Il deputato socialista prende spunto da una nota dell'Ordine: in Ticino c'è una diffusione di titoli altisonanti privi di riconoscimento ufficiale

Il mondo veterinario ticinese sarebbe privo di regole chiare e controlli sistematici, con il rischio di generare confusione tra i proprietari di animali e di compromettere la qualità delle cure. È quanto emerge da un’interrogazione presentata da Maurizio Canetta (PS), firmata anche da deputati di altri gruppi politici, che prende le mosse da una recente e “preoccupata” presa di posizione dell’Ordine dei Veterinari del Cantone Ticino.
In una nota stampa, l’Ordine ha descritto il settore come una vera e propria “giungla”, segnata dalla proliferazione di denominazioni quali “dottore”, “specialista”, “clinica”, “ospedale veterinario” o “pronto soccorso”, senza che vi siano criteri normativi chiari né verifiche formali sui titoli e sulle strutture. Secondo quanto denunciato, in Ticino non esiste una regolamentazione specifica sull’uso di queste diciture e i controlli sistematici sono stati aboliti anni fa.
Particolarmente sensibile, secondo l’Ordine, è l’utilizzo di definizioni come “cure intensive” o “pronto soccorso veterinario”, che potrebbero indurre in errore i proprietari di animali, creando aspettative non supportate da reali standard strutturali o professionali. Oggi, viene segnalato, sarebbe possibile aprire una struttura denominata “ospedale veterinario” senza l’obbligo di impiegare personale ausiliario qualificato.
A livello svizzero e internazionale, gli standard specialistici riconosciuti sono quelli dell’FVH e dell’EBVS (European Board of Veterinary Specialisation), che prevedono percorsi formativi di almeno tre o quattro anni presso strutture accreditate e il superamento di esami finali. In Ticino, tuttavia, c'è una diffusione di titoli altisonanti privi di riconoscimento ufficiale, con conseguente disorientamento e, in alcuni casi, sconcerto da parte dei proprietari di animali quando scoprono di essersi affidati a professionisti senza la preparazione attesa.
Il tema assume un peso particolare in un cantone che conta una popolazione di animali domestici in costante crescita. In Ticino si registrano circa 34 mila cani e 26 mila gatti ufficialmente censiti, ma per questi ultimi – per i quali il microchip non è obbligatorio – si stima una presenza reale compresa tra gli 80 mila e i 100 mila esemplari. L’aumento, accentuatosi durante la pandemia, ha comportato una crescita dei bisogni di cure veterinarie, sia ordinarie sia d’urgenza.
Attualmente sono una settantina i professionisti iscritti all’Ordine dei Veterinari ticinese, mentre i veterinari abilitati nel cantone sarebbero circa 300. In Svizzera, a differenza dei Paesi limitrofi, non esiste un obbligo di iscrizione all’Ordine. A quest’ultimo spetta l’organizzazione del picchetto urgenze, ma – viene segnalato – senza un adeguato supporto da parte delle autorità cantonali. Inoltre, dal 2019 l’Ordine attende l’approvazione dei propri statuti e regolamenti.
Sul piano normativo, l’interrogazione evidenzia anche una difficoltà di definizione della figura del veterinario: la legge parla genericamente di “veterinari”, senza distinguere tra chi si occupa di animali da compagnia, animali da reddito, cavalli, ricerca o funzioni ufficiali. Un quadro che, secondo i firmatari, contribuisce all’incertezza e rende necessario un chiarimento da parte del Governo.
Alla luce di queste premesse, l’atto parlamentare sottopone al Consiglio di Stato una serie di quesiti puntuali.
Le domande al Consiglio di Stato
Quali criteri sono necessari per aprire una clinica veterinaria?
Da quali regole è vincolata la dicitura di “clinica veterinaria” o vi è libertà di denominazione?
Quali criteri strutturali e di formazione del personale sono necessari per definire una struttura come “ospedale veterinario”?
Quali requisiti di formazione del personale sono necessari per una struttura di “pronto soccorso veterinario”?
Esistono norme sul riconoscimento e sull’utilizzo dei titoli di perfezionamento?
Se tali titoli non fossero riconosciuti, per quale motivo possono essere utilizzati o pubblicizzati?
Quali sono le norme che regolano i titoli del personale assunto da studi e cliniche veterinarie?
Esistono disposizioni sul tipo di personale che deve essere presente in una struttura denominata “ospedale” o “clinica veterinaria”?
Quali controlli vengono effettuati per verificare criteri e operatività di cliniche, ospedali, pronto soccorso e cure intensive veterinarie?
Corrisponde al vero che i controlli sulle denominazioni di “dottore” o “specialista” sono stati aboliti anni fa?
Vengono effettuati controlli sulla veridicità della pubblicità sanitaria veterinaria su radio, TV e social media?
Corrisponde al vero che nel Locarnese vi sono state segnalazioni di malfunzionamento del picchetto urgenze, con deviazione verso cliniche del Luganese, e quali provvedimenti sono stati adottati?
L’interrogazione è firmata, oltre che da Maurizio Canetta, da Omar Balli (Lega dei Ticinesi), Danilo Forini (PS), Michele Guerra (Lega dei Ticinesi), Daria Lepori (PS), Maura Mossi Nembrini (PiùDonne), Paolo Ortelli (PLR), Giulia Petralli (I Verdi), Andrea Sanvido (Lega dei Ticinesi), Beppe Savary (PS) e Fabrizio Sirica (PS).