CORONAVIRUS
Il prof. Cerny: "Berna ha fatto quello che doveva". E sulle scuole…
Il direttore dell’Epatocentro: “In Ticino la situazione peggiore. Scuole? Non le avrei chiuse, ma...”
© Ti-Press / Pablo Gianinazzi

TICINO – Berna ha optato per la linea promossa da Alain Berset: negozi non essenziali chiusi e telelavoro obbligatorio dove possibile a partire da lunedì 18 gennaio. Le misure resteranno in vigore almeno fino alla fine di febbraio. A preoccupare il Consiglio federale, in particolare, sono le varianti “molto più contagiose e in crescita in tutta la Nazione”, ha fatto commentato ieri in conferenza il ministro Berset.

L’introduzione delle nuove misure, però, non significa calo automatico dei contagi. “Ora – dice a Ticinonews il direttore dell’Epatocentro Andreas Cerny –, è fondamentale abbassare i casi. Ben vengano le nuove misure, ma il loro effetto lo scopriremo solo tra qualche settimana. Il Ticino ha tre volte il numero di contagi rispetto alla Lombardia ogni 100mila abitanti”.

La preoccupazione “è che quello che è accaduto in Inghilterra possa ripetersi anche da noi. Questa variante potrebbe mettere in seria difficoltà il sistema ospedaliero, già abbastanza sovraccarico”. Cerny si dice favorevole anche a delle misure che riguardano la scuola. “Non le chiuderei, ma piuttosto tornei a un regime a distanza come prima dell’estate. Le nuove varianti circolano molto tra i giovani”.

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