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23.03.2020 - 12:050
Aggiornamento: 15:35

In Ticino lieve aumento dei reati nel 2019, ma "resta un Cantone all'insegna della sicurezza"

Malgrado il contenuto incremento, le cifre si situano su valori di molto inferiori ai periodi di maggior allarme nell'ultimo decennio

BELLINZONA – Il 2019 a livello di sicurezza in Ticino non ha fatto segnare particolari variazioni in relazione agli ultimi anni. Se da un lato vi è un leggero aumento dei reati, dall’altro l’incremento è ben lontano dalla situazione in cui il Cantone versava un decennio fa. Gli sforzi e i mezzi messi in campo hanno prodotto i loro frutti favorendo il contrasto dei fenomeni criminali.

La Polizia cantonale lo scorso anno ha registrato 19’877 reati (esclusi quelli alla Legge federale sulla circolazione stradale), ossia un aumento del 4.9% rispetto al 2018. Più in dettaglio la variazione rilevata è stata del +4.4% per il Codice Penale (CP), del +6.1% per la Legge sugli stupefacenti e del -1.1% per la Legge sugli stranieri e la loro integrazione (LStrI). L’aumento dei reati al CP coinvolge tutti i più importanti capitoli tra cui i reati contro la vita e integrità della persona (+2%), quelli contro il patrimonio (+6%) e contro la libertà personale (+2%).

Malgrado questo contenuto incremento, le cifre si situano su valori anche di molto inferiori ai momenti di maggior allarme avuti nell’ultimo decennio, come ad esempio nel 2012: Rispetto a tale anno i furti con scasso sono scesi del 55%, le rapine del 62%, i reati alla LStrI del 58%. Con poche differenze, questo trend interessa tutti i distretti cantonali. La frazione dei casi chiariti, relativamente a tutto il CP, si è attestata al 45.8%, ma è anche maggiore per i casi più gravi come gli omicidi (100%) e le rapine (61.8%).

A livello di interventistica nel 2019 la Centrale Comune d’Allarme (CECAL) ha registrato un aumento delle chiamate. Sono state infatti circa 258’000 rispetto alle 256’000 del 2018. Lo scorso anno gli interventi relativi ad incidenti stradali, in collaborazione con le polizie comunali, sono stati 3’714 (-1% rispetto al 2018), per incarti della Magistratura 1’679 (-9%). I nominativi controllati hanno raggiunto quota 73’117 (-5%) mentre gli arresti effettuati sono stati 855, 2 in meno rispetto al 2018. I controlli sulla manodopera estera sono stati 941 (831 nel 2018). Le persone controllate in quest’ambito sono state 3’152 (2’653), di cui 61 (123) sono risultate non in regola e sono quindi state denunciate al Ministero pubblico; i datori di lavoro denunciati sono invece stati 25 (42). Gli impieghi di Mantenimento ordine (MO) sono stati 47 e hanno visto impegnati 2’551 agenti (totale cumulato) per un costo di circa 2.8 milioni di franchi.

“Alcuni fatti di cronaca del 2019 hanno portato l’autorità politica e la società civile a interrogarsi sulle soluzioni da implementare per contrastare fenomeni non più abituali”, afferma il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. “Per impedire a bande che giungono in Ticino di effettuare furti in serie o di assalire portavalori e bancomat, occorre primariamente mettere in campo la professionalità di gendarmi e inquirenti che contraddistingue la Polizia cantonale. Caratteristica questa che negli anni ha permesso di assicurare alla giustizia numerosi rapinatori e ladri tanto da raggiungere tassi di risoluzione dei reati al di sopra della media Svizzera”.

Si ritiene importante anche intervenire sui potenziali obiettivi, aumentando la sicurezza degli edifici o riducendo il quantitativo dei soldi che circolano sul nostro territorio. Quale Cantone di confine per il Ticino diviene pure fondamentale incrementare la già buona collaborazione con le forze dell’ordine italiane migliorando e intensificando pure lo scambio di informazioni. Negli scorsi mesi, per ulteriormente rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza del territorio, sono state organizzate le prime pattuglie miste.

“Il binomio “Efficacia e Efficienza” caratterizzerà i prossimi anni della Polizia cantonale a livello organizzativo e operativo”, sottolinea il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi. Nell’ambito della nuova VISIONE 2025 si intende infatti incrementare la capacità di analizzare la situazione per anticipare i fenomeni criminali, garantendo in questo modo una celere reazione alle diverse sfide future che i malviventi porranno sul cammino del Corpo. In questo settore ai collaboratori dovrà essere garantita una formazione al passo coi tempi per facilitare le loro attività e per coinvolgerli maggiormente nel raggiungimento degli obiettivi prefissati nel contrasto dei fenomeni criminali. Dovranno quindi essere sviluppati dei centri di competenza, anche attraverso un’accresciuta digitalizzazione, con un aumento degli specialisti. Questo senza dover comunque intaccare l’attività “generalista” di presidio del territorio e d’inchiesta, consolidandole con mezzi e personale adeguati.

La Polizia cantonale rivestirà dunque un doppio ruolo di leader cantonale, da un lato, grazie al perfezionamento specifico, con attività di indagine in settori estremamente complessi e dall’altro, come stabilito dalle vigenti normative, in caso di eventi che per area colpita o per gravità necessitano un coordinamento a livello cantonale.

Per quanto riguarda invece la politica giudiziaria bisognerà porre l’accento sul coordinamento e la collaborazione con i partner cantonali e federali. A livello interno con il Ministero pubblico e a livello esterno con fedpol e il Ministero pubblico della Confederazione. “Questo poiché il futuro sarà sempre più improntato nel contrasto della media e grande criminalità nonché dai tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata. Casistiche che ci porranno di fronte a problematiche impegnative da risolvere e che vedranno i servizi maggiormente interconnessi a livello nazionale e internazionale. In particolare per quanto riguarda i reati economici sempre più complessi e i reati informatici sempre più sofisticati”, conclude il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.

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