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L'Unione svizzera dei contadini (USC) e Swissmem, l'organizzazione padronale che rappresenta l'industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica, uniscono le loro forze per dire "no" all'iniziativa dell'UDC "Contro l'immigrazione di massa", sulla quale il popolo è chiamato ad esprimersi il 9 febbraio. Entrambe ritengono che la libera circolazione delle persone sia necessaria al reclutamento del personale di cui hanno bisogno.
L'unione di USC e Swissmem può sorprendere, ha dichiarato oggi il presidente di Swissmem Hans Hess, in una conferenza stampa a Berna. L'agricoltura è focalizzata principalmente sul mercato elvetico mentre l'industria delle macchine è fondamentalmente incentrata sull'esportazione.
Nonostante questa differenze entrambe sostengono che l'iniziativa dell'UDC colpirebbe in pieno l'economia elvetica: dall'azienda agricola all'impresa industriale high-tech, dalla gastronomia alle cure nelle case per anziani.
L'agricoltura sarebbe particolarmente danneggiata dall'introduzione di limiti annuali e contingenti per le autorizzazioni di soggiorno. Le aziende agricole svizzere impiegano circa 20'000 lavoratori stranieri di cui la maggior parte lavora nell'orticoltura, ha precisato Jacques Bourgeois, direttore dell'USC.
Se l'iniziativa dovesse essere accolta, l'agricoltura si troverebbe in una brutta posizione in quanto i settori a forte valore aggiunto sarebbero favoriti dall'attribuzione di una mano d'opera contingentata e ad arrivare in Svizzera sarebbe soprattutto personale qualificato. L'agricoltura, insieme a settori come quello della ristorazione, alberghiero, dell'edilizia e delle cure, sarebbe tra i grandi perdenti.
"Non capisco perché l'UDC, che si considera partito dell'economia, lanci un'iniziativa che va contro gli interessi dell'economia", ha detto il presidente di Swissmem.
L'industria delle macchine soffre di penuria di specialisti da molto tempo. Secondo un'indagine dell'Istituto BAKBasel, il 75% delle imprese del settore MEM (industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica) fanno fatica a reclutare personale. E circa il 59% di esse considera che senza la libera circolazione, la qualità dell'innovazione e la loro competitività diminuirebbero.
Per l'USC e Swissmem, porre fine alla libera circolazione minaccia gli accordi bilaterali con l'Ue. Poiché le convenzioni in essi contenute sono legate tra loro, il rischio che il pacchetto globale sia rimesso in questione è elevato. Le due associazioni sono convinte che una rinegoziazione avrebbe un esito sfavorevole per la Svizzera.