). I musulmani sono circa il 5% della popolazione. In una realtà simile chi butta benzina sul fuoco come fanno i politici populisti danneggia la Svizzera; e chi risponde alle provocazioni con provocazioni fa altrettanto. Occorre smetterla di denigrare e prendere in giro le persone su temi delicati come la religione o la nazionalità. Una politica come la consigliera federale Simonetta Sommaruga ha dimostrato come si possano migliorare le procedure nell’ambito dell’asilo. Altri politici nazionali e cantonali in Svizzera si danno da fare per risolvere i problemi legati all’integrazione degli stranieri, con misure che concernono la scuola, l’alloggio a prezzi accessibili, la vita associativa e i luoghi di culto. A livello locale il PS Lugano cerca di promuovere la reciproca conoscenza organizzando incontri con associazioni di stranieri e di musulmani; inoltre il prossimo 21 marzo organizzerà la seconda edizione della festa multietnica contro la xenofobia e il razzismo al Capannone di Pregassona.
La Svizzera è un paese stabile, dove la convivenza civile e il rispetto devono rimanere non solo vivi, ma sacri. Abbiamo già abbastanza problemi economici e sociali per scivolare sul pendio assurdo ed autolesionista dello scontro tra gruppi etnici e religiosi”.