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Cronaca
22.10.2017 - 17:390
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Botte e sangue nella notte di Lugano. Marco Borradori: "Useremo il pugno di ferro e lo useremo da subito. Non possiamo aspettare che cambino le leggi: siamo stati eletti per governare. Domattina parte il piano d'azione"

Intervista al sindaco di Lugano dopo la maxi rissa con accoltellamento al Quartiere Maghetti che promette misure immediate: "Quando leggo di bande straniere, di regolamenti di conti, di accoltellamenti, e così via, credo che si sia oltrepassato di gran lunga il limite e, di conseguenza, sia necessario un intervento urgente ed energico da parte del Municipio"

LUGANO - “Useremo il pugno di ferro e lo useremo da subito. Questo posso garantirglielo”. Marco Borradori non usa giri di parole quando lo raggiungiamo per un commento sulla maxi rissa, con accoltellamento, scoppiata nella notte tra venerdì e sabato al Quartiere Maghetti. Il sindaco di Lugano ha seguito con “crescente sconcerto” l’evolversi della situazione e promette un rapido intervento da parte dell’autorità comunale.

 

“Le indiscrezioni di stampa pubblicate in queste ore - afferma il sindaco di Lugano a Liberatv - sono davvero inquietanti. Quando leggo di bande straniere, di regolamenti di conti, di accoltellamenti, e così via, credo che si sia oltrepassato di gran lunga il limite e, di conseguenza, sia necessario un intervento urgente ed energico da parte del Municipio. È chiaro che Lugano è una città e, come tale, esattamente come avviene nel resto della Svizzera, è più esposta rispetto ai comuni più piccoli a fenomeni di criminalità accentuati. Ma di sicuro non siamo disposti a tollerare la presenza di gang sul nostro territorio o che individuano il nostro territorio come un far west dove consumare le loro vendette, che sia chiaro!”.

 

Quindi cosa intende fare concretamente?

“Tra ieri e oggi ho ricevuto diverse telefonate da persone che vivono e lavorano al Quartiere Maghetti o nelle zone limitrofe. Segnalo tra l’altro che di recente sono stati fatti importanti investimenti, proprio con l’obbiettivo di ridare vitalità al quartiere e di conseguenza al resto del centro cittadino. Queste persone che mi hanno chiamato sono molto preoccupate e questo solleva due questioni. La prima è che qualcosa non funziona come dovrebbe, la seconda è che noi dobbiamo dimostrare concretamente, e non solo a parole, di stare dalla loro parte. Tornando alla sua domanda per prima cosa, già domattina, intendo invitare a Palazzo Civico gli attori maggiormente toccati dalla vicenda. Voglio ascoltare le loro testimoniante per cominciare a focalizzare alcune misure concrete che si possono attuare da subito. Dopodiché vorrei avere una fotografia di questo sottobosco da parte della polizia ed, eventualmente, del Ministero Pubblico. E poi giovedì concordare con il Municipio un piano d’azione immediato. Il fatto che episodi del genere accadano in pieno centro dimostra anche l’arroganza criminale di certi soggetti. È come se fossero mossi da un senso di impunità. E questo è inaccettabile!”.

 

Il suo collega, e responsabile del dicastero polizia Michele Bertini, ha dichiarato ai nostri microfoni che il nocciolo del problema sta nelle pene troppo miti per i reati violenti. E ha fatto intendere che l’autorità comunale non ha grandi margini di manovra in materia. Lei cosa ne pensa?

“Posso concordare sul fatto che le pene dovrebbero essere più severe per i reati violenti. Così come sulle critiche riguardo a Schengen espresse dal mio collega Lorenzo Quadri (critiche che del resto la Lega esprime da anni quasi in solitaria). Ma la mia domanda è: in attesa che cambino le leggi, cosa facciamo? Aspettiamo con le mani in mano? I cittadini ci hanno eletto per governare e non per aspettare che altri ci diano gli strumenti per farlo. Chi rappresenta l’ente pubblico non può mai dichiararsi o sentirsi impotente rispetto ai problemi che si presentano. Come sindaco sento la responsabilità di intervenire per cercare di trovare alla svelta le risposte che la cittadinanza ci chiede. Lugano è una città sicura, è sbagliato muoversi nel solco dell’allarmismo, ma se cominciamo a mollare le briglie, accampando scuse o dando la colpa a qualcun altro, allora il rischio che le cose possano sfuggire di mano esiste. Ma non succederà”.


AELLE

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