POLITICA E POTERE
Il nuovo Governo italiano, i cugini leghisti e il blocco dei ristorni: questa è la fase del dialogo e non della rottura. Il canale aperto e privilegiato tra Roma e Bellinzona
Gli storici pontieri tra i due movimenti - Norman Gobbi e Boris Bignasca su tutti, ma anche Marco Borradori - si mettano all’opera per capire se c’è margine, ed eventualmente a che prezzo e in quali tempi, per sbloccare una situazione che si trascina da anni
©Ti-Press/Davide Agosta
L’insediamento del nuovo Governo italiano rappresenta una straordinaria occasione di dialogo per il Ticino e la Svizzera. Mai come con l’Esecutivo targato Lega/M5S, infatti, vi sono stati ai vertici della Repubblica tanti e tali esponenti di peso che conoscono bene il nostro Paese e la realtà transfrontaliera.

 

È sufficiente citare il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, milanese che ha sempre speso parole al miele per il modello della Confederazione, o il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti -ruolo decisivo nelle dinamiche del potere romano - che negli scorsi anni è venuto più volte in visita nel nostro Cantone ad incontrare i cugini leghisti (nella foto di apertura è ritratto durante uno degli incontri).

 

C’è dunque oggi un canale aperto e privilegiato tra Bellinzona e Roma. Questo non solo per il nuovo Governo ma anche, a cascata, per quei deputati e senatori della Lega che occupano posti chiave alla Camera e al Senato. O a governatori di Regioni importanti, come l’ex sindaco di Varese Attilio Fontana in Lombardia, con cui esistono forti legami personali con i nostri leghisti.

 

In questo contesto, favorevole quantomeno sulla carta ad innescare un dialogo produttivo tra Berna e Roma, sarebbe difficilmente comprensibile un atto di rottura unilaterale da parte del Ticino, con il famoso blocco parziale dei ristorni proposto dal presidente del Consiglio di Stato Claudio Zali. Anche alla luce del fatto che oggi abbiamo un ministro degli esteri di cultura italiana, Ignazio Cassis, al quale va concessa l’opportunità di discutere con un Esecutivo nel pieno dei suoi poteri, dopo il lungo vuoto creatosi tra le elezioni e la formazione del nuovo Governo.

 

Più che per far salire la tensione, questa fase sembra propizia a sfruttare i contatti esistenti, nel tentativo di provare a tessere una tela diplomatica. Gli storici pontieri tra i due movimenti - Norman Gobbi e Boris Bignasca su tutti, ma anche Marco Borradori - si mettano quindi all’opera per capire se c’è margine, ed eventualmente a che prezzo e in quali tempi, per sbloccare una situazione che si trascina da anni.

 

Certo, in tale contesto, non va sottaciuta l’altra faccia della medaglia. Se da un lato, infatti, potremo contare su interlocutori con cui parliamo la stessa lingua, dall’altro la Lega di Salvini al Governo rappresenta sicuramente il migliore degli avvocati per i frontalieri. Un difensore che farà valere in modo tenace le ragioni dei lavoratori di oltre confine che rappresentano un bacino di voti irrinunciabile per il suo movimento.

 

Un assaggio lo abbiamo avuto dalle parole che il neo ministro degli interni ha speso sul tema venerdì scorso durante una visita a Como: “La nostra priorità sono gli interessi dei frontalieri comaschi ma anche di Sondrio e di Varese e dei comuni che ricevono i ristorni. Temi sui quali il governo di cui faccio parte sta già lavorando, ma non fatemi entrare nei dettagli, altrimenti altri si offendono. Comunque a breve, nel giro di pochi mesi, ci saranno importanti novità”

 

“C’è un Paese vicino e rigoroso (la Svizzera, ndr) - ha aggiunto Salvini - che fa rispettare le sue regole, quindi avremo particolare attenzione su Como. Nei prossimi mesi pensiamo di potenziare gli organici delle forze dell’ordine della provincia, incominciando dalla polizia di frontiera di Ponte Chiasso”.

 

Come spesso accade in politica, insomma, non è affatto detto che il tuo miglior alleato sulla carta, si riveli come tale anche alla prova dei fatti. Ma, considerate le premesse, un tentativo val la pena farlo.


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