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Politica e Potere
28.11.2017 - 08:230
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Spettacolo miserevole! Il PPD è ostaggio di un paio di primi attori azzoppati che si tengono ben stretto il cadreghino traballante". Risposta di fuoco di Matteo Caratti alle lettera di Dadò inviata a tutti i cittadini ticinesi

Il direttore della Regione, attaccato direttamente dal presidente del PPD nella missiva inviata a tutti i fuochi, replica per le rime: " A volte, chi detiene il potere (politico in particolare), non gradisce che i fatti vengano portati alla luce del sole. Di qui la protesta per lesa maestà e il ‘vade retro’ ai giornalisti che non cantano in coro"

BELLINZONA - Ieri la lettera di Fiorenzo Dadò inviata a tutti i fuochi, oggi la risposta di Matteo Caratti, puntuale come un’altra lettera della posta. Non si è fatta attendere la replica del direttore della Regione alle bordate che il presidente del PPD ha lanciato contro di lui e il suo giornale, nella missiva indirizzata ai cittadini ticinesi in cui ha affrontato gli effetti collaterali dello scandalo Argo 1 su di lui e sulla sua compagna.

 

“Tra le persone che con il loro agire martellante e pretestuoso manipolano la realtà e se ne infischiano delle gravi conseguenze sulla salute trattando la gente senza alcun rispetto - ha scritto Dadò - brilla in modo esemplare Matteo Caratti, direttore de laRegione, con l’approvazione dell’editore-proprietario. Per anni ha criticato il Mattino della Domenica e i suoi metodi. Ma il Caratti, dall’alto della cattedra inquisitoria sulla quale lui stesso si è issato, si comporta diversamente?”.

 

“Il nostro lavoro - ribatte il direttore della Regione dalle colonne del suo giornale - consiste nell’informare l’opinione pubblica: riportare fatti, svolgere inchieste, fornire chiavi di lettura. A volte, chi detiene il potere (politico in particolare), non gradisce che i fatti vengano portati alla luce del sole. Di qui la protesta per lesa maestà e il ‘vade retro’ ai giornalisti che non cantano in coro".

 

Caratti ipotizza, come prossimo passo da parte del presidente del PPD, l’avvio di una causa legale “per cercare di far tirar via le mani dal dossier a qualche giornalista. Di solito si inizia tentando di togliergli perlomeno il sonno, inviando un ‘bel’ precetto esecutivo… Un déjà vu".

 

“Tranquilli - rassicura il direttore della Regione - noi continueremo serenamente sulla nostra strada. Anche nei cunicoli inesplorati dell’Argogate che da mesi ormai occupa i tre poteri dello Stato e blocca un partito (poveretto, in ostaggio!) che ha sicuramente molto da offrire al Ticino, e non certo solo questo miserevole spettacolo, inscenato da un paio di primi attori azzoppati da mesi, ma che si tengono ben stretto il cadreghino sempre più traballante. Che altro dire? Viva la libertà di stampa, bene prezioso, non per niente garantito dalla Costituzione!”

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