Il giudice Mauro Ermani: "Questi atti si riassumono nel reato di assassinio. Maier ha compiuto un delitto feroce e ha dimostrato una freddezza fuori dal comune, ha avuto la lucidità di inquinare le prove. Sopprimere una vita umana per questi motivi, per t
LUGANO - La porta dell'aula penale si è aperta alle 18,15 di oggi, martedì 18 dicembre. Il giudice Mauro Ermani ha comunicato la sentenza nei confronti di Hans Peter Maier. E ha premesso:
"Oggetto dell'atto d'accusa ci sono anche fattispecie finanziarie, per altro marginali rispetto all'accusa principale. La Corte ha confermato anche la tentata truffa all'assicurazione, negata dall'imputato e legata al furto che Maier dice di aver subito nella sua villa".
"Per il reato principale la Corte si è attenuta ai fatti. Ha esaminato il profilo delle persone coinvolte. Maier, dotato di intelligenza superiore, narcisistico, antisociale, un individuo che ha approfittato delle disponibilità finanziarie di altri, a partire della moglie e ha vissuto di espedienti, commettendo diversi reati finanziari. Maier non è mai stato credibile, tantomeno in aula. E al momento dei fatti si trovava in difficoltà finanziaria. Il profilo di Matteo Diebold, la vittima, ce l'hanno invece raccontato i suoi amici e i suoi conoscenti".
Non c'era relazione sentimentale tra Maier e Diebold
"La Corte ha dovuto sciogliere un primo nodo fondamentale: se vi era una relazione sentimentale tra l'autore e la vittima. Tutti gli amici di Diebold ci dicono che tra lui e Maier non vi è mai stata una relazione sentimentale. E dicono che le cose tra Diebold e il suo compagno andavano bene. Il loro era un legame solido e riconosciuto da tutti. In più vi sono fatti concreti che confermano che tra Diebold e Maier non vi era una relazione segreta. Tra l'altro, Diebold e Maier erano 'sessualmente incompatibili'. Gli accertamenti ci dicono che non c'era alcuna relazione sentimentale. I due avevano interessi comuni nell'arte e nella cultura. E nient'altro".
Diebold diede 200'000 franchi a Maier
"Il secondo nodo riguarda la dazione dei 200'000 franchi. Il compagno della vittima è stato sincero e credibile, ha risposto anche a domande personali, invasive della sua sfera intima, pur nel dolore causato dalla morte atroce di Matteo. Ha detto che circa metà dell'eredità ricevuta da Diebold dalla madre fu consegnato a Maier per essere investito. In più, vi sono gli investimenti in borsa in prodotti speculativi effettuati in quel periodo da Maier. La Corte ritiene dunque che Maier abbia ricevuto quel denaro da Diebold".
Il delitto
"L'11 novembre, la sera del delitto, è Maier a chiamare Diebold per fissare la cena. Maier desiderava fortemente restare a casa di Diebold. La mattina è uscito in auto per comprare del vino. Ma a casa di Diebold si reca in scooter e vestito con un training. Poi vanno al Grotto Flora. A una serata sentimentalmente decisiva, come l'imputato sostiene avrebbe dovuto essere quella sera, Maier non si sarebbe mai presentato vestito così. Poi, al rientro dal ristorante, nell'appartamento avviene una vera e propria mattanza: venti colpi di coltello, ben tre dei quali hanno trapassato il corpo. Maier ha preteso di spiegare di aver reagito in modo impulsivo ad insulti della vittima. Ma la Corte ha raggiunto il convincimento che quegli insulti non vi sono mai stati. Maier è andato in cucina a prendere il coltello e ha aggredito Diebold massacrandolo di coltellate, vibrando molti più colpi di quanti sarebbero bastati ad ucciderlo".
Un delitto pianificato
"Poi ha pulito l'appartamento e lo ha messo a soqquadro per cercare cose compromettenti. Si è sbarazzato di tutto quello che poteva comprometterlo, ma non prima di aver seminato nell'appartamento elementi che avrebbero dovuto far ricadere la colpa su altri, per confondere le acque. Elementi inquinanti che dimostrano che Maier aveva un piano, che non si limitava all'uccisione di Diebold. Dopo essere stato arrestato, Maier resiste 47 giorni prima di ammettere il delitto, e continua a dire che quel delitto doveva essere stato commesso da una persona piena di odio. Già il giorno prima del delitto Maier aveva pianificato l'eliminazione di Diebold".
"La colpa doveva cadere sul compagno di Diebold, che Maier ha usato per sottrarre se stesso alle conseguenze del suo atto, per farla franca. Doveva essere lui, nel suoi piani, l'assassino. Doveva sembrare un delitto per gelosia. Maier non era in grado di far fronte alla restituzione dei 200'000 franchi, che Diebold voleva indietro, essendo l'investimento giunto a termine. L'appartamento di via Sorengo non è stato rovistato da Maier per cercare lettere d'amore, ma per cercare documentazione per lui compromettente. Ma nel piano di Maier qualcosa è andato storto: a partire dal fatto che quella sera Diebold non volle restare a cena a casa. Ma Maier non poteva uccidere Diebold prima delle 23, in quanto sapeva che il suo compagno a quell'ora lavorava e avrebbe avuto un alibi".
"Questi atti si riassumono nel reato di assassinio. Maier ha commesso un delitto feroce e ha dimostrato una freddezza fuori dal comune, ha avuto la lucidità di inquinare le prove. Sopprimere una vita umana per questi motivi, per trarre dei vantaggi e per sottrarsi alle proprie responsabilità, è rivelatore di un egoismo fuori dal comune".
"La pena, per la Corte, va commisurata a una colpa gravissima. Sopprimere un essere umano in quel modo per evitare di assumersi le responsabilità delle proprie malefatte, non può che essere sanzionato con la pena massima prevista dal Codice penale, la detenzione a vita".
Maier ha assistito impassibile alla lettura della sentenza. Nemmeno una lacrima, nemmeno una smorfia. La Corte lo ha condannato anche per tutti i reati finanziari indicati nell'atto d'accusa.
Maier è pure stato condannato a risarcire ai familiari della vittima 400'000 franchi, 200 dei quali sono i famosi soldi non restituiti. 100'000 franchi sono stati riconosciuti come torto morale.