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Politica e Potere
22.05.2015 - 06:440
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Greta Gysin guida i dissidenti. Aut-aut a Sergio Savoia: "O con noi o senza di noi. E se la linea non cambia...". Processo al leader e ai suoi fedelissimi

Le richieste: "Riscoprire la cultura del dialogoi. Discutere quanto accaduto negli ultimi mesi senza preclusioni. Si abbia il coraggio di correggere la linea, di mettere in discussione contenuti e stile politico"

BELLINZONA – È un siluro sparato in un momento delicato – quando si stanno definendo liste e strategie in vista delle elezioni nazionali del 18 ottobre -. Il bersaglio sono il coordinatore del Verdi, Sergio Savoia, e i suoi fedeli. I “mittenti” sono invece una ventina di militanti del partito, 18 per la precisione. La lettera, pubblicata oggi dal Corriere del Ticino, è un j’accuse alla politica portata avanti da Savoia negli ultimi anni, all’impostazione che ha dato al partito, e ai magri risultati che ha raccolto il 19 aprile. Si conclude con una frase beffarda: “Verdi saluti”.

Non ci sono firme altisonanti (vedi l’elenco in fondo all’articolo), a parte quella dell’ex deputata Greta Gysin, una firma che carica la lettera di valore politico.

I dissidenti pongono un ultimatum. Chiedono che “i Verdi riscoprano la cultura del dialogo e i valori democratici. Che si possa discutere quanto accaduto negli ultimi mesi con acume e senza preclusioni. Che si abbia il coraggio di correggere la linea, di mettere in discussione contenuti e stile politico (e non solo per ragioni elettorali, ma per diffondere onestamente una coscienza politica verde)”.

E: “Se l’adesione alla linea e alle forme di comunicazione che hanno segnato il partito negli ultimi tempi fosse, ahinoi, così salda, proponiamo al comitato di avviare, per coerenza, l’iter per il distacco formale dai Verdi svizzeri”.

Ma “Se invece si volesse aprire un’ampia riflessione sulla strada scelta dai Verdi, ci teniamo a sottolineare che la nostra voglia di impegnarci politicamente è immutata: oggi più che mai il Ticino ha bisogno di chi si occupi in maniera disinteressata di ambiente, giustizia sociale ed economia sostenibile. Vogliamo però poterlo fare in un partito che sappia imparare dai propri errori e accogliere con favore, non solo a parole, anche posizioni divergenti”.

“Se questa riflessione non dovesse avvenire o rimanere sterile nelle sue conseguenze, ci troveremo costretti ad accogliere l’invito ad andarcene de jure e de facto dai Verdi del Ticino e trovare altre forme di partecipazione alla politica cantonale”.

I cambiamenti “hanno forse attirato nuove persone, ma contemporaneamente anche spento l’entusiasmo di diversi membri attivi. Alcuni, non potendo più condividere l’orientamento del partito, se ne sono allontanati. Altri, pur restando iscritti, hanno lasciato attività e incarichi (chi di propria scelta, chi emarginato). Altri ancora sopravvivono faticosamente in un ambiente ostile”.

“A elezioni passate una cosa è certa: la strategia non ha portato i frutti sperati e le aspettative elettorali sono state disilluse nonostante la campagna più onerosa della storia del Verdi del Ticino”.

“Il coordinatore e la sua linea avevano raccolto il sostegno di una stretta maggioranza nell’animata assemblea dell’aprile 2014, in cui il malcontento di parte dei membri aveva trovato pubblica espressione. L’occasione sarebbe stata propizia per chinarsi sulle problematiche sollevate dai critici, per individuare punti di incontro, per ricompattare i ranghi. Si è invece preferito ignorare i campanelli d’allarme e proseguire sulla linea intrapresa: la leadership dei Verdi ha continuato imperterrita sulla propria via”.

“Si è prontamente cercato di “socializzare” la sconfitta,  accollandone la responsabilità agli assenti, alle scelte sbagliate dei Verdi svizzeri, a quelli che non hanno capito che bisognava votare anche la scheda, alla sezione del Luganese e al clima politico generale”.

Infine, ancora su Savoia: il “Comitato, senza prendersi alcun periodo di riflessione, gli ha riconfermato la fiducia. Al di là dell’evidente errore formale (rimettere un mandato a disposizione di un organo che in materia non ha potere decisionale, visto che la questione andrebbe discussa in assemblea), sul piano politico va constatata la posizione acritica e affrettata del Comitato”.

I firmatari: 

Simona Arigoni Zürcher, Balerna; Usman Baig, già presidente di direzione Verdi, Massagno; Danilo Baratti, Lugano; Rolando Bardelli, municipale, Balerna; Raffaella Castellari, già consigliera comunale, Sessa; Gianni Cattaneo, già consigliere comunale, Lugano; Andreas Cerny, Lugano; Massimo Collura, coordinatore sezione del Luganese, Vezia; Ronnie David, consigliere comunale, Bellinzona; Monica Delucchi Di Marco, consigliera comunale, Rovio; Erika Frank, Bellinzona; Mélanie Gai, Brissago; Greta Gysin, già deputata in Gran Consiglio, Rovio; Kaj Klaue, consigliere comunale, Savosa; Stefan Krebser, Sessa; Thomas Ruckstuhl, consigliere comunale, Giubiasco; Mattias Schmidt, Lugano e Tania Taddei, Lugano.

 

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