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Bar Sport
31.05.2018 - 09:000
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

Tutti contro Gobbi. La curva dell'Ambrì sarebbe pronta a rinunciare a seguire la sua squadra, i club fanno muro contro le sue proposte. "Non risolverebbero i problemi ma ne creerebbero fuori dallo stadio"

Controllo per i tifosi nel settore ospiti a Cornaredo, in tutta la pista per l'hockey: le proposte del DI non piacciono ai club. Ambrì e Lugano fanno notare una serie di problematiche, dalle tempistiche ai costi sino alla privacy, il Chiasso pronto a rinunciare alla licenza

BELLINZONA – I Club dicono no. Norman Gobbi, proseguendo dritto per la sua via, ha pensato di controllare con la schedatura il settore ospiti dello stadio di Cornaredo e estendere i controlli a ogni settore delle piste di hockey. Il tutto inviato per lettera alle società sportive interessate per un parere.

La tifoserie dell’Ambrì si è già espressa con durezza, minacciando tra le righe lo scioglimento della Gioventù BiancoBlu. “La nostra posizione è chiara: non accetteremmo mai di farci schedare e fotografare per seguire l’Ambrì-Piotta, come non accetteremmo che debbano farlo le tifoserie ospiti ad Ambrì. E non perché abbiamo qualcosa da nascondere, al contrario, come sempre la faccia ce la mettiamo. Ma entrare in questa dinamica di controllo per andare a vedere una partita, in un contesto di leggi speciali per lo stadio che già limitano le libertà di tutti noi, non lo possiamo accettare. Tanto più dovute alle masturbazioni mentali di colui che giorno dopo giorno opera per ridurre gli spazi di libertà in nome della sua sicurezza. Non è una scelta che facciamo a cuor leggero. Rinunciare alla passione che ci brucia dentro a causa di falsi deliri, non è una decisione facile. Ma abbiamo degli ideali per i quali non siamo disposti a scendere a compromessi”.

Ma anche i club minacciano battaglia. Il Lugano Calcio, per il tramite del suo direttore generale Michele Campana, ha detto a TeleTicino che la misura della schedatura di tutti coloro che accederanno al settore ospiti non è per nulla efficace. “Si cerca di far passare tutti come delinquenti verificando la loro identità: va solo a aumentare la rabbia dei tifosi e danneggiando club e forse anche forze dell’ordine”, è categorico.

Le perplessità sono comuni a tutte le società. Ambrì e Lugano, in una lettera inviata al DI, evidenziano come vi sia poco tempo in ogni caso per implementare le misure, i costi eccessivi e i problemi alla privacy (su cui tra l’altro si discute molto).

Per il Chiasso i costi sono insostenibili e il presidente Maurizio Cattaneo si è detta addirittura pronto a rinunciare alla licenza. Campana ha poi aggiunto che “le tifoserie si coalizzerebbero probabilmente contro le Polizie, rinunciando ad accedere agli stadi ma seguendo comunque le loro squadre in trasferta. Non si risolvono i problemi fuori dallo stadio e si rischia di crearne fuori”.

Insomma, il no è secco. Cosa farà il DI?
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