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02.10.2014 - 09:340
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Da partito storico a partito moderno: la svolta del PPD di Giovanni Jelmini

L'ANALISI - Con la lista per il Governo il PPD dimostra di aver capito sul serio che nessuno può più permettersi di vivere di rendita. Il presidente architetto del nuovo corso grazie alla generosità e all'intelligenza di Beltraminelli, Regazzi e Dadò

di Andrea Leoni

Ci sono due modi per affrontate il vento, specie quando soffia avverso e predice un destino infelice. Piangersi addosso e barricarsi nella riserva per arginare il declino, nell'illusione di conservare per diritto acquisito ciò che si è ereditato dalla storia. Oppure reagire con veemenza, facendo capo a tutte le proprie risorse migliori – persone, idee, tradizione – e mettendoci tutto il coraggio, l'orgoglio e la forza di cambiare possibili per sfidare quel vento e tentare di correggere l'inerzia del destino. È la differenza che corre tra chi ha ancora voglia di vincere e chi ha solo paura di perdere. Il PPD ha scelto la seconda strada. Ed è un merito straordinario che va ben oltre gli steccati del recinto azzurro. Il segnale è generale, per tutti, a suo modo storico, e non può lasciare indifferente nessuno: neppure chi non voterà mai quella lista o fino a ieri non ci aveva mai pensato sul serio. E meno che mai gli avversari più agguerriti. 

Ieri il PPD ha deciso di diventare un partito moderno, e non più, soltanto, un partito storico. Un partito cioè che ha capito sul serio, dimostrandolo con i fatti, che nessuno può più permettersi di vivere di rendita, di tirare a campare, pena l'inesorabile ridimensionamento fino all'estinzione. Il PPD ha capito che gli elettori non sono più una mandria addomesticata o addomesticabile. E sono sempre meno quelli che ti danno il voto gratis, perché "devono" o perché hanno sempre fatto così. Per creare entusiasmo, partecipazione, passione, voglia di vincere, devi dare qualcosa alla gente, devi coinvolgerla, andare a prenderla. E per prima cosa devi offrire la possibilità di scegliere. Una scelta vera, onesta, credibile. E non un bluff asettico da videopoker. 

Il PPD ha capito, e senza far tanto gli schizzinosi, che le elezioni si giocano anche, se non soprattutto, sul piano mediatico. E che la visibilità, se non ce l'hai, te la devi conquistare proponendo qualcosa di tuo al centro dell'arena. I fazzoletti azzurri inzuppati di puerili piagnistei dopo le ultime disastrose comunali luganesi (tv, giornali e siti cattivi che avete dato spazio solo a Giudici vs Borradori) sono finiti là dove meritavano di stare: nel cestino. Non è il miglior Mondo possibile per far politica? Forse è vero, ma questo è. E un partito che si rifiuta di calarsi e confrontarsi con la realtà perché non gli piace è ancora peggiore dei vizi che pretende di criticare.

L'architetto di questa svolta è senza dubbio Giovanni Jelmini. Uno che quando ci si mette, per cultura e cultura politica, fiuto, astuzia, intuizione, è un fuoriclasse. Di talento per la politica il presidente PPD ne ha sempre avuto da vendere. Quel che a volte gli è mancato è stata la costanza, la continuità. Questo finché è stato giocatore. Ora per la prima volta si trova a dirigere nelle vesti di allenatore la campagna per le cantonali. E se il buon giorno si vede dal mattino, le premesse per fare bene ci sono tutte. Anche perché la sua impostazione parte da un punto elementare ma fondamentale: da un anno aveva promesso una lista forte e con una lista forte si è presentato. E in politica trovare uno che mantiene le promesse e le attese non è già un fatto scontato. Accanto a questo ha compreso fino in fondo la svolta epocale con cui devono fare i conti tutti i partiti storici. Lo aveva già compreso all'indomani del risultato delle elezioni 2011 quando parlò di tsunami e di un Ticino che non sarebbe mai più tornato quello di prima. I fatti gli stanno dando pienamente ragione e lui si è sintonizzato con il presente.

Ma certo non sarebbe bastato il solo presidente per far digerire una linea di rottura così rivoluzionaria rispetto al passato. Per fare una lista come quella del PPD devi avere alle spalle un partito forte, granitico e, soprattutto, pronto a raccogliere la sfida. Un partito pieno di energia, di fiducia e di speranza per il futuro e per l'operato della sua dirigenza. Un partito che sta bene, sia in chi deve metterci testa che in chi deve metterci gambe. E poi, un altro elemento indispensabile, sono la generosità e l'intelligenza. Generosità e intelligenza offerte dal Consigliere di Stato uscente, in primo luogo, che ha capito il momento e ha accolto di buon grado una competizione che altri suoi colleghi, di ieri e di oggi, rifiutano a prescindere e temono. Ma siamo certi, conoscendo Paolo Beltraminelli, che questo stimolo non potrà che fargli bene: il ministro PPD anche in politica ha bisogno dell'agonismo dello sportivo per rendere al 100%.   

Ancor più intelligenti e generosi Fiorenzo Dadò e Fabio Regazzi, che hanno accettato di partecipare a una corsa che non è la loro sulla carta ma che potrebbe diventarla, in particolare per il Presidente della deputazione ticinese alla Camere. Questi sono i segnali certi di un gruppo forte, senza paura, dove le chiare differenze ideologiche non sono munizioni per innescare una guerra per bande ma una somma di ricchezze. Sono un gruppo che ha una voglia pazzesca di tornare a vincere e di riprendersi il posto sul palcoscenico che la Storia ha assegnato al loro partito. Guadagnandoselo però.

Solo con questi valori puoi mettere assieme in armonia il padrone Regazzi e il sindacalista Fonio, il battitore libero Dadò (che sta al PPD come Lorenzo Quadri sta alla Lega) e l'ultra istituzionale Beltra. Con Sabrina Gendotti pronta a ritagliarsi il suo spazio senza pressioni che possono essere solo tossiche per una giovane candidata che si affaccia per la prima volta sulla scena cantonale. Non si sa quali obbiettivi raggiungeranno ma faranno bene, sia per il Consiglio di Stato sia, obbiettivo in realtà ben più decisivo, per il Gran Consiglio. E un risultato l'hanno già raggiunto ancora prima di giocare la partita: di fronte alla lista PPD quella del PLR arrossisce e quella del PS quasi del tutto svanisce.  

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