Polanski
06.08.2014 - 06:370
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Polanski infiamma il Festival. Chatrian: "È un grande regista". Dadò: "È un'indecenza. Resti a casa o si scusi in Piazza"

Il capogruppo del PPD: “Al Festival, a questo punto, se non vuole mettere a repentaglio in modo irrevocabile la sua credibilità di fronte all’opinione pubblica e agli sponsor, non resta che una sola strada percorribile..."

LOCARNO – Oggi si apre la 67esima edizione del Festival del film di Locarno e si torna a parlare della controversa  presenza del regista Roman Polanski.
Prima le riflessioni del direttore artistico, Carlo Chatrian, poi l’ennesima cannonata dal capogruppo PPD in Gran Consiglio, Fiorenzo Dadò.

Chatrian su LaRegione: “Ero consapevole del fatto che la presenza di Polanski potesse suscitare dei dibattiti, e magari urtare qualche coscienza. Però al tempo stesso devo dire che, dal mio punto di vista, sono anche abbastanza sorpreso, perché stiamo parlando di uno dei più grandi registi al mondo. Sono convinto che qualunque direttore sarebbe orgoglioso di averlo nel proprio festival per tenere una lezione di cinema. Sono quindi stupito di vedere tanto accanimento”.

Chatrian sul Corriere del Ticino: “Io sono ospite qui in Ticino, sono grato al Ticino di avermi dato la possibilità di fare il mestiere che amo e di lasciarmi una grande libertà per farlo. La mia prima considerazione è che non posso che rispettare il parere e le opinioni di tutti i cittadini ticinesi. Al tempo stesso però credo che sarebbe sbagliato se io dirigessi il festival pensando alle eventuali critiche. Così facendo non svolgerei bene il mio lavoro. Quando ho avuto la possibilità di invitare Roman Polanski per me non c'è stata esitazione, non perché volevo provocare o urticare le coscienze ma perché penso che sia un grande regista del cinema moderno, che sia un testimone d'eccezione degli ultimi 40 anni di storia (…). Non faremo un omaggio a Polanski, non faremo vedere i suoi film, ma andremo a fare una lezione di cinema insieme a lui. Poi, inevitabilmente, la sua persona suscita reazioni contrastanti: uno può essere ammirato dal suo percorso, che non è solo legato a quel tragico, gravissimo accadimento, ma è un percorso molto più sfaccettato, che fa riferimento anche all'esperienza dell'Olocausto ed è attraversato da grandi tragedie ma anche da grandi gioie. Ognuno lo può valutare come vuole, però io lo invito come regista di cinema, non voglio negare la persona, voglio però porre l'accento sui film che ha fatto e anche lui penso che venga a Locarno per questo”.

Infine, Dadò, in una lettera pubblicata sempre oggi sulla Regione. Eccone gli estratti più significativi.

“Quali siano le qualità e i difetti di Roman Polanski regista non c’è bisogno di spiegarlo, anche perché non vengono messi in discussione da nessuno. Sembra invece necessario ricordare il crimine odioso di cui si è macchiato, la fuga dalla giustizia e l’attuale latitanza in Francia. Eugene Robinson sul ‘Washington Post’ ne descrive i fatti in modo chiaro per tutti: “Nel 1977 il regista, che allora aveva 43 anni, attirò una tredicenne in una casa di Jack Nicholson sulle colline di Hollywood, la costrinse a trangugiare droga e champagne per poi violentarla”. E come se non bastasse, nel 1979 dichiarò di sentirsi un perseguitato “perché tutti vogliono fare sesso con le ragazzine”.

“Se non si trattasse di un famoso e ricchissimo regista, ben intrallazzato con amici potenti sparsi un po’ ovunque, non ci sarebbe una sola persona sul globo terrestre a cui verrebbe in mente di sminuire o giustificare la schifezza che ha commesso e che non gli augurasse la galera. Ma purtroppo, come si è ancora potuto apprendere nel settembre del 2009 quando venne finalmente arrestato a Zurigo, la macchina dei “senza vergogna” è sempre ben oliata, tanto da arrivare ad affermare candidamente che “il genio di Polanski sorpassa di gran lunga il crimine commesso”. La notizia sbalorditiva dell’avvenuta liberazione del regista (dopo molto tergiversare del Consiglio Federale e qualche immaginabile retroscena...), aveva suscitato il lugubre ghigno di tutti i pedofili e stupratori del mondo, accompagnati dagli starnazzi di una schiera di simpatizzanti (o presunti tali), ben accucciati nei salotti ovattati del potere mediatico”.

“Dopo l’accoglienza lo scorso anno, con tutti gli onori e albergo di lusso, dell’assassino e terrorista mai pentito Giovanni Senzani, che suscitò persino lo sdegno e l’intervento deciso del procuratore antimafia Gian Carlo Caselli, pensavamo che il limite all’indecenza, alla provocazione e alle pessime figure planetarie, fosse ampiamente esaurito e che almeno quest’anno ci si potesse gustare il Festival in pace. Ma è proprio vero che al peggio non c’è mai fine e l’accoglienza del latitante Polanski quale ospite d’onore, ben condita di apposito premio speciale, non può essere né taciuta né tollerata. Voler vedere solo il lato artistico del personaggio o tirare in ballo questioni che c’entrano come i cavoli a merenda, come sembrano fare per comodità, conformismo e difesa d’ufficio alcuni, è un atto di codardia e irresponsabilità inaccettabile (…). L’uomo Polanski, al di là dei suoi meriti artistici che nessuno contesta, che piaccia o no, incarna l’essenza dell’ingiustizia più bieca, proprio per essere riuscito a sfuggire per pusillanimità alla legge e alla galera grazie solo ai suoi soldi e agli amici potenti”.

“Al Festival, a questo punto, se non vuole mettere a repentaglio in modo irrevocabile la sua credibilità di fronte all’opinione pubblica e agli sponsor, non resta che una sola strada percorribile. Revocare il vergognoso premio al regista latitante e, se proprio non si riesce più a farlo rimanere a casa sua, chiedergli ufficialmente che il red carpet lo utilizzi per domandare perdono a tutte le vittime della pedofilia che ha pesantemente offeso con la sua codardia”.

red

 

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