SALUTE E SANITà
Integratori alimentari, la denuncia del Laboratorio cantonale: “Prodotti spesso non conformi e difficili da controllare”
Gli integratori alimentari stanno vivendo un vero e proprio boom negli ultimi anni, ma non è tutto oro quel che luccica: ecco i rischi per chi utilizza questi prodotti

BELLINZONA – Proteine, radici antiche miracolose, ormoni. Sono solo alcune delle sostanze che sono state ritrovate nei cosiddetti “integratori per sportivi”. Il Laboratorio cantonale di Bellinzona ha svolto un’analisi dettagliata di numerosi prodotti del settore nel corso del 2012-2013 che ha dato origine al rapporto “Attività di monitoraggio su prodotti per sportivi - alimenti di complemento e integratori alimentari” (leggilo qui), pubblicato nelle scorse settimane. Una campagna organizzata in collaborazione con l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e l'Amministrazione federale delle dogane.

Su un totale di 112 campioni esaminati ben 82 (73%) sono risultati non conformi al momento dell’importazione e 49 (44%) sono stati effettivamente contestati e ritirati dal mercato svizzero.

Ne abbiamo parlato con Valeria Cavalli, chimica cantonale aggiunta e direttrice aggiunta del Laboratorio cantonale.

Dalla vostra campagna, pubblicata non molto tempo fa, si riscontrano molte non conformità in questo ambito, cosa ci può dire in merito?
“Noi abbiamo svolto nel corso del 2012-2013 una campagna coordinata a livello nazionale con l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e l'Amministrazione federale delle dogane. L’intenzione era proprio di verificare il settore, in quanto ci sono diverse discrepanze tra quello che è ammesso all’estero e quello che invece è ammesso in Svizzera.”

Che differenze ci sono?
“In Svizzera il diritto è molto cauto in materia ed esiste anche una definizione molto restrittiva per questa tipologia di prodotti. Faccio un esempio: integratori alimentari in Svizzera sono considerati tutti quei prodotti che servono a completare l’alimentazione con vitamine, sali minerali o alcune altre sostanze per sopperire a eventuali carenze. L’impiego di tali prodotti andrebbe quindi fatto solo dopo aver constatato una specifica carenza. In soggetti sani che seguono una alimentazione equilibrata non vi è di norma la necessità di assumere integratori.”

E gli integratori cosiddetti “sportivi” invece?
“Gli alimenti di complemento invece sono pensati per gruppi di persone che hanno esigenze particolari a livello alimentare, come un elevato fabbisogno nutritivo o energetico, ad esempio per gli sportivi. Ed è proprio da questa differenziazione che nascono i problemi e gli abusi.”

In che senso?
“Differentemente al diritto svizzero dove le due categorie sono ben definite, in altri paesi così non avviene, come ad esempio in Italia, dove nel gruppo degli integratori alimentari ci va a finire un po’ di tutto, non solo prodotti con vitamine e sali minerali, ma anche estratti e sostanze più disparate. Da queste incongruenze nascono quindi le non conformità.”

Sono molte le non conformità?
“Gran parte dei prodotti importati non sono conformi al diritto svizzero, sia per composizione che per dichiarazione (etichetta). Se per quanto riguarda l’etichetta l’importatore può abbastanza facilmente rimediare, laddove il problema riguarda la composizione c’è poco da fare: il prodotto viene contestato e tolto dal mercato.”

Ci sono dei casi gravi per quanto riguarda la composizione?
“Sì, le contestazioni più gravi sono state riscontrate in prodotti provenienti dagli Stati Uniti, che contengono una serie di sostanze che in Svizzera non sono ammesse. La legislazione Svizzera si basa sul principio delle “liste positive”: viene infatti esplicitato quanto si può inserire in un prodotto e tutto il resto rimarrà dunque escluso. All’estero succede l’esatto contrario: viene stabilito cosa non può finire nel prodotto (principio delle “liste negative”), ma tutto quello che non rientra in queste liste può dunque venire inserito, anche sostanze che non sono ancora state valutate dai legislatori.”

Le sostanze trovate possono essere pericolose per la salute?
“Nei prodotti che abbiamo esaminato sono state trovate sostanze che possono diventare tossiche, oppure altre conosciute per avere un effetto farmacologico e che non rientrano dunque nella categoria e nella legislazione sulle derrate alimentari, come è il caso invece degli integratori alimentari.”

Com’è possibile arginare il fenomeno?
“La responsabilità è sempre dell’importatore che immette il prodotto sul mercato svizzero, ma è anche vero che si tratta di un mercato dinamico difficile da controllare, spesso gli acquisti sono fatti online e può capitare che un prodotto comandato nell’arco di tempo che richiede la spedizione possa anche subire dei cambiamenti compositivi.D’altronde riscontriamo anche un’insufficiente conoscenza del diritto alimentare svizzero da parte degli importatori, anzi spesso i controlli autonomi da parte degli importatori non vengono neanche minimante fatti.”

Come amministrazioni pubbliche, sia Laboratorio Cantonale che Ufficio federale competente e Amministrazione federale delle dogane, cosa fate per combattere questi prodotti?
“Oltre alle campagne di sensibilizzazione seguiamo molto da vicino il settore, anche se è molto difficile in quanto la vendita in internet domina e spesso è difficile risalire a chi sta dietro a una pagina web, ma c’è un altro aspetto che ci complica maggiormente la vita…”

Quale?
“Il fatto che questi prodotti non sono vietati per il consumo personale, il diritto alimentare non si applica infatti all’utilizzo personale. Ci sono pertanto gruppi di “amici” che si mettono d’accordo per acquistare insieme questi prodotti e ne comandano quantità che poi le dogane ci segnalano, ma trattandosi di uso personale di più persone non possiamo intervenire, anche se cerchiamo comunque in questi casi di sensibilizzare i consumatori sui rischi derivati dal consumo di tali prodotti.” 

Il consiglio è dunque di non fidarsi?
“Nel caso di prodotti non conformi al diritto svizzero assolutamente sì…se ci pensa, di norma una persona pratica sport anche e soprattutto per stare meglio, è dunque paradossale che uno sportivo vada poi ad ingerire sostanze che non conosce minimamente e che potrebbero danneggiare la sua salute.”

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